Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Snoopy & co.

Snoopy & co.

di Marco Iacona - 07/04/2010

http://puntog.blog.kataweb.it/files/ho_la_testa_tutta_piena_d/images/2007/06/19/snoopy.jpg

Probabilmente non era “buia e tempestosa” la notte che Charles M. Schulz ideò i suoi personaggi entrati nell’immaginario dei ragazzi della nostra parte di mondo. Personaggi che rispondono al nome di Charlie Brown (suo alter ego giovanile), Linus, Lucy, Snoopy e tanti altri a formare le strisce di fumetti famose come Peanuts (“noccioline” o “personcine”) pubblicate dall’ottobre del 1950 su alcuni prestigiosi quotidiani Usa al febbraio del 2000, fino cioè alla morte (al giorno dopo per l’esattezza) del suo autore. “Notte buia e tempestosa” è più che altro il pretenzioso e poco originale incipit per un libraccio dallo scarso avvenire (ora vedremo di chi) e poco si addice – neanche come situazione meteo – a chi ha contato in vita su un “bacino d’utenza” di oltre trecentocinquanta milioni di lettori ed è strato tradotto in più di venti lingue. Lasciamo allora al cane Snoopy, bulimico dei sogni, la speranza che basti un inizio sprint con frase a effetto e punteggiatura da manuale di sintassi (<Era una notte buia e tempestosa. A un tratto, echeggiò uno sparo!>) per costruire il grande successo. Perché, e Schulz lo capì molto bene, i grandi eroi e i grandi “personaggi” si costruiscono più sui loro difetti che sui loro pregi. In primo luogo: la testardaggine di non saper scrivere un romanzo ma averci tentato mille e mille volte.
I Peanuts sono belli per questo: perché presentano con tutte le pecche possibili il mondo degli adulti oramai praticamente scomparso, ma col grande privilegio di schivare le responsabilità di una generazione divenuta invisibile. I Peanuts giocano facendo sul serio (e mai il contrario), perché la variabile tempo è sempre loro fedele alleata. Tutto può accadere perché ogni cosa è sempre uguale a se stessa cioè ai personaggi che arricchiscono le pagine delle tavole a fumetti. Charlie Brown sarà per sempre un perdente, un bambino noioso e un amico fedele, Lucy una prepotente, Linus un genio incompreso (con “potenzialità” alla Stan Laurel il nostro Stanlio): è questo il mondo dell’organico ove qualunque cosa funziona perché c’è il suo reciproco, ove tutto è previsto attimo per attimo o decennio per decennio tanto fa lo stresso. Ma come in tutti i mondi “perfetti” c’è chi va al di fuori di uno schema ordinato e c’è chi sogna di essere un altro e ci riesce davvero. In questo caso – e Schulz è ancora straordinario – non si tratta di un essere umano ma del cane Snoopy. Un insignificante bracchetto o beagle bianco dalla orecchie nere, inizialmente soltanto “cane” ma col tempo – dagli anni Sessanta in poi – bestiolina pensante e spesso pensierosa con tanto di amici e parenti (sette fra fratelli e sorelle), che ci parla della legittimità dei sogni e di come in fondo esista una possibilità di fuga da quel mondo della “perfezione”, ove anche i diversivi sono spesso uguali a se stessi. Eccolo così campione di golf e di hockey, surfista, medico chirurgo, tennista, ginnasta, pesce carnivoro, avvocato, giocatore di baseball, serpente a sonagli, feroce avvoltoio, amico e confidente sia degli uccelli sia degli insetti e studente alla moda; e poi ancora: “filosofo”, sergente della legione straniera e soprattutto nemico giurato del(lo stupido) gatto dei vicini – a volte un vero mostro – asso della prima guerra mondiale e avversario del mitico “barone rosso” (al secolo: Manfred von Richthofen). I duelli fra il vero eroe della Grande guerra e l’aviatore con tanto di casco e occhialoni non avvengono tuttavia in nome di “banali” categorie morali come bene e male, perché la dimensione quasi parsifaliana della lucida follia e dell’immaginazione a quattro zampe sovrasta e di gran lunga quella reale e storica. Snoopy sta sognando mica sta scrivendo o riscrivendo una pagina di storia… Ecco perché il nostro eroe di carta è soprattutto un “tipo” che se ne infischia del mondo e degli umani; lui costruisce le sue avventure mietendo “vittime” a gogó (a destra e sinistra, sopra e sotto), marciando sulle fatiche di chi può capitargli a portata di naso. Impossibile d’altra parte non capire chi sia in realtà Snoopy e quale idea egli abbia delle regole, se ci si concentra sul suo modo di stare al mondo: non dentro il suo di mondo, cioè la cuccia (che pare contenga ogni sorta di oggetti, dai libri ai quadri), ma fuori e più in alto, cioè sul tetto della medesima casetta probabilmente più vicino al luogo dei sogni; “disturbato” da Charlie Brown, il suo padrone, che sovente corre a comunicargli questa o quella notizia. <Ha telefonato la tua maestra di aerobica…>; oppure: <Ecco il toast che ti ho promesso! Mi spiace, ma non abbiamo cioccolato caldo per inzupparlo…>.
Come scrittore, si diceva, Snoopy è un fallimento nonostante certa “aristocratica” pigrizia gli consenta, eccome, di dedicarsi ai lavori sedentari. Picchiare sui tasti di una macchina da scrivere e abbozzare improbabili biografie lo è senz’altro (il massimo per un egocentrico: scrivere la storia della propria vita ma non conoscere il nome del padrone a cui si è stati affidati…). Tenta oggi e tenta domani, sono pochi gli editori che leggono i manoscritti che lui regolarmente invia; ma più che i fallimenti (che non esistono per i sognatori!) Snoopy ama la provocazione anzi la reazione “esasperata” dei redattori che certificano che il suo sogno è già realtà e che la sua carriera di scrittore sfortunato è già avviata. Le lettere che gli giungono dalle redazioni sono di questo tenore: <Caro Collaboratore, le rispediamo il suo pessimo racconto. È il racconto più stupido mai letto da noi. La preghiamo di non mandarcene più. Per favore, per favore!>; oppure: <Caro Collaboratore, abbiamo ricevuto il tuo ultimo manoscritto. Perché ce lo hai mandato? Che cosa ti abbiamo fatto di male?>.
Ma se è vero che tutti i sogni del nostro bracchetto diventeranno prima o poi realtà (come giocare a basket, incrociare i guantoni con Lucy – nel suo caso un solo guantone attaccato al naso – e diventare un capo scout), anche quello di veder pubblicato il suo primo lavoro finirà, finalmente, per avverarsi. Immaginiamo allora il giorno in cui su un banchetto costruito ad arte i suoi lettori avranno in dono – oltre la copia del libro – l’inconfondibile firma del novello Leone Tolstoj cioè l’impronta di una simpatica zampetta. Il “barone rosso” sarà forse imbattibile (anche se un giorno…), ma un onesto beagle sa combattere ben altre battaglie. E dopo la prima “vittoria”? provaci ancora Snoopy!