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Le pecore nere della demokrazia

di Roberto Pecchioli - 08/05/2025

Le pecore nere della demokrazia

Fonte: Maurizio Blondet

Le pecore nere esistono. In Italia ve ne sono due razze, una in Sardegna e l’altra in  Lunigiana. Un piccolo numero di capi con assoluta mancanza di accettazione da parte del resto del gregge ovino. Così va il mondo anche tra gli umani, in mezzo ai quali le pecore nere – i dissidenti, i refrattari, i bastian contrari, quelli che non condividono il pensiero
prevalente- sono malviste ancora più che tra gli animali.
Istinto del gregge, fastidio per il diverso, conformismo, alla faccia della melassa di falsi buoni sentimenti ostentati. Chi
scrive è una pecora nera sin dalla pubertà, quando constatò di avere propensioni, preferenze, gusti non in linea con la maggioranza dei coetanei. Brutto destino, specialmente quando la pecora nera, nel frattempo cresciuta, divenne tale anche in politica, sperimentando ostracismo, odio, discriminazione, maldicenza, derisione.
Nulla di nuovo sotto il sole, diceva l’Ecclesiaste tremila anni fa.
Dopo aver trascorso a testa alta una vita da pecora nera, crediamo di avere sufficiente esperienza per riflettere sulle pecore nere della democrazia. Quelli che non piacciono alla  gente che piace, che non vanno  imvitati ai telegiornali e ai talk show, quelli le cui idee non valgono in quanto sgradite al sistema. Le idee dominanti sono le idee delle classi dominanti
(Antonio Gramsci). Pensateci, ogni tanto. L’evidenza del passaggio rapido, insospettato sino a pochi anni fa, alla post democrazia ( cioè alla non-democrazia!) sfugge solo a chi non ha occhi per vedere e orecchie per sentire. Eppure non succede niente. Il vostro scrivano non ha mai amato la democrazia – o il simulacro che ha sperimentato sin da ragazzo- in quanto non crede al senno dei più.
L’esperienza e il senso comune suggeriscono che la maggioranza non ha principi e valori, solo interessi, simpatie, rancori, idiosincrasie. A  quelli e ai luoghi comuni si attiene.
La democrazia politica non ci convince perché è plutocrazia, ossia il dominio di chi ha più denaro e può influenzare (comprare…) il sistema culturale, mediatico, il consenso interessato di chi ha qualcosa da chiedere. Ed è oclocrazia
– dominio della plebe, dei peggiori- giacché la sua ragione è quantitativa, numerica.
Tuttavia, l’ abbiamo sempre praticata, convinti che tutti- persino le pecore nere- hanno diritto di avere voce e diffondere un’idea, una visione del mondo, difendere legittimi interessi, purché senza violenza, ricatto, intimidazione. Persino il sopravvalutato “papa laico” della cultura italiana del secondo Novecento, Norberto Bobbio, alla fine della vita,
dopo lunghe esitazioni, si convinse che la democrazia – totem e tabù, orgoglio dell’uomo occidentale- altro non è che una procedura, una serie di regole per accertare il consenso attorno a programmi, progetti, modi di organizzare di società. Dunque, anche le pecore  nere – benché fuori dal coro, estranee al cerchio magico, a quello che in Italia si chiamava
arco costituzionale- devono avere diritto a partecipare al dibattito pubblico.
Sino a ieri era più o meno così. Con limitazioni, eccezioni, leggi speciali che colpiscono alcune idee e persino alcuni gesti, ma insomma anche le pecore nere godevano di diritti, conquistati con fatica, anche con il sangue, rivendicati a muso duro dai figli illegittimi di un Dio minore.
Non è più così. Se le pecore nere alzano la testa, aumentano di numero, convincono molta gente, tornano nemiche, malvagie, pericoli per le “libere istituzioni”, la Democrazia ( maiuscola!) la convivenza civile, eccetera, investite dall’ intero repertorio di insulti , odio e disprezzo alimentato dal potere, oltreché colpiti dalla repressione legale.
Tornano pecore nere, escrescenze, malattie sociali da respingere.
Dopo avere annullato le elezioni in Romania per la vittoria di una pecora nera locale sospettata ( ohibò) di simpatie
filorusse, abbiamo assistito all’esclusione dal gioco politico di Marine Le Pen, dirigente del primo partito francese. In precedenza erano state poste fuorilegge formazioni politiche greche e belghe. In Gran Bretagna, autonominata patria della democrazia parlamentare, a Nigel Farage, pecora di colore indefinito invisa al potere, è stato chiuso il conto bancario.
Adesso che ha trionfato alle elezioni amministrative, chissà che cosa inventeranno per fermare il suo Reform Party nell’umida isola in cui centocinquantamila (!!!) persone sono state condannate nel 2024 per delitto di odio, minorenni e ragazzini compresi.
La censura si abbatte sull’arte , la letteratura, i media russi ( oscurati da tre anni) mentre filmati, incontri pubblici, documenti non conformi alla narrazione occidentale sulla guerra ucraina vengono proibiti in varie parti d’Italia ed Europa. Nei paesi baltici, pecore nere sono le robuste minoranze russe, a cui sono negati diritti civili e politici, nonché l’uso della
