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Se sale in cattedra il colonnello delle stragi

di Jonathan Cook - 12/02/2009

 
 
Il governo israeliano si è mosso velocemente per soffocare le proteste scatenate dalla nomina di un alto consigliere militare alla cattedra di diritto internazionale dell'Università di Tel Aviv. Il colonnello Pnina Sharvit-Baruch è sospettata di aver fornito copertura legale ai crimini di guerra commessi durante la recente offensiva di Gaza.

Gli ufficiali del governo temono che le ultime rivelazioni dei media sul ruolo del col. Sharvit-Baruch nelle operazioni di Gaza possano essere utilizzate dagli attivisti dei diritti umani che stanno cercando di far processare all'estero i soldati israeliani. Questo mese - in base alle leggi a «giurisdizione universale» - un giudice spagnolo ha iniziato delle indagini sui crimini di guerra israeliani a Gaza e un pubblico ministero della Corte internazionale dell'Aja sta considerando la petizione di un gruppo palestinese per incriminare i comandanti israeliani.
Dopo la pubblicazione, nei media locali, dei dettagli dei piani militari dell'offensiva di Gaza, lo stesso staff universitario ha dato il via alla protesta contro la decisione dell'Università di Tel Aviv di assumere il colonnello Sharvit-Baruch. Nell'operazione sono stati uccisi più di 1300 palestinesi, la maggioranza dei quali civili, e migliaia sono stati feriti. Secondo critici citati dal quotidiano israeliano Ha'aretz, il colonnello Sharvit-Baruch e il suo staff avrebbero distorto le tradizionali interpretazioni delle leggi internazionali, per allargare il raggio delle operazioni militari legittime e includervi anche gli obiettivi civili.

Haim Ganz, professore della facoltà di legge, sta guidando la protesta. Ganz ritiene che l'approccio del colonnello alle leggi internazionali sia «giurisprudenza deviata per consentire le uccisioni di massa». La settimana scorsa il primo ministro Ehud Olmert ha minacciato di tagliare i fondi governativi alla facoltà di legge nel caso in cui l'assunzione del colonnello Sharvit-Baruch venga bloccata.
Secondo quanto riportato dai media israeliani, il colonnello avrebbe approvato personalmente la prima ondata di incursioni aeree su Gaza, nel corso delle quali un'accademia di polizia fu colpita durante una cerimonia di diploma, e furono uccisi 40 cadetti. Sebbene le forze di polizia abbiano, secondo la legge internazionale, status di civili, e siano dunque protette dalla rappresaglia militare, il colonnello Sharvit-Baruch - nel corso dei mesi di pianificazione dell'attacco a Gaza - ha modificato l'interpretazione delle norme sulla legalità dell'attacco. L'alta ufficiale dell'esercito è inoltre accusata di aver «rilassato» le regole del diritto bellico, di aver approvato le numerose demolizioni di case e distruzioni di terreni agricoli, nonché di aver permesso l'uso di armi incendiarie (come il fosforo bianco) su aree densamente popolate. Sharvit-Baruch ha pure escogitato la giustificazione legale che le ha permesso di attaccare edifici nei quali era accertata la presenza di civili. L'escamotage è stato quello di lanciare gli avvisi che invitavano i residenti ad evacuare le abitazioni. Scuole, moschee, e un'università sono nella lista degli edifici civili bombardati da Israele nei 22 giorni di offensiva.
Il prof. Yuval Shany, che insegna diritto pubblico internazionale alla Hebrew University di Gerusalemme, ha definito «flessibile» l'interpretazione del diritto bellico del colonnello. Il professore, a proposito dell'attacco contro i cadetti di polizia ha affermato: «Se si segue la sua linea di argomentazione, non c'è una grande differenza tra i cadetti, i riservisti israeliani o addirittura dei sedicenni che saranno arruolati nell'esercito israeliano tra due anni».

Nonostante le proteste all'Università di Tel Aviv, la gran parte del personale accademico israeliano sta col colonnello e appoggia la sua nomina, ha riferito Daphna Golan, direttrice del Centro Minerva per i diritti umani alla Hebrew Univesity. L'episodio, sottolinea Golan, mette in luce il legame tra esercito e università in Israele, così come la dipendenza delle università dai finanziamenti militari. Ciò è testimoniato anche dall'esistenza di numerosi programmi speciali studiati per inserire il personale dell'esercito e dei servizi di sicurezza in corsie privilegiate per la laurea. «Molti dei professori dei dipartimenti dei paesi mediorientali - gli "esperti di cultura araba" che formano la percezione delle nuove generazioni - provengono dall'esercito o dai servizi di sicurezza», ha aggiunto Golan.
Omar Barghouti, coordinatore della Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele, ha affermato: «Questo è solo l'ultimo militare che si aggiunge ad una lunga lista di criminali di guerra che si aggirano liberamente per le università israeliane, insegnando impunemente l'odio, il razzismo e la propaganda bellica».

La settimana scorsa l'università di Al-Quds, che ha campus a Gerusalemme est e nel West bank, ha troncato i contatti con le università israeliane: si trattava dell'ultima università palestinese a non averlo ancora fatto. Contemporaneamente un gruppo di docenti statunitensi ha annunciato la sua campagna per il boicottaggio accademico di Israele - per la prima volta un appello del genere è partito dagli Usa.
Barghouti ha sottolineato che un coro di critiche senza precedenti si è sollevato nell'opinione pubblica, e ha portato a nuove campagne attive in paesi come Australia, Spagna, Svezia, Canada, Sudafrica e Nuova zelanda.

Jonathan Cook ( Counterpunch)



Traduzione di Nicola Vincenzoni