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La politica dello Shas sulla purezza della razza, applicata ai bambini immigrati, è una vergogna

di Shulamit Aloni - 02/11/2009

Fonte: rete-eco

Le enunciazioni di un razzismo ufficiale in Israele sono divenute rievocazioni dei giorni infausti dell’espulsione degli ebrei dalla Spagna, allorché le autorità avevano deciso che solo un cattolico poteva essere spagnolo.

I discendenti degli ebrei espulsi dalla Spagna restaurarono successivamente uno stato indipendente nel quale i rabbini erano divenuti gli inquisitori per qualsiasi cosa fosse connessa a coloro che non avevano una madre ebrea, come pure per ciò che riguardava la conversione. Ora quei zeloti che si ostinano sulla purezza della razza hanno avanzato la richiesta di espellere dallo "stato ebraico democratico" (è davvero democratico?) dei bambini che sono nati qui e che si sono integrati nella società israeliana. La campagna razzista viene portata avanti dal partito Shas, diretto dal Ministro degli Interni Eli Yisai.

Siccome questa gente bigotta, in accordo con il loro rabbino, sono a conoscenza della saggezza di Israele sviluppata nel corso delle generazioni, non c’è possibilità di scelta, tranne presumere che essi abbiano preferito ignorare ciò che può risultare loro inopportuno. Ad esempio, che nel Trattato Kiddushin è stabilito che coloro che sono divenuti degli assimilati vanno considerati alla pari e non possono essere avviate indagini nei loro confronti. Non c’è alcun dubbio che gli immigrati dall’ex Unione Sovietica che erano nati da madre non-ebrea, qui siano degli assimilati – essi parlano in ebraico, ricevono un’istruzione israeliana, prestano servizio militare nelle Forze di Difesa Israeliane (IDF) e così via. Non c’è necessità di torturarli con sadici processi di conversione perché possano usufruire dei diritti che loro spettano – da parte di un paese che li ha sollecitati a venire e che ha la pretesa di essere democratico.

Se questo ha valore per gli immigrati russi, dovrebbe essere valido perfino per un gran numero di figli di lavoratori stranieri che sono nati qui, cresciuti qui, per i quali questo è il loro paese e l’ebraico la loro lingua e che non hanno alcun legame con qualche altro paese. Espellerli è vergognoso – è questo tipo di vergogna che va bandita.

Di fronte a queste domande, coloro che prestano attenzione a ciò che accade all’interno dei partiti ultra-ortodossi, il denaro che ricevono, l’esonero degli studenti delle scuole religiose (yeshiva) dall’obbligo di svolgere un lavoro e di prestare servizio militare nell’esercito – non possono mancare di ricordare la frase dal Deuteronomio: "ma lo studioso della Torah (Yeshurun) è diventato grasso e patetico".

Il nostro attuale Primo Ministro ha concesso loro una gran quantità di vantaggi; evidentemente il suo ebraismo lo ha reso pazzo. Non gli è sufficiente essere israeliano – sebbene in tutte le preghiere si trovino solo espressioni a proposito del popolo di Israele, il Dio di Israele, la Torah di Israele, mentre la parola "ebreo" non è mai citata. Il semplice motivo di ciò sta nel fatto che con "ebrei" si indica un gruppo etnico-religioso nato nella diaspora e il cui posto è nella diaspora, mentre noi siamo uno stato sovrano nel quale è vissuta una comunità ebraica e dove oggigiorno risiedono i cittadini dello Stato di Israele. Tuttavia, al tempo nostro, gli studiosi di Jabotinsky hanno stabilito che Israele non è una democrazia, ma una etnocrazia di fatto. Siamo divenuti uno stato sottoposto all’autorità di un clero di religiosi che disdegnano il progresso, la scienza e i diritti civili e che si oppongono alla richiesta di una piena eguaglianza per le donne in quanto cittadine.

Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu si è innamorato dell’ebraismo del rabbino Ovadia Yosef e delle altre persone sante che gli stanno d’attorno, e disdegna i principi contenuti nel documento fondativo dello stato – la "dichiarazione di indipendenza" che garantisce che il paese verrà edificato "a beneficio di tutti i suoi abitanti", che ci sarà "completa uguaglianza di diritti per tutti i cittadini senza distinzione di origine, razza, religione e sesso." così come "libertà di religione e di coscienza". Sembra che il nostro premier sia convinto che la democrazia comporti le elezioni, quando è necessario che esse siano svolte, e la competizione tra i partiti esistenti. Come tutti sanno, queste cose ci sono perfino in Iran.

Nonostante ciò, non si sono ancora perdute tutte le speranze che Netanyahu possa avere una rivelazione improvvisa, dopo di che si rammenterà della storia del popolo di Israele e comprenderà che espellere lavoratori e i loro figli sarebbe una macchia che non potrebbe essere cancellata.

Se c’è qualcuno che ritiene che sia stato troppo duro nella mia critica al sistema – che, secondo la versione degli ortodossi, deve "mantenere pulito il paese"– esamini i progetti legge che in passato sono stati presentati a questa Knesset, fin dalla sua elezione: sull’obbligo per ogni membro del governo di giurare fedeltà "allo Stato di Israele in quanto stato ebraico, Stato sionista e democratico, ai suoi simboli e ai suoi valori"; sull’obbligo di giurare fedeltà allo stato "in quanto Stato Ebraico e Sionista, e alla sua bandiera e al suo inno nazionale" come condizione per poter ricevere la carta d’identità, anche per quanto riguarda i figli; proibizione che venga fatto riferimento alla catastrofe degli arabi e alla distruzione dei loro villaggi durante la Guerra di Indipendenza. Tutte queste politiche sono finalizzate a costringere i non-ebrei ad abbandonare il paese.

Se in uno dei paesi democratici nei quali vivono degli ebrei venissero adottate leggi etnocentriche come queste, che rendessero obbligatoria una visione religiosa e nazionalistica, insieme ai valori e ai simboli cristiani – così come si sta verificando qui a proposito dell’ebraismo e dei simboli ebraici – allora tutti coloro che si guadagnano da vivere accusando i Gentili di anti-semitismo avrebbero l’occasione di divertirsi un mondo. Tuttavia, in tutti gli altri paesi democratici gli ebrei sono cittadini con pari diritti, senza l’obbligo di dovere giurare o dichiarare fedeltà. Essi hanno inoltre il diritto di decidere quale tipo di ebrei vogliono essere ed in che modo vogliono contrarre matrimonio. Mentre qui noi viviamo sotto oppressione religiosa: non esiste il matrimonio civile e la legge ci costringe a essere assoggettati al rabbinato ortodosso, mentre le altre correnti dell’ebraismo vengono trattate con disprezzo. Ora desiderano vincolarci ai "valori e simboli" dell’ebraismo che si sprigionano dalle aule di studio del Shas e degli ultra-ortodossi.

E’ curioso che il primo ministro debba ancora promettere di fornire un sussidio per il prossimo anno a 80.000 parassiti, chiamati studenti della yeshiva, invece dei 50.000 di quest’anno. Tutti si rendono conto che tra di loro non comparirà nessuno "capace di muovere la montagna", ma piuttosto degli osservatori delle leggi dietetiche (kashrut) e dei dimostranti contro tutta la gente che lavora e combatte, costruisce e produce cultura. Si divertiranno alla grande molti di questi membri della società che, conformemente ai "valori e simboli" dell’ebraismo zelota, sono impegnati a proteggere la purezza della razza ebraica.

Testo inglese in http://www.haaretz.com/hasen/spages/1123067.html - tradotto da Mariano Mingarelli


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