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Trattato di Lisbona: Dublino, ultima spiaggia

di Carlo Lupo - 28/09/2009

 

 
Trattato di Lisbona: Dublino, ultima spiaggia
 

Ancora una volta i cittadini del Vecchio Continente potrebbero essere salvati dal popolo irlandese. L’apparato politico al soldo dell’Europa delle banche, prosegue i processi di ratifica del trattato di Lisbona nell’assoluta disinformazione mediatica. Non a caso, il presidente e campione di democrazia Giorgio Napolitano due giorni fa ha accolto con “soddisfazione” l’ormai pressoché definitivo placet arrivato dalla Germania, in barba alle indicazioni della sentenza del 30 giugno della corte costituzionale tedesca, della quale abbiamo già parlato sulle colonne del nostro quotidiano.
Non a caso, dieci giorni fa in silenzio è stato riconfermato alla presidenza della commissione europea il portoghese José Manuel Barroso, con l’obiettivo di portare a termine il definitivo sacco d’Europa.
Per scardinare completamente quel che resta della sovranità delle nazioni europee, ormai mancano all’appello soltanto tre Stati membri: Irlanda, Polonia e Repubblica Ceca. Ed è proprio a Dublino che si gioca la partita fondamentale.
La massiccia campagna d’informazione a favore del trattato di Lisbona dava quasi per scontata la “redenzione” dei ribelli irlandesi che un anno fa avevano bocciato con un referendum il monstrum in via d’approvazione in tutti gli Stati membri dell’Ue, senza neanche consultare i cittadini. L’Italia ne è l’esempio più eclatante.
Eppure gli ultimi sondaggi in Irlanda - pubblicati il 5 settembre - mostravano che a un mese dal secondo referendum sul trattato, il prossimo 2 ottobre, il fronte a favore di Lisbona aveva perso la maggioranza, precipitando di 8 punti dal 54 per cento dello scorso maggio al 46 per cento. Suppergiù quanto avvenuto poche settimane prima del referendum del giugno 2008, quando il popolo irlandese – unico in Europa ad essere consultato - aveva bocciato senza possibilità d’appello il trattato di Lisbona. Quando le cose non vanno per il verso giusto, dopo il primo sgomento, gli eurocrati adottano l’ormai ben nota strategia del silenzio, se non quella della disinformazione.
Due giorni fa il corrispondente Rai da Bruxelles, Paolo De Luca, ancora parlava di una “risicata maggioranza” per il “sì”.
In Irlanda le manovre per scongiurare quella che sarebbe la tomba del trattato si susseguono a ritmo vertiginoso, tanto che l’amministratore delegato della Ryan Air, Michael O’Leary, ha annunciato di voler stanziare mezzo milione di euro a favore del “sì”, da impiegare anche in annunci sui velivoli della flotta. Il modello industriale Ryanair si sposa perfettamente con il liberismo sponsorizzato dall’Europa delle banche: competizione e profitti, salari da fame e condizioni di lavoro miserabili.
In Germania e in Inghilterra si alzano sempre più voci a favore di una consultazione popolare sul trattato dell’Unione europea. In Italia, invece, si preferiscono i girotondi.