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Torture, in rete le foto shock che Obama ha censurato

di Umberto De Giovannangeli - 18/05/2009

 

Umiliazioni sessuali. Sfregi religiosi. Manici di scopa usati per sodomizzare. Copie del Corano dissacrate. Il vaso di Pandora della vergogna è aperto. E non c`è censura ufficiale che tenga. Né minacce o ricatti. «La pubblicazione di quelle immagini potrebbe mettere a rischio i nostri soldati in Iraq e Afghanistan». Così la Casa Bianca aveva motivato il dietrofront del presidente Barack Obama sulla pubblicazione delle foto che documentano abusi, sevizie, torture praticate da agenti della Cia e della polizia militare Usa su presunti terroristi di Al Qaeda detenuti ad Abu Ghraib (Iraq) e in centri speciali di detenzione in Afghanistan. L`Unità aveva anticipato il contenuto di alcune delle foto di abusi e torture. Ora in Australia sono spuntate altre foto di torture inflitte ai detenuti in Iraq e Afghanistan dai soldati statunitensi. Soldati e non agenti Cia. Le agenzie per i diritti umani Human Rights Watch, Amnesty International - che hanno aiutato l`Unità nella ricostruzione di una vicenda inquietante, avevano documentato anche questa scomoda (per il Pentagono) verità: il coinvolgimento attivo dei militari nella conduzione di interrogatori con tecniche di tortura.

 

GRANDE TRAPPOLA

 

La gestione delle foto è un giallo nel giallo. C`è chi ipotizza una «grande trappola» imbastita contro Barack Obama, il presidente che ha inteso aprire una nuova stagione nei rapporti con il mondo islamico. Quelle foto, e una loro gestione pilotata politicamente, possono far deragliare i propositi di dialogo di Obama. Lo sfregio del nemico. Della sua identità, del suo credo religioso. E questo ciò che le foto che la Casa Bianca vorrebbe celare, testimoniano. Una di queste foto mostra un prigioniero appeso nudo e a testa giù; un`altra un prigioniero imbrattato di escrementi in un corridoio con una guardia che gli sta di fronte con fare minaccioso; in un`altra ancora i secondini minacciano di sodomizzare un detenuto con un manico di scopa. In un`altra ancora due detenuti incappucciati vengono esibiti come trofei di caccia. Siamo solo agli inizi. Perché un nuovo capitolo di questa vicenda esplosiva dovrebbe riguardare la dissacrazione religiosa. In ambienti bene informati a New York, si parla di foto che mostrano copie del Corano imbrattate di escrementi e intrise di urina. Atti che puntano all`umiliazione del detenuto. E con lui del mondo di riferimento. Un effetto «vignette blasfeme» moltiplicato per mille. «Il conto alla rovescia è già iniziata; si attende solo il momento opportuno per far esplodere il caso», confida a l`Unità una fonte di intelligence occidentale. Il momento più opportuno per raggiungere l`obiettivo di sabotare l`apertura di Obama all`Islam. Le foto rischiano di rinfocolare le tensione proprio nel momento in cui il presidente Usa tende una mano all`Islam, a poche settimane dal discorso che Obama terrà al Cairo il 4 giugno incentrato sul piano della sua amministrazione per portare la pace in Medio Oriente. Sono in molti, su fronti diversi, a voler usare quelle foto per scatenare una nuova ondata di violenza contro l`Occidente «blasfemo», torturatore, e contro un presidente che a parole - è il messaggio che si vorrebbe veicolare con quelle foto - che a parole predica dialogo, verità e trasparenza, salvo poi porre il veto alla pubblicazione delle foto di abusi e torture. Siamo agli inizi. E le prossime puntate si preannunciano incandescenti. In ballo sono già stati tirati figure di primissimo piano della passata amministrazione Bush - il vice presidente Dick Cheney, la segretaria di Stato Condoleezza Rice, il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld - e l`attuale Speaker (presidente) democratica alla Camera, Nancy Pelosi. Lo scontro si combatte a colpi di dossier, di accuse velenose, di impeachment.

 

DOMANDE SENZA RISPOSTE

 

Uno scandalo che ha portato i più autorevoli quotidiani americani a porre interrogativi che attendono risposta. Una domanda che chiama in causa «una responsabilità collettiva» del sistema politico americano per la triste e dolorosa pagina delle torture, è avanzata dal Washington Post: «È importante capire quando sia stato grande il circolo di chi sapeva e ha, o non ha, sostenuto quei metodi» scrive il Post, sottolineando che questo si potrà fare solo con la commissione indipendente che molti hanno chiesto - in primis la stessa Pelosi, prima che iniziasse, forse proprio per questo, la campagna contro di lei - ed alla quale Obama finora si è opposto per non dividere il Paese. Ma questa lacerazione potrebbe ora dispiegarsi su scala «planetaria».