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Gli Amici del Muro Italia-Israele e la cecità morale del Presidente

di Antonio Caracciolo - 07/02/2010



Uno dei leit-motiv più ricorrenti della propaganda sionista in Italia – che si avvale di alcune testata dedicata ad hoc ed in più può contare su una rete di agenti dislocati in numerose redazioni, grandi e piccole – è che il muro dell’apartheid in realtà non esiste. E non esiste perché non ha la funzione che un muro ha sempre avuta: quella di chiudere, dividere, delimitare. Il simbolo massimo della mancanza di libertà è diventato nell’immaginario collettivo il Muro di Berlino. Ma se si tratta del Muro di Sharon i nostri concetti dovrebbero cambiare e significare l’opposto. Un libro interessante che non sono riuscito ad acquistare e leggere perchè esaurito né a trovare in biblioteca ha per titolo Le Mur de Sharon. Oltre ad essere il muro dell’apartheid come è per tutti eccezione fatta per i diretti responsabili della sua costruzione e della sua vergogna, parrebbe che la tesi di questo libro sia che il Muro abbia un significato mistico-religioso, servendo a “separare” la purezza ebraica dall’impurità goym ed arabo-palestinese. Dunque, espressione di un razzismo che più razzismo non si può. Poco importa che sia una razzismo dotato di impianti elettronici, un razzismo elettronico.

Riporto di seguito da una rassegna evangelico-sionista, redatta in lingua italiana, un brano la cui ottusità morale offende l’immagine del Cristo che noi abbiamo finora avuta. Anche per la percezione del Cristo e del suo messaggio religioso vale ciò che gli antichi sofisti insegnavano sulla natura della mente umana: l’uomo è misura di tutte le cose; di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono. Invero, il cristianesimo che abbiamo conosciuto non è relativista ed insegna a credere che mediante la purezza del cuore tutti gli uomini possano giungere una una stessa Verità in ambito morale e che il linguaggio rettamente usato debba ubbidire alla regola: si si; no no. Ogni confusione è opera del diavolo. Se è così, nel brano che segue, benché diffuso da sedicenti “cristiani” nonché “evangelici” e “sionisti”, dobbiamo riconoscere una manifestazione del “demonio” che si fa beffe di ogni evidenza. Ma eccolo il brano:


Il "muro" israeliano
Fonte
Lettere arrivate a "La Stampa"

5 febbraio 2010 - "Quel muro grande ma invisibile"

Sono stata in Palestina l'estate scorsa, e forse una delle immagini che mi è rimasta più impressa è il muro di cemento che separa i Territori Palestinesi da Israele: una barriera alta 8 metri e lunga 500 Km, di cui troppo poco si è parlato (il muro di Berlino era meno di 4 m…). Apprendo ieri sera (3 febbraio 2010) che il nostro Presidente del Consiglio in visita in Palestina, alla domanda postagli da un giornalista sulle sue impressioni nel vedere e nell'oltrepassare per la prima volta il muro, ha risposto che gli dispiace deluderlo, ma non l'ha visto… (era impegnato a preparare il discorso per l'incontro con il Presidente Abu Mazen). Mentre risponde, e ripete più volte il concetto, il suo volto sorride soddisfatto. Non l'ha visto? Le sue parole, e forse ancor più il suo sorriso, mi fanno salire le lacrime agli occhi.
Mi ritengo offesa a nome delle migliaia di palestinesi che ogni giorno stanno ore in fila per oltrepassare quel muro per andare a lavorare o a scuola, e che da quel muro sono stati privati di beni e servizi che a loro spettavano. Io e moltissimi altri come me il muro l'abbiamo visto, e ci è rimasto come un pugno nel cuore che aspetta l'indignazione del mondo.
Maria Ruzzene Vicenza

