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La GlaxoSmithKline licenzia 550 persone

di Alessandro Cavallini - 08/02/2010


 

 

Dopo l’Alcoa, un’altra grande multinazionale ha deciso di lasciare a casa dei lavoratori italiani. E’ di pochi giorni fa infatti la notizia che il Centro ricerche di GlaxoSmithKline di Verona sta per chiudere e così 550 ricercatori si troveranno senza lavoro. L’annuncio è stato dato dalla stessa azienda farmaceutica. Lo smantellamento del centro ricerche rientra in un piano di tagli di circa 4000 posti di lavoro in tutto il mondo, metà dei quali nel settore ricerca e sviluppo.

«È una notizia scioccante – dice Crespi,  della Rsu di GlaxoSmithKline – che ci è stata comunicata all’improvviso, in una giornata nella quale era stata organizzata una manifestazione contro il ventilato progetto di outsourcing. Il Centro ricerche era il fiore all’occhiello non solo per Verona, unica realtà italiana nella ricerca farmaceutica». Il sindacalista sottolinea che «GlaxoSmithKline ha motivato questa chiusura con il mancato raggiungimento degli obiettivi negli utili, che in un anno di crisi come il 2009 hanno toccato l’11% rispetto al previsto 14%. Per una differenza così piccola si lasciano a casa 550 persone, tutte laureate ed espressione dell’eccellenza, alle quali vanno aggiunti un centinaio di lavoratori nella produzione. L’azienda ha garantito il mantenimento dell’occupazione fino alla fine dell’anno».

Per il rappresentante della Cisl, «è sconcertante, anche perché in Glaxo avevamo già passato due mobilità che avevano coinvolto 160 dipendenti ai quali l’azienda aveva assicurato che non ci sarebbero stati problemi fino al 2011». E adesso i lavoratori di GlaxoSmithKline stanno cercando di sensibilizzare i politici locali sulla loro sorte.

Il sindaco Flavio Tosi ha già espresso il proprio rammarico. «La chiusura del Centro ricerche di Verona del gruppo GlaxoSmithKline sarebbe un grave colpo per la città: chiederemo un incontro immediato con l’azienda per conoscere esattamente i termini del piano di riorganizzazione e per cercare di trovare la soluzione migliore per tutelare i posti di lavoro». «È un problema grave e delicato – aggiunge Tosi – in quanto ci dobbiamo confrontare con una multinazionale che non ha la sua sede principale in Italia, ma che storicamente è legata a Verona dove ha creato più di 1200 posti di lavoro». Trattandosi di un gruppo multinazionale e in considerazione delle ricadute occupazionali nel veronese, conclude Tosi, si cercherà «di coinvolgere anche la Regione e il Governo in un confronto che speriamo possa portare ad una soluzione positiva per i nostri concittadini che lavorano in Glaxo».

E anche il governo sta tentando di intervenire per convincere la multinazionale ad un dietrofront. «La decisione del Gruppo Glaxo di chiudere vari centri di ricerca nel mondo, tra i quali quello di Verona, impone la rapida apertura di un tavolo negoziale con lo scopo di garantire la continuità di un’attività di ricerca che coinvolge quasi 600 ricercatori e rappresenta un punto di eccellenza nella ricerca farmacologica italiana». Lo afferma, in una nota, il ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, ricordando che «i ministri dello Sviluppo economico, della Salute e del Lavoro sono concordemente impegnati nella convinzione che non possa in alcun modo disperdesi un pezzo così rilevante della cultura dell’innovazione italiana, che ha espresso posizioni di leadership a livello globale».

Ma l’aspetto più vergognoso di questa vicenda, e che nessun politico, locale o nazionale, ha voluto sottolineare è che la decisione di Glaxo giunga nonostante il bilancio abbia ottenuto degli utili. Ormai i lavoratori non possono ritenere il proprio posto di lavoro sicuro nemmeno in quelle aziende che meno hanno subito gli effetti della crisi economica. I lavoratori non rappresentano più una risorsa per l’azienda da utilizzare per aumentare la produzione e i ricavi, ma un costo da abbattere sempre e comunque. Proponiamo perciò di cambiare il termine lavoratore con uno più consono all’attuale Sistema capitalistico e criminale: schiavo.