Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Unione Europea, NATO, Stati Uniti: un’Alleanza per il dominio del mondo nel XXI secolo

Unione Europea, NATO, Stati Uniti: un’Alleanza per il dominio del mondo nel XXI secolo

di Rick Rozoff - 03/04/2009



Commento del traduttore:

Nel corso del seminario tenutosi a Vicenza il 21-22 marzo 2009 in occasione del X anniversario dell’aggressione della NATO contro la Repubblica Federale di Jugoslavia, Vladimir Kapuralin,in rappresentanza del partito Socialista degli Operai di Croazia, denunciava i tentativi della propaganda mediatica che ci vorrebbe convincere che la NATO costituisca un’organizzazione alla quale si dovrebbero arruolare tutti coloro che desiderano la pace.

Viceversa l’esercito della NATO ha sempre difeso principi ed istituzioni che sostengono il " libero" mercato e la proprietà capitalistica. La NATO ha sempre garantito il potere assoluto ad una ristretta classe di possidenti sulle masse dei lavoratori sfruttati nelle società del capitalismo avanzato ed è pervicace nell’assicurare il controllo sui paesi meno sviluppati del terzo mondo, allo scopo di conseguire il possesso delle loro risorse energetiche e naturali (risorse petrolifere, minerali, acqua).

La NATO, dunque, rappresenta con la sua struttura militare l’espressione militare del sistema sociale capitalistico; il suo esercito è a difesa degli interessi della minoranza dei ricchi che hanno la bramosia di governare il mondo e che sentono il bisogno di difendersi dalla maggioranza dei poveri che pretendono i loro diritti.

Gli Stati Uniti forniscono un elemento di forza alla NATO e ne determinano la sua potenza e la sua strategia. Il carattere imperialista della NATO deriva essenzialmente dal ruolo dominante degli USA conquistato dopo la Seconda Guerra Mondiale, declassando le posizioni degli Alleati Europei.

La NATO non si è estinta dopo la fine del Patto di Varsavia: con la dissoluzione del Patto di Varsavia non è scomparso il principale avversario dei ricchi, quel mondo di poveri sottosviluppato, conseguenza diretta del nuovo ordine mondiale capitalistico e liberista. L’obiettivo principale della strategia della NATO è quello di prevenire tutte le possibili minacce contro la potenza, il ruolo e la reputazione degli Alleati, ma in modo particolare degli Stati Uniti nella loro gestione globale del mondo.

Consequenzialmente a questa strategia gli Stati Uniti si sono arrogati il diritto "unilaterale" di condurre "guerre preventive" in nome della loro sicurezza nazionale, per ribadire la propria supremazia con le minacce e l’uso diretto della forza militare. Gli Stati Uniti hanno da sempre sostenuto il loro diritto a rappresentare "la polizia del mondo", innescando così la più grande minaccia per la pace globale. La pace che la NATO vorrebbe procurare è una specie di pace limitata all’Europa e all’America Settentrionale, per conservare la stabilità dell’ordine capitalista. Gli Stati Uniti e i loro Alleati hanno la facoltà di usare la violenza contro gli scomodi, i non obbedienti e i deboli nella stragrande maggioranza del mondo. Con un tale approccio, gli argomenti sull’autodifesa degli Stati, garantita dalla Carta dell’ONU e dal sistema giuridico internazionale, perdono senso.

I recenti eventi, denominati eufemisticamente come crisi economica o finanziaria, indicano che ci si trova in presenza della crisi totale del sistema capitalistico. Gli Stati Uniti, pietra angolare di questo sistema e della NATO, non sanno come fare fronte al loro enorme carico di debiti, in massima parte dovuto alle gigantesche spese militari sostenute per imporre la loro potenza imperialista. Ciò non di meno, anche la nuova amministrazione USA, con Obama alla Presidenza, non dà segnali di revisione della strategia fin qui portata avanti, se non con il passaggio da prese di posizioni "unilaterali" ad assunzioni di responsabilità condivise con gli Alleati, "multilaterali". E gli Alleati per tutto ciò ne vanno ben contenti e fieri!

Dall’articolo che segue si evince che le forze della NATO si stanno sviluppando alla conquista dell’Est dell’Europa, con un tentativo di assedio alla Russia, generando un’ulteriore corsa agli armamenti. Continua il tentativo di messa in opera di piani per scudi anti-missile e di un riposizionamento delle forze Statunitensi nello scacchiere Europeo, vedi la costruzione della base immensa di Bondsteele in Kosovo e della costruzione della nuova base al Dal Molin di Vicenza, e con l’abbandono dell’Iraq, dove i giochi sono già avvenuti, per un maggior impegno in Afghanistan, punto cruciale nello scacchiere Asiatico. Obama non recede!

Con la massa di disoccupati e di poveri prodotta dai crack finanziari ed industriali Statunitensi ed Europei, invece di sostenere politiche di profonde riforme sociali e di smantellamento degli apparati bellici si pensa sempre di progettare la guerra come risoluzione della grande crisi del capitale. Per questa ragione è necessario che strutture militariste come quelle della NATO escano dalla scena della società umana, perché il futuro, come afferma Rozoff, presenta una sola alternativa: l’Europa, e il mondo nella sua globalità, possono, o accettare il dominio di un blocco militare internazionale di crescente espansionismo ed aggressività, fonte di sfruttamento, impoverimento e miseria, o attivamente organizzarsi per smantellarlo.

19 febbraio 2009

Curzio Bettio


Con la reintegrazione della Francia all’interno del comando militare della NATO, dopo uno iato durato 33 anni, che verrà formalizzata al summit dell’Alleanza di quest’anno a Strasburgo, in cui verrà anche potenziato il Concetto Strategico del 1999 con un’accresciuta accentuazione dell’integrazione militare NATO - Unione Europea - Stati Uniti, e con l’Unione Europea (EU) che sta intensificando la creazione di una forza di dispiegamento rapido di 60.000 uomini di truppa, con suoi gruppi da battaglia associati a quelli Nordici, da impiegarsi in tutto il mondo, le mutue relazioni che intercorrono fra i tre centri più importanti del potere economico, politico e militare dell’Occidente – la EU, la NATO, e gli USA – richiedono un’urgente analisi.