6 febbraio 2010 - "Muro/1: la menzogna dei 500 chilometri

Caro Direttore, la lettera uscita ieri sulla lunghezza del cosidetto «muro» che separa Israele dai territori palestinesi contiene la solita menzogna di chi è interessato più alla propaganda che alla verità. La barriera difensiva, quando sarà completata, sarà lunga circa 700 km, oggi è in funzione circa il 65%.
Essa è formata da sensori di filo metallico, che hanno la funzione di segnalare la presenza di chi intendesse oltrepassarli.
La parte in muro, una volta finita la barriera sarà del 5% del totale. Come vede nulla a che vedere con i 500 km citati dalla lettrice.
Angelo Pezzana

6 febbraio 2010 - Muro/2: fa barriera contro i kamikaze

Per motivi di lavoro sono stato nel corso dell'ultimo anno due volte, per un totale di due mesi, in Israele. Devo quindi contestare quanto diceva ieri una lettrice. La barriera difensiva tra Israele e i territori palestinesi (che sono andato a vedere di persona due volte) è alta otto metri per tre/quattro chilometri, è alta due/tre metri per un'altra decina di chilometri, per il resto è un reticolato con segnalatori/dissuasori contro chi dovesse tentare di oltrepassarli.
Inoltre, è una barriera difensiva: serve a evitare che chi sta dall'altra parte possa sparare verso Israele, o tentare di passare indossando cinture esplosive. Perché chi critica l'esistenza della barriera difensiva non parla mai dei kamikaze?
Gilberto Bosco

6 febbraio 2010 - Muro/3: da quando c'è niente più bombe

Vorrei poter dire alla lettrice Maria Ruzzene che anch'io sono contrario ai muri. Sono, però, anche contrario totalmente ai terroristi che mettevano le bombe sui pullman israeliani, e negli altri posti affollati. Vengono anche a me le lacrime agli occhi, quando penso ai bambini, ma anche alle donne e agli uomini, fatti a pezzi da tali esplosioni. Come la signora Ruzzene NON ha notato, da quando c'è il muro, episodi di questo genere non si sono più verificati.
Battista Caputo

(Informazione Corretta, 6 febbraio 2010)
In aggiunta all’analisi teologico-morale ci si possono porre alcuni interrogativi da persona semplice. Ma perché mai qualcuno per “proteggersi” dovrebbero costruire un immenso mostruoso muro intorno a sè? La risposta data con spirito di verità conduce alla natura coloniale e razzista del sionismo. Nessuno storico di regime potrà mai confutare che dal 1882 in poi l’ideologia sionista – prima ancora che Hitler nascesse – il sionismo perseguiva scientemente e costitutivamente il programma della pulizia etnica e dello sterminio del popolo palestinese, infangato in ogni modo per “negarne” la semplice esistenza fattuale, non già politica e istituzionale. I palestinesi non esistevano e non avevano un “destino”, o meglio – come già gli indiani d‘America – avevano il destino di essere sterminati e dovevano religiosamente accettare questo destino per maggior gloria del dio degli oppressori e sterminatori. Il Muro in fondo avrebbe questo recondito significato religioso.

Ad una retta coscienza morale appare ovvio che le vittime designate vogliano, possano e debbano resistere. A doversi “difendere” sono loro, non i loro massacratori, che pretendono il nostro appoggio e la nostra solidarietà. Addirittura scrivono libri dal titolo: “Israele siamo noi”. Sono sconvolti gli ordinari canoni della morale evangelica – non dei signori di cui sopra! –, dove la confusione delle evidenze è aperta e riconoscibile opera del “demonio”. In termini filosofico-giuridici è inoppugnabile la totale mancanza di legittimità non solo della costruzione del muro, già condannata da un Corte di giustizia, ma la stessa legittimità del diritto all’esistenza dello stato di Israele, su cui tanto insiste la propaganda, in quanto fondata sul perseguimento della riduzione alla non esistenza, ovvero allo sterminio, del legittimo popolo autoctono, cioè i palestinesi, uccisi e molestati nella loro terra, nelle loro case.