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Lettera di Franco Berardi (Bifo) a Rina Gagliardi sui destini della sinistra "antagonista"

di Franco Berardi (Bifo) - 28/03/2007

Fonte: rekombinant

 
Gentile Rina Gagliardi,
leggo sul giornale che porta il nome Corriere della sera una sua concitata
intervista, nella quale si spertica nella difesa del compagno Fausto (da
noi tutti amato con uguale fervore).
Nella foga le sono però sfuggite due frasi che vorrei segnalarle.
Lei dice (anzi urla):
"Chi sono? Sono dei violenti che non rappresentano nessuno tranne se
stessi. Chi li conosceva prima? Chi aveva mai sentito parlare del gruppo
Kombinat, o Rekombinat, o come si chiamano? Non è stata una contestazione
spontanea."
Se lei permette le spiego: da un paio di decenni e forse più sono stati
inventati i computer. Sentito dire? Sono scatole per lo più bianche con un
monitor e una tastiera per scrivere numeri e parole. Accendendo
l'elettricità è possibile perfino entrare nella scatola bianca di altri,
distanti. In questo modo sono nate cose impreviste, riviste senza carta,
comunità senza capo né coda, luoghi nei quali non ci comanda nessuno. Bene,
Rekombinant (con la enne) è una cosa così. E' una rivista online (vuol dire
che si può leggerla in qualsiasi scatola bianca con monitor e tastiera a
patto di disporre anche di una linea telefonica). Esiste da sei anni, la
frequentano 1571 iscritti,.ed è un ambiente di produzione culturale
condivisa, si parla di filosofia e di letteratura, talvolta ci si
accapiglia su argomenti politici di attualità.
Non starò a spiegarle che Rekombinant non è responsabile dell'episodio che
l'ha tanto fatta agitare.
Si procuri se vuole una di quelle nuove macchine luminose e digiti pure
sulla tastiera l'indirizzo www.rekombinant.org e nella pagina rosata
graficamente sgodevole e diafana troverà tutta la discussione che riguarda
la questione che le sta a cuore.

C'è poi una seconda frase che nella sua intervista mi fa trasecolare
"quanto accaduto all'università di Roma non è la spia di nulla che ci
riguardi."
Qui sbaglia.
Quel che è accaduto alla Sapienza ieri, se vuole, è deplorevole.
Però non si può negare che sia la spia di qualcosa.
E' la spia di un disagio mastodontico che attraversa gran parte della parte
pensante della società italiana. Il disagio di essere trascinati in una
guerra sempre più pericolosa, sempre più criminale, e per giunta anche persa.

Chi non è in malafede sa bene che Rifondazione è costretta a votare per il
rifinanziamento della missione afghana perché se non lo facesse il governo
cadrebbe domani e andremmo alle elezioni nelle condizioni peggiori con il
rischio di aprire la strada a una spirale di salazarismo berlusconiano
torquemadesco ratzingeriano che al solo pensarci viene paura.
Ma chi non ha smarrito il senso della realtà sa che quella in Afghanistan è
una guerra, e non solo: è una guerra ingiusta, e si avvia a diventare una
mattanza criminale. E per finire, è una guerra persa.
Io capisco che Rifondazione sia costretta a subire il ricatto, ma occorre
anche pensare a quel che accadrà quando la guerra ci trascinerà nella sua
spirale, e per giunta cadrà il governo che rifondazione sorregge.
Io non ho soluzioni per una situazione così intricata. Ma non mi dica che
non ci riguarda. La guerra riguarda tutti, e rischia di portarci molto più
in là di quello che possiamo immaginare.

Franco Berardi (Bifo)