La costruzione dell’opinione prevalente nei circoli delle classi dirigenti si è largamente fondata su un insieme di quattro false dicotomie:
1) Lo sviluppo progressivamente sempre più ambizioso delle capacità militari dell’EU rappresenta una concorrenziale competizione, anche se non una diretta sfida alla NATO e all’alleanza strategica trans-Atlantica con Washington.

2) La NATO costituisce un multilaterale antidoto all’unilateralismo degli Stati Uniti.

3) La EU per principio fa suo l’esercizio della diplomazia pacifista, mentre gli USA e la NATO sono spesso troppo avventati nel fare assegnamento sulla necessità assoluta del ricorso alle armi.

4) La EU è uno o addirittura il più importante competitore degli USA in Europa e sempre più in buona parte del mondo.

Uno è libero di credere alle panzane di questo tipo, a suo piacere, ma le parole e le azioni di coloro che decidono le politiche, e i funzionari incaricati di imporre queste politiche, appartenenti ai gruppi dirigenti per la politica estera dell’EU, della NATO e degli USA, le confutano ad ogni occasione.

21 dei 27 membri dell’Unione Europea sono anche membri della NATO. I sei che non lo sono, tutti, fatta eccezione di Cipro (al momento) - Austria, Finlandia, Irlanda, Malta e Svezia - sono membri del programma della NATO "Partnership for Peace" (Associazione per la Pace).

Degli ultimi cinque, solo la minuscola Malta non possiede un contingente militare in servizio sotto le bandiere della NATO in Afghanistan, nei Balcani e da qualche altra parte.

Dei 26 stati membri della NATO, solo la Norvegia e l’Islanda, gli USA e il Canada, gli ultimi due non in Europa e quindi non abilitati, non appartengono all’Unione Europea.

I tre fondamentali attori (EU, USA, NATO) possono occasionalmente polemizzare su secondarie questioni di tattica, sulla coordinazione dei tempi e su vizi di procedura, ma rimangono uniti su problematiche di sostanza e strategiche.

La EU e la NATO hanno stretto un’alleanza militare fin dal 1992, quando veniva sottoscritto il patto "Berlin Plus" sulla integrazione delle strutture militari di difesa e sicurezza.

Anche i membri dell’Unione Europea che non erano allora nella NATO venivano interessati dalla subordinazione del Continente Europa nei confronti del blocco, dato che la Carta Strategica dell’Alleanza del 1999, ancora effettiva, stabilisce che gli arsenali nucleari degli Stati Uniti, in particolare, ma anche quelli della Gran Bretagna e della Francia, sono "essenziali per preservare la pace" e costituiscono "un indispensabile vincolo politico e militare tra i membri dell’Alleanza, Europei e del Nord America."
Con gli eventi del 1989-1991, che hanno determinato il collasso del sistema post-Seconda Guerra Mondiale in Europa e nel mondo nella sua globalità, lo scioglimento del Patto di Varsavia e del Consiglio di Mutua Assistenza Economica (Comecon), lo smantellamento dell’Unione Sovietica e la frammentazione violenta della Jugoslavia, le più importanti potenze dell’Occidente hanno immediatamente ripreso i piani per il dominio globale interrotti dopo le due guerre mondiali e, avendo imparato la lezione dall’ultimo conflitto, hanno formato un "condominio" per spartirsi le spoglie del mondo intero, non solo delle innumerevoli ex colonie, territori, protettorati e mandati, ma anche di parti del mondo mai prima a loro accessibili, come i paesi dell’ex Unione Sovietica.

A confermare tutto ciò esiste una dichiarazione da parte del Segretario Generale della NATO, Jaap de Hoop Scheffer , di quasi quattro anni fa:
"La NATO e l’Unione Europea stanno facendo progressi più che buoni nella coordinazione dello sviluppo di moderne risorse militari. Sono ottimista nel ritenere che noi siamo in grado di allargare la nostra cooperazione ad aree addizionali, dove abbiamo comuni interessi di sicurezza, dove possiamo esercitare un’azione complementare ed apportare rinforzi. E in questo caso ritengo aree funzionali…ad esempio il Caucaso e l’Asia Centrale"
(NATO International, 31 marzo 2005)
Due mesi dopo, l’allora Sottosegretario di Stato USA Nicholas Burns, che era arrivato a questo incarico dopo essere stato ambasciatore degli Stati Uniti presso la NATO, si esprimeva con analoga tensione quando "dichiarava il suo compiacimento per un appello da parte del Segretario Generale della NATO, Jaap de Hoop Scheffer, lanciato all’Alleanza e all’EU per un’accresciuta cooperazione volta a garantire la sicurezza oltre i confini della NATO, in Europa, Africa e nell’Asia Centrale."
(Associated Press, 26 maggio 2005)
Burns spiegava come doveva venire intesa la divisione dei compiti, secondo la prospettiva di Washington: "Andiamo diretti sulle questioni. La NATO porti avanti le grandi operazioni militari, poi la EU conduca le operazioni di peacekeeping…per consolidare la pace…" (Ibid)
Nel mese intermedio, nell’aprile 2005, il Ministro della Difesa della Germania Peter
Struck, intervenendo a Berlino ad una conferenza sulla sicurezza Europea, sottolineava lo stesso punto affermando che "sarebbe totalmente sbagliato osservare lo sviluppo delle capacità di difesa Europee separatamente dagli avanzamenti in ambito NATO," e aggiungeva che "sia la NATO che l’Unione Europea stanno attualmente impegnandosi per essere meglio preparate per missioni da svolgersi fuori area in uno sforzo di adattamento a condizioni ambientali di sicurezza che stanno mutando tanto rapidamente." (Deutsche Welle, 13 aprile 2005)

Quelle che la EU e la NATO hanno designato come zone "fuori area" in pratica coincidono con il resto del mondo, fatta eccezione per l’Emisfero Occidentale, che si considera di competenza degli Stati Uniti, (sebbene in questa zona siano individualmente coinvolti stati della NATO, separatamente e collettivamente), a buon gioco per i dispiegamenti militari.

Si tratta di un altro spostamento qualitativo verso la situazione internazionale pre-1991 con il ritorno all’epoca delle ambizioni e delle pretese coloniali dell’Europa Occidentale, epoca della diplomazia delle cannoniere e delle baionette puntate contro "indigeni ribelli".

