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Carter, dopo Chirac, un altro che dice la verità e deve scusarsi con Israele

di Alessandro Ursic - 06/02/2007

L'ex presidente Usa è nella bufera per il suo ultimo libro su Israele e Palestina
La sua mediazione fu determinante per gli accordi di pace tra Israele ed Egitto, firmati da Monachem Begin e Anwar Sadat nel 1978 a Camp David. Ma con il suo ultimo, “Palestine: Peace not Apartheid”, l’ex presidente statunitense Jimmy Carter si è guadagnato contemporaneamente applausi e critiche feroci. Se da una parte lo si elogia per il coraggio nel sollevare un tema scomodo oltreoceano, dall’altra lo si accusa di sfiorare l’antisemitismo e di essere fazioso. Per far tacere le polemiche, Carter ha dovuto scusarsi per quello che ha chiamato un passaggio “stupido” del libro, nel quale le sue parole sembravano giustificare gli attacchi suicidi contro i civili israeliani. E l’ex presidente ha dovuto ribadire che il suo intento era quello di stimolare un dibattito utile per aiutare a ripristinare le trattative di pace.
 
La copertina del libro di CarterLa tesi. Nel volume, uscito il mese scorso negli Usa, Carter sostiene che “il controllo continuo e la colonizzazione delle terre palestinesi da parte di Israele hanno rappresentato i maggiori ostacoli verso il raggiungimento di un accordo di pace in Terra Santa”. Ma a scatenare le critiche è stato soprattutto il paragone con il sistema di segregazione razziale nel Sudafrica al tempo della dominazione bianca. Per Carter, le attuali politiche israeliane nei Territori occupati costituiscono “un sistema di apartheid, con due popoli che occupano la stessa terra ma completamente separati l’uno dall’altro, con gli israeliani dominanti che reprimono la violenza privando i palestinesi dei loro diritti umani fondamentali”.
 
Le critiche. In polemica con le tesi del libro, si sono dimessi 15 membri del consiglio direttivo del Carter Center, l’organizzazione fondata dall’ex presidente con l’obiettivo di promuovere la democrazia e prevenire i conflitti nel mondo. Oltre all’uso della parola apartheid, i critici si sono scagliati contro  un passaggio a pagina 213 del libro, in cui Carter scrive: “E’ necessario che la comunità araba in generale e tutti i più importanti gruppi palestinesi dicano esplicitamente che porranno fine agli attentati suicidi e ad altri atti di terrorismo quando le leggi internazionali e gli scopi ultimi della Road Map saranno accettati da Israele”. Molti hanno letto in questa frase una difesa della politica degli attacchi kamikaze contro civili israeliani. E c’è chi ha fatto notare come il Carter Center sia stato finanziato anche da donatori arabi ostili a Israele, tra cui il governo saudita e la fondazione del principe saudita Alwaleed bin Talal bin Abdul Aziz al-Saud.
 
Le scuse di Carter. In risposta alle critiche, Carter si è difeso dicendo che il passaggio incriminato è stato “scritto in modo completamente improprio e stupido”, e ha chiesto alla casa editrice di modificare quella frase nelle prossime ristampe. Parlando di fronte a una platea di studenti alla Brandeis University, un istituto ebraico secolare del Massachusetts, Carter ha voluto scusarsi “personalmente con ognuno di voi” per il fraintendimento causato dalle sue parole. “Sono stato ferito, io e la mia famiglia, da alcune reazioni al mio libro. Ero stato condannato da oppositori politici in passato, ma questa è la prima volta che sono stato definito un bugiardo, un bigotto, un antisemita, un codardo e un plagiario. Sono cose che fanno male”, ha detto Carter.
 
Le lodi. Tra chi ha difeso l’ex presidente c’è invece il giornalista inglese Robert Fisk, esperto mediorientale per il quotidiano The Independent. Il libro di Carter, ha scritto Fisk, “è una lettura forte da parte dell’unico presidente americano che si avvicina alla santità. Ovviamente, in America la stampa e i media hanno largamente ignorato la sua uscita, fino a che i soliti lobbisti pro-israeliani hanno iniziato a strillare insulti al povero Jimmy Carter, nonostante sia stato l’architetto del più duraturo trattato di pace tra Israele e un paese arabo vicino”.