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Romano, ti amiamo. E’ il riformismo quaresimale degli ex rivoluzionari

di redazionale - 27/02/2007

Ormai siamo a un passo dalla molestia.

L’assedio affettuoso a Romano Prodi da

parte di quelli che spernacchiavano a Vicenza,

borbottavano a Roma, sfilavano con i

gruppettari più gruppettari di loro

(pur continuando, si capisce, a

trafficare per ministeri) sta raggiungendo

il parossismo. Dopo

aver rischiato quelli di sutura (politica),

ai rivoluzionari governativi

ora pare andar bene dodici o

centododici o dodicimila punti,

fate voi. Non uno – nel mesto san

Valentino quaresimale cui sono costretti

dopo aver fatto, genere liceali

con videotelefonino, i bulletti politici

per nove mesi – che non sia pronto a

eseguire in silenzio, a obbedire senza

fiatare, a dichiarare pubblica sottomissione.

E’ tutto un accorrere sotto il balcone dell’amato

Romano, un confermare amore infinito,

un fiorire di serenate politiche. I fatti, cominciando

dagli ultimi. Per quanto riguarda

i dilibertiani: ieri Roma si è svegliata tappezzata

di manifesti che recitavano: “I Comunisti

Italiani con Prodi”, e sotto falce e martello.

I bertinottiani: ieri Liberazione, quotidiano

del partito, è uscita a sorpresa di lunedì,

giorno in cui riposa, per proporre ai militanti

incazzati una megaintervista di Piero

Sansonetti a Fausto Bertinotti, presentata

nei giorni scorsi con lo slogan

“per non lasciare nulla al caso”:

quando il gioco si fa duro, i presidenti

cominciano a giocare. Infine,

i verdi, i pecoraroscaniani.

Maestri di articolate elaborazioni,

si sono messi ad arzigogolare

intorno al buco della

Tav. Perché una cosa pare intesa:

l’alta velocità si farà. Meraviglioso, Pecoraro

come la mette? “Sulla Tav non c’è ok al

tunnel” – insomma, se le parole hanno un

senso si dovrebbero scavalcare le Alpi, procedere

verso Lione con un trenino tipo quello

che sale a Machu Picchu, su su e giù per i

tornanti dei monti. Sennò, senza buco, come

si passa? Lo stesso, è spettacolare l’accorrere

solenne al soglio prodiano dei brontoloni

dei mesi precedenti, promettere sottomissione

e cercare di salvare qualcosa dell’antico

frontismo antagonista. Facendo comunque

intravedere che per il bene della democrazia

grandi sacrifici sono richiesti: “L’alternativa

a questo governo sulla Tav è il ritorno

dei manganelli di Lunardi”. Oibò. Amoroso

assedio a Romano da parte dei suoi più inquieti

conviventi – più che sperar nei Dico,

finora da tirar bestemmie. Pure Mastella

promette, “non litigherò più con Di Pietro”,

ma il massimo del fenomeno – tra l’ardimentoso

e il sentimentale – si svolge all’estrema

sinistra. Rifondazione, prima di bearsi del

pronunciamento bertinottiano – pronunciamento

“alto”, s’intende, tra utopia ed esplicazione

del conflitto, così che lo stesso Sansonetti

a un certo punto dice “se capisco” e

due domande dopo onestamente ammette

“scusa, ma non capisco benissimo” – Rifon-

Stato della musica

E’ l’ora degli over. Garfunkel

dà una splendida scossa morbida,

Yoko Ono fa la strega frizzante

Il governo mutilato

Tra Kabul e Teheran si addensa

sul mondo l’uragano perfetto.

E la ciurma dell’Unione traballerà

dazione, dicevamo, s’è fatta tutto un weekend

di passione sulle piazze, come dice il compagno

segretario Giordano, con l’unica parola

d’ordine: “Prodi e solo Prodi”. Così lo stesso

i compagni del Pdci e il loro manifesto che

accende quesiti (stanno con Prodi? perché,

prima?). Mentre Pecoraro e Scanio vanno su

Repubblica Tv: “Basta con i distinguo tra i

più riformisti e i più radicali”. Tutti hanno

ora in mostra afflato governativo, trasporto

ministeriale, singolare propensione al buon

senso. Impegno gravoso, perciò, facce composte

come il neoriformismo quaresimale impone.

Invece, proprio Liberazione oggi proverà

a far ridere l’angosciato suo partito. A

tutta pagina: “Governo, incarico a Pippo Baudo”.

Sottotitolo: “Hunziker alle politiche familiari”.

Editoriale di Rina Gagliardi: “Né

pasticci né pasticcini”. Peccato che la poesia

di Franco Fortini, “Lampadina fulminata” –

non poco evocativa, “qualcosa/ tintinna/ nel

vuoto/ qualcosa/ si è rotto” – sia stata già

pubblicata ieri. Veniva buona.