Infatti, l’epoca post-Guerra Fredda ha in buona sostanza riportato l’Europa, l’Occidente in generale, e tanta parte del mondo e degli stati sotto influenza della NATO, non solo allo "status quo ante" pre-Seconda Guerra Mondiale, ma ancora più indietro, all’Ottocento e agli anni culmine dell’espansione coloniale Europea.

Effettivamente, se non formalmente, le maggiori potenze dell’Occidente hanno creato una condizione moderna equivalente a quella del Congresso di Vienna del 1815 e del Congresso di Berlino del 1878.

Il primo modello segnava in realtà la fine delle Guerre Napoleoniche con la sconfitta del Bonaparte a Waterloo e con l’imposizione della Santa Alleanza e del suo nuovo ordine mondiale, quello che doveva assicurare che mai più i troni Europei sarebbero stati sfidati dalla minaccia del repubblicanesimo. Le condizione politiche imposte dopo il 1991 hanno ridato vigore alla proscrizione delle forme repubblicane di governo, con particolare applicazione al comunismo e alle altre varianti socialiste, anzi a tutti quei movimenti e partiti politici popolari che possono difendere gli interessi della maggioranza, a fronte di élite transnazionali cosiddette Euro-Atlantiche, all’interno e all’esterno dell’Europa
Il secondo modello, quello del Congresso di Berlino, aveva fornito l’opportunità di ridisegnare i confini nazionali nei Balcani e di dare il via alle contese per l’Africa, che si sarebbero scatenate sei anni più tardi alla Conferenza di Berlino. Le similitudini fra quello e il periodo attuale non richiedono molti commenti, data la lampante evidenza.

Alla Conferenza di Berlino, che apriva tutta l’Africa, ma in particolare il bacino del Fiume Congo e la regione dei Grandi Laghi, alle forme più ciniche e brutali di rapina e di saccheggio, parteciparono le rappresentanze dell’Austria-Ungheria, Belgio, Gran Bretagna, Danimarca, Francia, Italia, Olanda, Portogallo, Prussia, Spagna, e Svezia-Norvegia.

Quindi questa Conferenza rappresentava il prototipo degli assalti congiunti, collettivi, militari ed economici, dell’Europa Occidentale contro nazioni sicuramente prive di difese, che dopo non tanto tempo, nel 1900, riandava in scena in Cina, quando le forze militari dell’Austria-Ungheria, Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia, Giappone, Russia, e Stati Uniti mettevano in atto un’aggressione per stroncare la Ribellione dei Boxer e proteggere gli interessi economici dell’Occidente.

Per dimostrare in che grado il passato sia ancora presente, in un articolo scritto a due mani presente nel The Times of London del giugno scorso, George Robertson e Paddy Ashdown, dei quali parleremo più avanti, asserivano che la "cooperazione multilaterale a livello Europeo deve…implicare una cooperazione di difesa più intensa, se questo deve avvenire seriamente. Dovrebbe essere accelerata la direzione per creare gruppi da combattimento Europei, costruiti in modo del tutto compatibile con le forze di pronto intervento e di risposta della NATO, e si dovrebbero gettare le basi di una potenza Europea di emergenza contro-insurrezionale in grado di operare in stati in via di disgregazione ed in ambienti post-bellici."(The Times, 12 giugno 2008)
Inoltre, il servizio giornalistico, in realtà un manifesto militare ed un appello all’azione rivolto alle élite Occidentali, includeva l’osservazione che "tutto questo sarà vitale se noi faremo appello…ad estendere una amministrazione pubblica in quelle zone non governate che la globalizzazione favorisce nella loro proliferazione."
E il pezzo concludeva questa analisi - franca, rivelatrice e arrogante – come segue:
"Per la prima volta in più di 200 anni ci stiamo muovendo in un mondo non totalmente dominato dall’Occidente. Se noi vogliamo influenzare questo ambiente piuttosto che divenirne ostaggi, e se vogliamo mantenere ferme alcune delle caratteristiche della globalizzazione, che pur destano preoccupazione, allora risulta strategicamente necessario un effettivo, concreto multilateralismo…"
Sia o no questo il desiderio delle maggiori potenze Occidentali e delle loro classi di governo, di tenere saldi questi punti fissi, qualsiasi persona al mondo può considerare che esigere ed espandere il dominio globale come una necessità sia di base per un piano di azione innegabilmente strategico.

Diversamente dagli oscuri farfugliatori accademici che ridisegnano il mondo e le sue divisioni nazionali nella sicurezza delle loro menti e dai loro preziosi scranni delle biblioteche universitarie, gli autori del pronunciamento nel The Times sembrano tutto eccetto che teorici, storici, o studiosi della politica, astratti.

Questi autori fanno parte della cerchia dei più importanti architetti e realizzatori spietati dell’ordine da loro patrocinato, entrambi hanno fatto sperimentazioni nel laboratorio post-Guerra Fredda, o come loro stessi lo hanno dipinto come laboratorio post-moderno, che sono stati i Balcani negli anni Novanta.

Lord George Robertson, ex Ministro della Difesa Britannico, e tuttora Pari d’Inghilterra e barone di Port Ellen, è stato Segretario Generale della NATO dal 1999-2004, succedendo a Javier Solana, e quindi è diventato Alto Rappresentante della Politica Estera e della Sicurezza della Comunità Europea e Segretario Generale sia del Consiglio dell’Unione Europea che dell’Unione Europea Occidentale. A tutti gli effetti, il Ministro degli Esteri collettivo dell’Unione Europea.

Paddy Ashdown è stato Alto Rappresentante internazionale per la Bosnia- Erzegovina dal settembre 2002 al maggio 2006, ricoprendo questo incarico con una tale sfrontata arbitrarietà, prepotenza e crudeltà che gli ha fatto meritare il titolo informale di un’era passata, quello di viceré, titolo che si può dire a buon diritto abbia ereditato da suo padre, che era stato grande ufficiale in India nel servizio coloniale Britannico, e lo stile nel condurre la sua missione non solo ha evocato un passato coloniale, ma anche risulta emblematico di questa attuale "fioritura".

