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La parata del 9 Maggio oltre le strumentalizzazioni ideologiche

di Antonio Terrenzio - 07/05/2025

La parata del 9 Maggio oltre le strumentalizzazioni ideologiche

Fonte: Antonio Terrenzio

A più di tre anni dal conflitto russo-ucraino, il 9 maggio e la parata della vittoria si prestano a polemiche strumentali che vedrebbero la Russia e la sua macchina di propaganda operare all'interno del Continente Europeo per seminare divisioni nel campo del dissenso occidentale. L'obiettivo, secondo i redattori del Primato Nazionale, sarebbe quello di frenare ed ostacolare i pur timidi tentativi di riarmo europeo e "una strategia comune contro gli attacchino esterni". Una parte, per fortuna settaria della destra radicale, continua a sostenere una narrazione ideologica strumentale e dagli accenti marcatamente reazionari, come emerge dall'articolo di Sergio  Filacchioni, https://www.ilprimatonazionale.it/approfondimenti/altro-che-folklore-il-9-maggio-e-unarma-ideologica-contro-leuropa-287930/ che chiama in causa quei sovranisti "filorussi" caduti nel giogo di Mosca. 
Ho già avuto modo di chiarire l'equivoco che una lettura fuori dalla storia e rimasta al '45, ha causato all'interno delle c.d. "area", ma data la cogenza e l'importanza del Conflitto russo-ucraino per le sorti dell'Europa, è necessario ritornare su quei punti dove si sarebbe accusati di "tradire gli interessi dell'Europa". Per inciso: sul concetto d'Europa sarebbe necessario prima intendersi, perché i "camerati" pro Kiev si identificano con l'UE dei Macron e delle Von Der Leyen; e già qui potremmo chiudere ogni spazio di discussione. Ma andiamo avanti, cercando di chiarire punto dopo punto quelle questioni dove i camerati che sposano le ragioni di Mosca, sarebbero accusati "di intelligenza con il nemico". 
La celebrazione del 9 di maggio, della vittoria sul Nazifascismo da parte delle forze sovietico e alleate, hanno carattere meramente storico e nel caso russo, congiunturale alla guerra che ha visto l'Occidente collettivo e quindi l'UE, finanziare ed armare fino ai denti brigate e squadre "pseudo naziste", i banderisti del Battaglione Azov, accecati solo da un sentimento di "russofobia". Una parte dell'estrema destra ha scelto colpevolmente la parte sbagliata che andava e va contro gli interessi vitali dell'Europa di ricongiugersi finalmente con la Russia, che ne è parte per storia e cultura. I nazionalisti della junta di Kiev sono i principali, se non esclusivi responsabili, di tre anni di guerra che hanno causato 1 milione morti. I dei camerati pro-Kiev hanno ignorato i disegni della Dottrina Brezinski di accerchiamento della Federazione russa e del ruolo che i nazionalisti delle ex Repubbliche sovietiche svolgono come agenti di provocazione atlantista contro Mosca, ma anche contro l'Europa.
Il fatto che nella ricorrenza del 25 aprile o il 9 di maggio, gli antifa ed i collettivi "festeggino la liberazione" imbrattino targhe dedicate a Sergio Ramelli o infanghino la memoria dei caduti di Acca Larentia, per quanto possa risultare irritante per chi condivide quella memoria, non può non constatare che gli antifascisti dei centri sociali sono i primi a scagliarsi contro il Regime di Putin e a sognare un Russia finalmente rientrata nell'ordine progressista-liberale, con tutte le conseguenze politiche e culturali del caso. Per cui è una polemica dal carattere estetico, che lascia il tempo che trova, e che stride oltretutto con lo spirito marziale della parata del 9 maggio, dove faccio fatica ad immaginarmi le Ilaria Salis e i Fratoianni. Quest'UE alla mercè delle élite Dem di Washington e degli interessi anglo-francesi, è emanazione diretta dei poteri global-finanziari che oggi impongono un riarmo da 800 miliardi di Euro per andare ad uno scontro folle contro la Russia. La degenerazione oligarchica di un Continente che tutto è, meno che espressione di quell'"Europa Imperium" agognata da tutti i pensatori e militanti che per essa hanno dato la propria vita e le proprie idee. Sentire parlare di riarmo e pensiero strategico da chi scimmiotta il gergo dei Macron e delle Von Der Leyen, da la cifra della confusione e dello smarrimento che ha investito certi soggetti, specie se costoro ti accusano di tradire l'ideale di potenza continentale.
