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Carte di credito in caduta libera negli Stati Uniti

di Francesco Semprini - 08/07/2009

  
 
Carte di credito in caduta libera negli Stati Uniti. Nei primi quattro mesi del 2009 banche e società finanziarie hanno emesso 9,8 milioni di nuove carte, ovvero il 38% in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno passato. Allo stesso tempo il limite medio di prestito è sceso del 3% a quota 4.594 dollari.

Il trend trova spiegazione nel generale clima di crisi che oltre alla paralisi del comparto creditizio è stato caratterizzato da un'impennata dei casi di insolvenza costringendo i consumatori ad adottare abitudini di spesa più prudenti. Ma è anche l'effetto della stretta voluta dall'amministrazione di Barack Obama che sebbene abbia avuto come obiettivo quello di creare una disciplina più ferrea e tutele maggiori per i cittadini, ha in ultima istanza generato ricadute negative in termini di circolazione.

Secondo Equifax, la società indipendente che ha condotto la ricerca, il fenomeno appare trasversale, ovvero anche i clienti con basso rischio d'insolvenza accedono a linee di credito inferiori rispetto al passato. «Quello che impressiona è proprio la riduzione delle somme messe a disposizione dalle banche», spiega Mark Zandi, capo economista di Moody's Economy.com.

Nei primi quattro mesi del 2008, nonostante il numero di nuove carte emesse fosse diminuito su base annuale da 17,6 a 15,8 milioni di unità, il limite medio di prestito è cresciuto da 4.635 dollari a 4.715 dollari. La regressione del 2009 contrasta con i tentativi dell'amministrazione di ridare impulso al comparto creditizio. Il rischio è di assistere a un ulteriore peggioramento, secondo Zandi, perché gli ultimi interventi legislativi sono il frutto di un «disaccordo fattuale».

La legge approvata all'inizio di maggio infatti impone restrizioni maggiori nella concessione e gestione delle carte, e questo potrebbe portare a un ulteriore riduzione delle emissioni a una maggiore erosione dei limiti di prestito. L'obiettivo dell'intervento legislativo è stato quello di tutelare il consumatore dai rischi legati a rimbalzi dei tassi d'interesse o da commissioni esorbitanti spesso applicate senza il necessario preavviso o la dovuta trasparenza.

Dalle banche si è però assistito un aumento dei tassi d'interesse. Tutti elementi che vanno a disincentivare non solo il ricorso al credito e quindi la richiesta di nuove carte, ma che rischiano così di aumentare i casi di default e in ultima istanza di rallentare la ripresa del settore. «Se il calo del numero di nuove carte significa procedure di sottoscrizione più accurate e maggiori garanzie allora siamo in presenza di un segnale positivo», spiegano gli esperti di Consumer Report.

«Ma sarebbe preoccupante se le banche oltre a ritirare dal mercato le carte inattive e insolventi iniziassero a rivalersi sui consumatori responsabili». Intanto ieri sono stati diffusi anche i dati sulle insolvenze. Il numero degli americani che alla fine del mese non riesce a pagare il mutuo oppure il conto della carta di credito è salito a livelli record.

Secondo i dati dell'American Bankers Association, nel primo trimestre del 2009, il tasso di morosità sui mutui è salito al 3,52% dal 3,03% dell'ultimo trimestre dell'anno scorso, mentre quello sulle carte di credito ha segnato un incremento al 4,75% dal 4,52% del trimestre precedente. Il livello più alto da quanto sono iniziate queste rilevazioni nel 1974.