Quasi quattro anni fa, la Commissione Internazionale per i Balcani, che fra le altre istituzioni vedeva la presenza del German Marshall Fund degli Stati Uniti, "rilasciava un caustico giudizio critico sulle politiche dell’EU e dell’ONU relative ai Balcani. La commissione afferma che la democrazia è stata soffocata in Bosnia dal potere coercitivo di Paddy Ashdown, l’Alto Rappresentante per l’Unione Europea. La commissione dichiara che i delegati internazionali si dilettano di ingegnerie sociali ma non tengono conto che le loro politiche generano ingiustizie. Se il regime neocoloniale dell’Europa si arroccasse ulteriormente, incoraggerà il malcontento economico…" (International Herald Tribune, 29 aprile 2005)
E per tutta ricompensa, un anno fa Ashdown veniva proposto sottobanco come successore degli ex datori di lavoro di suo padre sul subcontinente Indiano, vale a dire come colui che la stampa in quel momento definiva "super inviato" in Afghanistan, e che un giornale Britannico descriveva con queste entusiastiche parole: "Il compito proposto dovrebbe vedere Lord Ashdown incaricato di coordinare gli sforzi della NATO e dell’ONU in Afghanistan. Funzionari della NATO sono consapevoli di dovere appoggiare la sua candidatura per un incarico con poteri eccezionali."
(The Telegraph, 6 dicembre 2007)
Il governo Afghano si dimostrava però meno entusiasta della claque in favore di Ashdown nella stampa Occidentale e il posto non gli veniva assegnato, quindi veniva dimostrato il carattere e il temperamento pre-moderno del popolo Afghano, epiteto che più sotto avrà la sua spiegazione.

Dopo che a Ashdown era stata rifiutata l’opportunità di continuare la tradizione famigliare in
Afghanistan, costui andava a lavorare come braccio destro di Javier Solana, con l’incarico di Direttore Generale per gli Affari Politici presso il Segretariato Generale del Consiglio dell’Unione Europea, incarico che ricopre anche attualmente.

Ciò che incarnava Ashdown per gli Afghani, in ogni caso il loro governo era ben consapevole dei suoi precedenti, era la posizione post-moderna in materia di affari esteri di Robert Cooper, un ex diplomatico Britannico e moderno Cardinal Richelieu di Tony Blair nei panni di Luigi XIII.

L’eminenza grigia in questione è l’autore di due libri, "The Post-Modern State and the World Order - Lo Stato Post-Moderno e l’Ordine Mondiale"(2000) e "The Breaking of Nations: Order and Chaos in the Twenty-First Century – La disgregazione delle Nazioni : Ordine e Caos nel Ventunesimo Secolo" (2003), ed ha contribuito alla prima versione della raccolta "Re-Ordering the World: The Long-Term Implications of September 11 – Riordinare il mondo: le implicazioni a lungo termine dell’11settembre."(2002).

Cooper è stato individuato come il padre del "nuovo imperialismo liberista" ed è stato per un breve periodo il Rappresentante Speciale di Tony Blair in Afghanistan dopo l’invasione del 2001.

Come Robertson e Ashdown, egli ha giocato un ruolo essenziale nell’applicazione e nella elaborazione di razionalizzazioni delle strategie e delle politiche imperialiste.

Nel suo primo libro, "The Post-Modern State and the World Order", Cooper ha ripartito le nazioni del mondo in tre categorie, stati pre-moderni, moderni e post-moderni; in buona sostanza, nella stessa maniera non tanto distante, solo apparentemente nello stile, da quella usata dai suoi antenati nel dividere i popoli del mondo in nazioni e culture civilizzate e non civilizzate.

Variazioni su questo punto di vista categoriale si sono riaffacciate in tutto l’Occidente dopo la fine della Guerra Fredda, e il nuovo ordine mondiale che ne è seguito ha consentito alle più grandi potenze Occidentali di fare a meno anche di tiepidi giuramenti di rispettare la gran parte dell’umanità nuovamente resa libera, spesso in possesso di culture genuine ben più antiche e più degne di venerazione di quelle dei loro padroni del passato coloniale e dei più recenti alleati Nord Americani dei loro ex padroni.

Inoltre, Cooper viene considerato aver dato un forte contributo alla costruzione della "Politica per la Difesa e Sicurezza Europea" (ESDP), originariamente introdotta come "Identità di Difesa e di Sicurezza Europea" all’incontro dei Ministri degli Esteri della NATO avvenuto a Berlino nel 1996, dove veniva sottoscritto che l’Unione dell’Europa Occidentale doveva inquadrare quello che produceva all’interno delle strutture della NATO.

Attualmente, l’ESDP è efficacemente governata dall’Alto Rappresentante per le Politiche Comunitarie di Sicurezza e per l’Estero dell’Unione Europea, Javier Solana, di cui luogotenente generale è Cooper.

L’ESDP ha avuto il suo battesimo sul campo in Macedonia nel 2003 di cui ha preso il controllo per conto della NATO e vi è rimasta come principale braccio militare e di difesa dell’Unione Europea.

La Macedonia, la seconda vittima della guerra della NATO contro la Jugoslavia del 1999, ha rappresentato il primo esperimento per l’Unione Europea EU, che ha rimpiazzato le forze NATO di interdizione ed occupazione con la sua prima missione militare "EUFOR Concordia" che ha rilevato il compito della missione NATO "Allied Harmony".

Inoltre, nel 2004 la NATO consegnava alla EU e alla missione "EUFOR Althea" un suo protettorato, la Bosnia, che si trovava sotto la sua Forza di Stabilizzazione (SFOR).

Nel 2008 la NATO dava inizio al passaggio di consegne dal comando della sua Forza in Kosovo (KFOR), sola autorizzata dalla Risoluzione 1244 dell’ONU, alla Missione dell’Unione Europea "Rule of Law" (EULEX), che si attirava la dura condanna da parte della Serbia e della Russia.

Nel novembre dell’anno scorso la NATO dava l’incarico all’EU del pattugliamento navale a largo raggio del Golfo di Aden e del Corno d’Africa secondo l’Operazione EUNAVFOR "Atalanta", che è stata descritta come "qualcosa di interamente nuovo per l’EU, dato che questo incarico è ben lontano dall’Europa stessa…L’Operazione Atalanta costituisce un progetto ambizioso. La zona di mare che deve essere sottoposta ad azione di polizia è enorme…"
(Radio Netherlands, 21 novembre 2008)

La "missione civilizzatrice" congiunta EU-NATO rivolta ad "aree non governate" presenti nel mondo pre-moderno e moderno è in espansione costante.