lingua materna. In Spagna le pecore nere sono indagate per fumose irregolarità amministrative, ancora più evanescenti delle accuse che hanno condannato Marine Le Pen.
In Germania è in carcere in isolamento l’avvocato Reiner Fullmich, coraggioso militante della libertà, arrestato nel 2023 e ora, dopo un anno e mezzo di carcere preventivo, condannato alla prigione per tre anni e nove mesi. Era la bestia nera del potere: le sue denunce avevano fatto esplodere grandi scandali, dalle frodi finanziarie attribuite a Deutsche Bank ai motori della Volkswagen con scarichi truccati per sembrare green. Dal 2020 Fullmich è diventato un punto di riferimento di chi ha visto nella pandemia un gigantesco esperimento di sorveglianza e profitto.
Ora tocca al partito Afd, colpevole di avere ottenuto undici milioni di voti – con tendenza alrialzo- per le sue posizioni avverse all’immigrazione massiccia, alla deindustrializzazione della Germania e all’impoverimento del popolo tedesco. Già minacciato di perdere i finanziamenti pubblici, potrebbe essere messo fuori legge perché “estremista”. Un dossier
di mille pagine , costato settanta milioni di euro ai contribuenti – compresi il venti, forse venticinque per cento che sostiene il partito “cattivo”- fornisce al governo gli appigli per infiltrare, inibire attività, sorvegliare, intercettare, domani forse arrestare gli esponenti di Afd. Tremano i dipendenti pubblici iscritti al partito. Nella Repubblica Federale vige una
legge – detta berufverbot- che esclude dall’impiego pubblico chi professa idee “radicali ed  estremiste”, utilizzata in passato contro neonazisti e comunisti.
Chi decide il significato di estremismo? E se estremista fosse proibire le idee che non ci piacciono ? E’ precisamente ciò che accade nell’occidente che qualcuno chiama giardino.
Estirpano le erbacce, ma che fare quando sono un quarto, un terzo dei cittadini (Francia, Germania, Regno Unito) , o addirittura la metà o più (Romania) ? Intanto non succede nulla, il mondo politico approva, felice di vincere con i codici legali ( promulgati da loro!)
mentre perde con i voti. Eh sì, perché anche il criterio della maggioranza non vale più se avanzano le pecore nere. E’ la sporca regola di Popper ne La società aperta e i suoi nemici.
Chi non condivide le meraviglie della “società aperta”, si vede chiudere la porta. Sono aperti a chi è d’accordo con loro. Non lo sono anche i peggiori tiranni ? Il regime si difende e contrattacca. Chi non ci sta, è cacciato dal campo. Cartellino rosso, ma potrebbe essere di un altro colore, ad esempio la fusione del fucsia progressista e del bluette moderato.
Tutte le forze politiche, ideali e culturali che sperimentano la persecuzione legale, l’ostracismo
politico, l’odio mediatico, sono pecore nere non perché fasciste, a in quanto hanno in comune i peccati capitali secondo l’occidente liberaldemocratico, progressista, tollerante, inclusivo: sono contrarie all’immigrazione massiccia, lottano contro la finanza padrona, la globalizzazione ( glebalizzazione…) , la progressiva abolizione delle sovranità nazionali.
Tutte stanno dalla parte di chi lavora o vorrebbe farlo, tutte lottano contro l’impoverimento del ceto medio, della classe operaia, della piccola e media impresa.
Fascisti immaginari, giacché i fascisti autentici- usiamo il loro linguaggio e il loro meccano mentale- sono al potere: quelli che aboliscono la libertà, la democrazia, il libero pensiero dichiarandosi liberali, moderati, progressisti, antifascisti e chi più ne ha più ne metta.
La lezione è semplice: gli unici nemici del sistema dominante in Occidente sono le (presunte) pecore nere. Quelle di altro colore, compresi il rosso antico e il rosé, sono parte integrante del sistema, insieme con le destre e le sinistre ufficiali, termini privi di significato ribaditi sino all’estenuazione per animare le rispettive curve ultrà e cacciare dal
campo le pecore nere di ogni orientamento.
Dopo la Germania ( in cui chiamano grande coalizione l’alleanza tra partiti che raccolgono il 45 per cento dei voti, ossia è al governo il principio di minoranza !) toccherà alla Polonia, se dalle parti di Varsavia dovessero trionfare le pecore nere il cui leader ha osato bruciare la sacra bandiera dell’UE.
Considerazioni finali: la democrazia nella forma in cui l’abbiamo conosciuta in Europa è morta; moltissimi ne sono soddisfatti, perché le pecore bianche odiano non tanto le idee, che in genere ignorano o equivocano, ma l’ esistenza fastidiosa, spiazzante, delle pecore nere; occorre mobilitare energie, intelligenze, coraggio per bloccare l’operazione in atto; quando il potere ricorre ai divieti e ai tribunali contro le idee manifesta debolezza e
conferma che quelle idee possono cambiare in meglio la società.
Significa altresì che ha paura. E’ un grande orgoglio e una grande responsabilità. Le pecore nere sanno di essere
diverse dalle altre. Ora devono dimostrare di essere migliori.