Se Europa si è condannata all'irrilevanza politica, non è perché qualcuno ha complottato contro di essa, ma per iniquità e mediocrità delle proprie classi dirigenti. Ad essere rimasti nel '45 sono coloro attaccati ad una visione imbalsamata ed ideologizzata della storia, che vedono nella Russia ancora lo spettro del comunismo e convinti che al Cremlino regni un cleptocrate corrotto che brama di riportare sotto il tallone di Mosca l'intero Vecchio Continente, magari in accordo nemmeno tanto segreto con gli Usa, se non con Londra! La retorica 
contro il "male assoluto" vede partecipi tutti gli alleati occidentali ospiti a Backingam Palace da Re Carlo III, ovviamente con la compiacenza di Zio Vladimir, contentissimo per tre anni di sanzioni e di guerra, e che Polacchi e Baltici ringhino a sui confini, facciano saltare cavidotti e sognino la Federazione Russia ridotta alla Moscovia. Siamo oltre la paranoia. Inoltre nella propaganda "antifascista" di Mosca, ci sarebbe l'obiettivo tramite cortei, assemblee, appelli al disarmo, di attacco all'identità Europea e ad una sua autonomia strategica, e chi si oppone al riarmo è filorusso (Von Der Leyen docet), anzi secondo Sergio Filacchioni, "bolshevico-capitalista". Faremmo davvero bene a fermarci nella lettura come ci suggerisce l'autore del pezzo, perché qui è già materia per psichiatri. 
Il nemico assoluto, come recitava Indro Montanelli, esiste solo nella mente di chi lo concepisce. La Russia oggi non è un nemico dell'Europa e non vuole esserlo nemmeno in futuro. Parlare ancora di terze vie, come se fossimo fermi al '45, vuol dire essere ostaggi di manie allucinatorie, così come nel vedere nella retorica propagandistica antifascista di Mosca contro l'UE, un attacco all'Europa ancora "Fascista", come se a Berlino sedesse ancora il Fuhrer e a Parigi il Maresciallo Petain. 
l'Europa paga lo scotto di essersi piegata all'Occidente americanizzato che l'ha svuotata della sua forza e del suo spirito. La Federazione Russia rimane un punto di riferimento non solo geopolitico ma valoriale,
a scarto di idealizzazioni, perché certe derive nichilistiche occidentali hanno trovato freno in una società ancora disposta al sacrificio collettivo, non atomizzata dalla cultura dell'individualismo liberale. Sovrapporre come fanno quelli del PN , "antifascismo woke e post-sovietico come due facce della stessa medaglia", armi morali ed ideologiche per decostruire l'Europa, vuol dire non capire nulla dei termini della questione e che essa potrà recuperare il suo spirito e la sua identità, attingendo all'esempio della Russia, che quei valori li vive e li difende contro l'Occidente globalista che ne agogna la distruzione spirituale e materiale. Chi usa a pretesto la "lotta al "Nazismo Europeo" lanciata da Mosca, dimentica che l'UE quei "nazisti" , li ha utilizzati come carne da cannone contro La Russia, che rimane "de facto" un baluardo contro il globalismo perché intrinsicamente antiliberale e patriottica. Stupisce ma non troppo, come le posizioni dei camerati filo-ucraini, combacino con quella della propaganda mainstream fin nella retorica del "C'è un aggressore ed un aggredito" . Chi scrive non contesta il riarmo europeo e la necessità di una politica di difesa in sé per sé, ma la finalità, che è quella di portarla ad uno conflitto con la Russia. L'Europa potrà recuperare la sua dimensione imperiale solo integrando la Russia, che invece continua a provocare minacciando uno scontro militare e nucleare, servendo gli interessi dell'anglosfera, gli stessi che ne hanno determinato il suo assoggettamento dopo la fine della II GM. Gli obiettivi scoperti delle élite Euro-Dem rimangono i medesimi nonostante il cambio di amministrazione americana: tenere separate le potenze telluriche Germania e Russia, di modo che l'Europa non diventi Continente Potenza. La guerra in Ucraina è servita a questo. Che una setta di camerati pro-Kiev, con idee fuori dalla storia e dalla ragione, sia abbarbicata su posizioni reazionarie ed antieuropee, è qualcosa di desolante e che mostra lo stadio terminale di un ambiente che con tale scelta di campo, ha deciso di suicidarsi.