All’inizio di questo mese di febbraio, Giampaolo Di Paola, Portavoce della Commissione Militare della NATO, allargava l’orizzonte della missione alla triade EU-NATO-USA annunciando la "necessità per una nuova forma di governo del mondo in cui NATO, EU, e altre importanti organizzazioni internazionali hanno un ruolo da giocare."
(ADN Kronos International [Italia], 13 febbraio 2009)
Che sorta di governo si intenda e chi dovrebbero essere i suoi guardiani designati e di auto-nomina merita un esame di una certa profondità.

Dirigenti a Brussels e a Washington come pratica costante fanno appello al termine "comunità internazionale" quando questo fa comodo ai loro interessi – e comunque di regola ignorano le richieste della vera comunità delle nazioni quando queste non fanno loro comodo.

La popolazione complessiva di tutti i 27 stati membri dell’Unione Europea sta sotto i 500 milioni, meno di un dodicesimo del genere umano.

Se a questi vengono aggiunti i milioni di persone che provengono da stati della NATO non presenti in Europa – gli Stati Uniti, i cui 300 milioni di abitanti costituiscono il 40% degli abitanti Europei, il Canada, la Norvegia e l’Islanda – il totale supera sicuramente gli 800 milioni, meno di un settimo della popolazione mondiale. I principali stati Europei e della NATO Europea rappresentano le ex potenze coloniali – Gran Bretagna, Francia, Spagna, Portogallo, Olanda e Danimarca, in unione al secondo gruppo di rappresentanza del "posto al sole" costituito da Belgio, Italia e Germania.

A partire da missioni commerciali che ben presto assunsero le caratteristiche monopolistiche, subito seguite da avamposti militari e alla fine da completo asservimento economico, politico e militare, le maggiori potenze Occidentali ricavarono larghe espansioni territoriali in Asia, Africa, nell’America Settentrionale, Centrale e Meridionale, e in tutta l’Oceania, come loro rispettivi domini e sfere di influenza.

Molti stati della NATO e dell’Unione Europea ancora conservano le vestigia di questa contesa per i beni del mondo, specialmente oltremare e in zone non loro contigue, spesso isole, possedimenti originariamente arraffati ad abitanti indigeni.

La Gran Bretagna, Francia, Spagna, Portogallo, Olanda e Danimarca e gli Stati Uniti appartengono a questa categoria.

Esistono stati che impediscono ad altri stati, anche in un contesto Europeo, il diritto di esercitare la loro influenza su territori che sono stati parte integrante del loro paese da diversi secoli, come la Serbia sul Kosovo e la Russia sull’Ucraina.

Per altro, le più importanti nazioni Occidentali hanno perpetrato il commercio degli schiavi dall’Africa, la deportazione violenta di così ampie dimensioni mai viste nella storia dell’umanità, con valori stimati delle persone trasportate attraverso l’Oceano Atlantico oscillanti dai 10 ai 30 milioni, dal sedicesimo al diciannovesimo secolo.

Questo ha coinvolto, da una parte o dall’altra dell’Oceano, spesso da entrambe, la Gran Bretagna, Francia, Spagna, Portogallo, Olanda e Danimarca e più tardi gli Stati Uniti.

Una delle basi indicibili fondanti la comunità trans-Atlantica!

Termini superati, e che tornano a discredito, e concetti del tipo, "Fardello per l’Uomo Bianco", "Destino Manifesto", "un posto al sole", "Lebensraum – spazio vitale" ed "impero sul quale non tramonta mai il sole" sono stati abbandonati, ma le considerazioni globali sottostanti e gli obiettivi geopolitici che le motivano non lo sono stati ed invece sono stati riorganizzati sotto nuovi marchi, andando oltre le passate generazioni.

Forze militari di nazioni Occidentali sono ritornate in paesi che loro stessi pensavano avere abbandonato per sempre; ad esempio, truppe Britanniche hanno fatto ritorno in Afghanistan, Iraq e nella Sierra Leone; i Francesi ad Haiti, ritornandovi nel bicentenario dell’indipendenza di questo paese dalla Francia, e nella Costa d’Avorio; le forze armate Statunitensi si sono fatte vive nelle Filippine.

Non si è proprio trattato di un complesso di azioni da parte di potenze alleate Occidentali che si muovevano in modo autonomo; quello che è emerso è un collegamento sistematico, a livello internazionale, di dispiegamenti pianificati e coordinati con precisi obiettivi ad ampio raggio geostrategico.

Nonostante le tanto pubblicizzate differenze di opinione riguardanti l’invasione dell’Iraq del 2003, tutte le 26 nazioni della NATO hanno destinato all’Iraq e al vicino Kuwait personale militare sotto la Missione di Addestramento NATO-Iraq.

Meno di due anni dopo l’invasione, l’Alleanza annunciava che "per quest’anno l’obiettivo della NATO è di addestrare alla sicurezza 1.000 ufficiali di medio ed alto grado" e che "l’Unione Europea si è impegnata ad addestrare 700 fra magistrati, giudici inquirenti e guardie carcerarie Iracheni." (San Francisco Chronicle, 21 marzo 2005)
Alla fine del 2005 l’allora ambasciatrice USA presso la NATO Victoria Nuland, ex consigliere per la sicurezza dell’ultimo vice-presidente Dick Cheney, asseriva che "Noi abbiamo bisogno una volta per sempre di abbattere le rivalità, a volte reali, a volte solo immaginate, tra l’EU e la NATO."
Le sue osservazioni venivano esposte da un sito web di natura militare, dove veniva sostenuto che "la NATO e l’Unione Europea devono instaurare un dialogo molto più profondo che in passato, per assegnare una opportuna direzione all’ampia gamma di materiali militari e politici e per porre le basi per affrontare i problemi di sicurezza della comunità trans-Atlantica…"
(Defense News, 23 settembre 2005)

Il primo ambasciatore Statunitense in Afghanistan dopo l’invasione del 2001, James Dobbins, che al tempo era direttore del Centro delle Politiche Internazionali sulla Sicurezza e sulla Difesa alla Rand Corporation, rifletteva una posizione consimile nell’addurre che "dunque, è giunto il momento di smetterla di chiedersi cosa la NATO può fare per l’EU, e di cominciare a chiedersi cosa l’EU può fare per la NATO. E l’Afghanistan è il posto giusto per cominciare. Questo potrebbe risultare meglio in un dialogo triangolare tra NATO, EU, e Stati Uniti." (International Herald Tribune, 30 settembre 2005)
A ulteriore dimostrazione che il triangolo EU-NATO-USA influenza oltremodo gli sviluppi sul continente Europeo, un mese dopo le osservazioni di Dobbins, Julianne Smith, direttore aggiunto per i programmi sulla sicurezza internazionale del centro studi USA, il CSIS, Centro Studi per le Strategie Internazionali, ad una conferenza tenuta al CSIS, si rammaricava per il fatto che: "Sì, loro sono in sintonia sui Balcani, ma questo non è abbastanza. La NATO e l’EU devono parlarsi anche sulla non-proliferazione, sul Caucaso, sull’Ucraina, sulla Moldavia, sull’intero pacchetto di questioni." (Defense News, 14 ottobre 2005)
Klaus Naumann, ex presidente della Commissione Militare della NATO, interveniva alla stessa conferenza e chiariva che forse Smith con il suo lamentarsi intendeva affermare che "l’Europa è ancora perseguitata dai fantasmi della sovranità, ed è necessario ritenere che un amore residuo per una-terra-un-popolo è solo un impedimento ad un ulteriore consolidamento incontestato in Europa e nel mondo della NATO e della EU." (Ibid)

Il mese dopo, Javier Solana dell’Unione Europea, già Segretario Generale della NATO, dichiarava che l’intensificazione dell’espansione militare della EU e i progetti per un suo dispiegamento mondiale "non costituivano un rimpiazzamento della NATO", al contrario "la comparsa di un attore internazionale più forte e potenzialmente capace, consentirà agli Stati Uniti di ottenere un miglior partner", e citava i Balcani come un banco di prova originale per questo triumvirato. Perciò risulta essenziale concertare i nostri sforzi con gli Stati Uniti e la NATO…"
(Defense News, 10 novembre 2005)
Il mese successivo, il summenzionato Klaus Naumann scriveva un editoriale che racchiudeva la richiesta che "la EU dovrebbe compiere…passi opportuni per migliorare le sue capacità nel condurre operazioni. Le nuove formazioni da battaglia della EU dovrebbero essere rafforzate attraverso un regolare addestramento e certificazione, preferibilmente usando gli standard della NATO…"
(Daily Times [Pakistan], 1 dicembre 2005)
Inoltre l’articolo raccomandava che "le due strutture, EU e NATO, devono sviluppare il loro dialogo strategico, andando oltre il loro attuale punto di attenzione sui Balcani e l’Afghanistan" e comprendeva le medesime indicazioni fornite da Julianne Smith, prima che la EU e la NATO intensificassero la loro congiunta intrusione in altre aree, comprese "regioni come l’Ucraina o la Moldavia." (Ibid)

L’integrazione nella politica estera e militare fra EU e la NATO è progredita speditamente per anni e ha raggiunto il suo crescendo al summit della NATO a Bucarest, in Romania, nell’aprile dello scorso anno.

Durante il summit "la Rappresentante Permanente degli USA presso la NATO Victoria Nuland ribadiva che la chiave del rafforzamento della NATO stava nella costruzione di una Unione Europea più forte."
(Der Spiegel, 1 aprile 2008)
Un quotidiano del paese ospite riportava che "un alto ufficiale Americano ha recentemente sottolineato che, lontano dall’essere considerato una minaccia alla NATO, il consolidamento della ESDP, la Politica per la Difesa e Sicurezza Europea, costituisce una necessità immediata…"
(Nine O'Clock News, 31 marzo 2008]

Lo scorso anno, la presidenza dell’Unione Europea era tenuta dalla Francia e al summit di Bucarest il Presidente Francese Nicholas Sarkozy è stato il primo ad esercitare pressioni per la costruzione di un asse EU-NATO-USA.

Quantunque egli non fosse il solo fautore:
"Il Presidente Francese Nicolas Sarkozy afferma che giovedì il Presidente degli USA George W. Bush ha sostenuto l’idea che l’Europa dovrebbe costruire la capacità della sua propria difesa, definendo questo una svolta storica. L’appoggio di Bush per un’Europa di difesa, come Sarkozy ha indicato nel suo intervento, veniva enfatizzato al summit dei leaders della NATO a Bucarest..."
(Deutsche Presse-Agentur, 3 aprile 2008)
Il discorso di George W. Bush al summit reiterava che "la NATO è una alleanza non più statica…Ora siamo in presenza di una alleanza di spedizione che invia le sue forze da una parte all’altra del mondo…"
(USA Today, 1 aprile 2008)
Per di più, il suo messaggio conteneva la denuncia oramai consuetudinaria dell’ordinamento Europeo dopo la Seconda Guerra Mondiale II [1945-1991]: "Io dico che l’Europa deve rovesciare l’amara eredità di Yalta, e rimuovere i falsi confini che hanno diviso il continente per troppo tempo." (Ibid)
Un’agenzia di stampa della Romania, relativamente alle relazioni fra Unione Europea e Stati Uniti durante il summit, riferiva che "attualmente la qualità della cooperazione Transatlantica sta attraversando una profonda trasformazione, adattandosi alle nuove condizioni post-Guerra Fredda e preparandosi ad un nuovo tipo di collaborazione globale."
(Nine O'Clock News, 3 aprile 2008)
Il giorno prima, la stessa fonte citava l’ex ministro degli esteri della Romania Mircea Geoana che affermava come "quello che ci si attende da questo Summit è determinare …la nuova alleanza del XXI secolo."
(Nine O'Clock News, 2 aprile 2008)
La settimana dopo, il summit si concludeva con le dichiarazioni del Ministro degli Esteri della Russia Sergei Lavrov che metteva in guardia come la NATO avesse la tendenza ad usurpare il ruolo e le funzioni delle Nazioni Unite: "Questo è…un tentativo per formare una qualche nuova forma di unione globale con un nucleo Occidentale che desidera pretendere tutte le funzioni dell’ONU." (Interfax, 17 aprile 2008)

Con la Francia come principale intermediario, visto che deteneva la presidenza dell’Unione Europea e che annunciava la sua intenzione a ricongiungersi al commando militare della NATO, nell’ultimo anno è stata accelerata la spinta alla simbiosi militare della EU-NATO-USA.

In un dispaccio dal titolo di testa "la Francia suona le trombe per le difese dell’Europa, come caposaldo chiave del futuro programmatico della NATO," il Ministro della Difesa della Francia Herve Morin si vantava di avere "promosso le potenzialità militari dell’Unione Europea, una condizione essenziale per la Francia per il suo completo reintegro nel corpo della NATO."
(Agenzia France-Presse, 10 novembre 2008)
Ad una riunione dei ministri della difesa Europei, (i più, ricoprendo ruoli sia dell’Unione Europea che della NATO), Morin forniva un’idea dell’andamento della crescita militare dell’EU con l’affermare che "Io posso dire che all’oggi 10 novembre…noi abbiamo sicuramente fatto progressi sostanziali e considerevoli, probabilmente molto più di quello che si è visto in 10 anni." (Ibid)
Allo stesso tempo, Jean-Francois Bureau, assistente segretario generale della NATO per la diplomazia pubblica, dichiarava che "Ventuno delle 27 nazioni dell’Unione Europea sono anche membri della NATO ed entrambe le organizzazioni collaborano attivamente nei medesimi teatri di guerra. Secondo le prospettive della NATO, siamo in presenza dell’enorme bisogno per una cooperazione sempre più intensa con le strutture militari dell’EU."
(United Press International, 12 novembre 2008)
Lo stesso notiziario informativo faceva menzione del fatto che, come in Iraq, anche in Afghanistan l’EU sta addestrando personale sulla sicurezza.

Nel dicembre dell’anno scorso, una dichiarazione di ingaggio da parte del Consiglio di Europa relativa al miglioramento della Politica per la Difesa e Sicurezza Europea [ESDP] riaffermava l’obiettivo del "rafforzamento della collaborazione strategica fra EU e NATO…"
(Irish Times, 11 dicembre 2008)

La fonte suddetta aggiungeva: "I leader dell’EU sono anche decisi a sottoscrivere una dichiarazione sul potenziamento delle risorse della Politica per la Difesa e Sicurezza Europea [ESDP], che porrà nuovi obiettivi per l’EU, che dovrà essere in grado di mettere in campo 60.000 militari di truppa entro 60 giorni e migliaia di addetti civili per affrontare simultaneamente una dozzina di missioni."
(Ibid)
Un altro rapporto sulla pianificazione di una forza di intervento rapido di 60.000 uomini riferisce che i dirigenti dell’EU hanno emesso un comunicato congiunto in cui "si rendevano consapevoli della necessità di rafforzare ed ottimizzare le risorse per la difesa dell’Europa e si impegnavano solennemente ad operare in modo più stretto con la NATO."
(Deutsche Presse-Agentur, 12 dicembre 2008)
In un’altra comunicazione dello stesso giorno il Presidente Francese Nicholas Sarkozy parafrasava ribadendo che "gli Stati Uniti già da tempo non hanno visto più la ESDP come una politica aggressiva nei confronti della NATO, sia con l’uscente Presidente George W. Bush sia con il subentrante Presidente Barack Obama, che ora appoggia la politica dell’Unione Europea."
E veniva citata una sua affermazione: "Non esiste una scelta fra gli Stati Uniti e la ESDP. Le due situazioni si tengono insieme!"
(EUobserver, 12 dicembre 2008)
Il 9 dicembre, il Ministro degli Esteri Britannico David Miliband e il Ministro degli Esteri della Francia Bernard Kouchner hanno apposto le loro firme su un atto congiunto che prevedeva la conferma del ruolo dell’Unione Europea ad integrazione delle forze armate degli USA e della NATO, per il coinvolgimento militare Europeo nel Caucaso Meridionale e per l’intercambiabilità dei ruoli fra NATO e EU:
"La EU ha inviato più di 200 osservatori civili in Georgia. Costoro sono arrivati entro poche settimane di ostilità…Non vi è stato intervento da parte di una forza armata Europea, e nemmeno della NATO. Esistono forze nazionali, che sono state usate secondo necessità, per operazioni nazionali o multilaterali, o nella struttura Europea o in quella della NATO."
(United Kingdom Foreign & Commonwealth Office, 9 dicembre 2008)

In riferimento al summit del 3-4 aprile che si terrà a Strasburgo e a Kehl in occasione del sessantesimo anniversario della NATO, agli inizi di questo mese (di febbraio) i capi di stato dei due paesi ospiti, il Presidente Francese Nicholas Sarkozy e quello della Germania, la Cancelliere Angela Merkel, hanno scritto a quattro mani un editoriale su Le Monde che raccomandava una più intensa cooperazione ed integrazione fra EU e NATO.

All’annuale Conferenza sulla Sicurezza a Monaco il 7 febbraio 2009 il Ministro degli Esteri Britannico David Miliband, oltre a raccomandare una più stretta integrazione delle politiche e delle azioni dell’EU e della NATO, faceva appello ad una clausola di mutua difesa (guerra) in ambito NATO:
"La NATO offre l’impegno per una difesa collettiva. L’avallo dell’Articolo 5 e le strutture militari integrate rassicurano ognuno dei nostri Alleati che i loro confini sono inviolabili."
(United Kingdom Foreign & Commonwealth Office, 7 febbraio 2009)
Alla conferenza, il discorso del Vice-Presidente degli Stati Uniti Joe Biden veniva interpretato dalla più importante fonte di informazioni della Germania come segue:
"Gli Americani presteranno una scrupolosa attenzione che il confronto con Tehran non sfoci in un conflitto uno-contro-uno tra USA ed Iran. Questo è il messaggio di Biden da Monaco: ogni paese della NATO ed ogni membro dell’Unione Europea ora è coinvolto, come lo sarà domani.

Questo è il prezzo per la nuova apertura e cooperazione trans-Atlantica.
"
(Der Spiegel, 9 febbraio 2009)

Questo è il prezzo, tutti gli stati della NATO sono obbligati alle condizioni USA secondo l’Articolo 5 – prima si era fatto solo appello all’Articolo e dopo il 9 settembre 2001 tutti si sono dovuti conformare – ed ora l’Unione Europea risulta inestricabilmente intrappolata dalla NATO, e quindi continuerà a seguire le politiche e le azioni non solo della NATO ma anche quelle unilaterali degli Stati Uniti. (*** Nota del traduttore)

Con il nuovo anno (2009) la Repubblica Ceca ha assunto la Presidenza dell’Unione Europea.

In un editoriale dal titolo "Vondra lancia un appello all’unità dell’Unione Europea e della NATO nel trattare le questioni inerenti la Russia, i missili e il gas", il Vice Premier Ceco Alexander Vondra si è schierato nell’appoggiare il posizionamento nel suo paese di un sito radar del sistema scudo anti-missile, affermando che "gli Europei e gli Americani hanno bisogno di conseguire il medesimo livello di protezione…quindi è importante sviluppare il sistema di difesa missilistico."
(Deutsche Presse-Agentur, 7 febbraio 2009)
Non è difficile rintracciare quali siano le questioni in fase di sviluppo; l’Unione Europea sta integrandosi con la NATO al punto da fondere la sua politica e i programmi militari, di sicurezza e dei rapporti con l’estero con quelli dell’Alleanza, di cui gli Stati Uniti non sono solo membri, ma costituiscono anche il nucleo centrale fondante della NATO; ne deriva che l’Unione Europea è indissolubilmente vincolata, e a tutti gli effetti subordinata, a Washington.

Tre giorni fa, la Speaker della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti Nancy Pelosi si trovava in Italia, dove lanciava un appello non solo al paese che la stava ospitando, ma a tutta l’Europa rispetto alla Guerra Afghana: "Noi dobbiamo assumere un comune giudizio…Ed io ritengo che per tutti noi, Italia, Unione Europea, Stati Uniti, NATO, quel conflitto sta avvenendo in nome degli interessi della nostra sicurezza nazionale…"
(Agence France-Presse, 16 febbraio 2009)
Due giorni più tardi, l’Italia annunciava che avrebbe inviato più truppe in Afghanistan.

Le potenze Occidentali riunite sotto la bandiera della stella della NATO si riservano, arrogano a se stesse l’esclusiva prerogativa di intervenire negli affari interni e regionali delle nazioni in ogni parte del mondo e il diritto esclusivo di impiegare la forza militare all’esterno dei loro confini.

Sebbene appoggino a parole l’Organizzazione delle Nazioni Unite, quando questo sostegno può essere usato contro un nazione presa da loro come obiettivo o per giustificare una guerra prima o dopo averla condotta, i leader Occidentali non assegnano alcun ruolo ad organizzazioni come il Movimento dei 114 stati Non-Allineati, l’Unione Africana fra 53 nazioni, l’Organizzazione di Stati Americani che conta 33 membri, la Lega Araba con 23 membri , l’Organizzazione delle 57 nazioni della Conferenza Islamica, la Confederazione di Stati Indipendenti post-Sovietici e l’Organizzazione del Patto per la Sicurezza Collettiva, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai o l’Associazione degli Stati del Sud-est Asiatico (ASEAN).

Non assegnano a queste organizzazioni alcun ruolo nemmeno nella possibilità di indirizzo delle problematiche globali o perfino nello svolgere un ruolo guida in questioni regionali o locali che coinvolgono direttamente le rispettive organizzazioni e i loro stati membri costituenti.

Possiamo essere assolutamente giustificati per la rielaborazione dell’acronimo NATO in Nordic Aryan Teutonic Order (Ordine Nordico Teutonico Ariano!).

Tre giorni fa, durante una sessione del Parlamento Europeo venivano esercitate pressioni per una più profonda integrazione dell’Unione Europea con la NATO.

Ari Vatanen, rappresentante della Francia al Parlamento Europeo, uno fra i membri delegati fautori di questo obiettivo, fra le altre cose affermava che "l’Unione Europea può esplicare appieno tutto il suo potenziale solamente sviluppando un forte legame transatlantico e rapporti di relazione complementari con la NATO."
A Vatanen rispondeva il rappresentante della Germania Tobias Pfluger: "Qualsiasi sforzo per rafforzare la NATO attraverso una più stretta cooperazione con l’Unione Europea fa aumentare il potenziale di conflitti internazionali. Infatti, questo porterà ad una ulteriore militarizzazione della politica estera dell’Unione Europea e accelererà la tendenza all’uso della forza militare per 'risolvere’ i conflitti." (Parlamento Europeo, 17 febbraio 2009)

Le posizioni di Vatanen e Pfluger non solo sono opposte ma sono anche escludenti, nel senso che non consentono compromessi, rappresentano le uniche alternative possibili. Non è consentita una terza opzione e nemmeno una base di mediazione.

L’Europa, e il mondo nella sua globalità, possono, o accettare il dominio di un blocco militare internazionale di crescente espansionismo ed aggressività, il primo nella storia, o attivamente organizzarsi per smantellarlo.

(***) Nota: La misura fondamentale del trattato NATO viene enunciata nell'articolo 5 che stabilisce:
« Le parti concordano che un attacco armato contro una o più di esse, in HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/wiki/Europa" o "Europa" Europa o in HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/wiki/America_settentrionale" o "America settentrionale" America settentrionale, deve essere considerato come un attacco contro tutte e di conseguenza concordano che, se tale attacco armato avviene, ognuna di esse, in esercizio del diritto di autodifesa individuale o collettiva, riconosciuto dall'articolo 51 dello "Statuto delle Nazioni Unite", assisterà la parte o le parti attaccate prendendo immediatamente, individualmente o in concerto con le altre parti, tutte le azioni che ritiene necessarie, incluso l'uso della forza armata, per ripristinare e mantenere la sicurezza dell'area Nord Atlantica. »

L’url dell’articolo a http://groups.yahoo.com/group/stopnato/message/37422

(Articolo segnalato da http://www.resistenze.org
Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)

Rick Rozoff
Stop NATO (Stop North Atlantic Treaty Organization)