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Santoro, il guru che ha raggirato tutti

di Marcello Veneziani - 20/05/2010

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Il dissidente russo-salernitano Mikail Santorov si è accordato con i suoi aguzzini e non scriverà la seconda parte di Arcipelago Gulag ricevendo in cambio dieci milioni di rubli. Lascia i suoi collaboratori a patire in Siberia, con Annozero tituli. Non ci posso credere, ma è finita davvero così tra il dissidente Santoro e la Rai di regime, tra Michele e la libertà d’informazione. È difficile spiegarla al mondo, dopo che si era gridato alla censura e alla limitazione della libertà d’opinione in Italia. Prima fu costretto all’esilio dalla Rai, poi fu invocato il suo rientro, come i Savoia; ma Re Michele ha fatto la stessa cosa dei reali sabaudi, che una volta ottenuta la tanto attesa libertà di vivere in Italia, hanno mantenuto la residenza a Ginevra. L’eroe della resistenza a Berlusconi esce dalla sospirata Rai che gli erige in memoria un monumento di euro.

Santoro è andato via d’improvviso, spiazzando tutti, e le soluzioni a occhio nudo sono due: o si è fatto pagare come un Kakà dal suo stesso nemico per togliere il disturbo oppure ha scelto in libertà di andarsene, come era libero in Rai di fare quei programmi e di continuare la sua opera berluschicida. Io propendo per una terza maliziosa soluzione: Santoro è stato in questi anni il principale sponsor di Berlusconi e andandosene ora gli fa un dispetto. È servito allo Zar assai più di Vespa o di chi volete voi. E ve lo dimostro. In principio Santoro fu uno dei principali testimonial e sostenitori della caduta della prima Repubblica.

Accese non pochi fuochi contro il potere, dette spazio a tutte le opposizioni, missini e leghisti inclusi, soffiò sulla rivolta del Sud, e sostenne Mani pulite. Fu uno dei principali alleati della Svolta che mandò al governo per la prima volta Berlusconi, gli ex missini e la Lega. Dalla metà degli anni Novanta in poi, la sua sinistra populista fu una spina nel fianco della sinistra politica. Loro venivano dal Pci, lui da Servire il popolo. Veltroni non lo amava, D’Alema non lo sopportava. Santoro in video li trattava male. Mi ricordo una volta in una puntata di Rosso e nero dedicata a D’Alema, ero ospite con la Palombelli. Prima di cominciare, Santoro stranamente mi disse: «Ti lascio il microfono sempre acceso, attaccalo quando vuoi, senza pietà». Mi sorprese ed io per spirito di contraddizione e per diffidenza verso l’invito al killeraggio, non attaccai D’Alema con furore. Santoro gli scatenò il pubblico contro, persino una massaia avvelenata. Baffino uscì furioso e avvilito, gli detti perfino umana solidarietà. Poi, i casi della vita: quando D’Alema andò alla guida del governo, Santoro uscì dalla Rai senza molti complimenti e con il silenzio della stampa.

E sapete dove andò a rifugiarsi? Ma guarda la combinazione, ad Italia Uno, proprio da Mangiafuoco Berlusconi. Poi tornò in Rai e cominciò la sua campagna contro il secondo governo Berlusconi; io lo capisco, era il tasto che tirava più ascolti. Poi venne la sua estromissione bulgara dalla Rai, un errore dei berluscones che non mi stancherò mai di definire imbecille. Perché il risultato fu che prima avevamo un Santoro e dopo ne avemmo due: uno dentro la Rai, nelle vesti di Giovanni Floris che con Ballarò prese il suo posto con professionale tendenziosità. E l’altro fuori, il medesimo Michele nel ruolo di vittima epurata, che percepiva molti soldi dalla Rai ma intanto veniva eletto al parlamento europeo nella lista Uniti nell’Ulivo. Anche allora Santoro fece come ora: disattese le aspettative dei suoi tifosi e dopo essere stato eletto, mollò il parlamento europeo. E tornò in Rai acclamato come un dissidente riabilitato. Sembrava il quasi omonimo Santorre di Santarosa, combattente all’estero, esule per la patria. Tornò più incazzato di prima, il Michele, grasso, con capelli surreali da pappone russo e la bava alla bocca.

Da lì cominciò il ciclo furente di Annozero. Che ha avuto un curioso fatturato politico: per ogni spettatore antiberlusconiano che aizzava contro Berlusconi, ne spingeva due per indignazione nelle braccia di Berlusconi. Santoro è stato un formidabile sponsor del Cavaliere. Anzi, per essere più preciso, Santoro e Berlusconi sono stati in questi anni un esempio perfetto di bipolarismo complementare a sfondo sadomaso: ognuno rendeva martire l’altro e il martirio in Italia, Paese cattolico anche se miscredente, paga molto. Nuocendosi, si giovavano a vicenda. E allora la mia perfida convinzione è che il vero dispetto a Berlusconi Santoro lo faccia proprio adesso che scappa via dalla Rai con la sua liquidazione milionaria, pur mantenendo un pied-a-terre nell’azienda pubblica radiotelevisiva. Chi darà più a Berlusconi ondate gratuite di solidarietà per i feroci attacchi in video del mitico Mikail?

Chi consentirà più a Silvio di dire che in Italia c’è libertà d’opinione, tanto è vero che sulla Rai pubblica è possibile attaccare il premier sia sulla rete militante dell’opposizione, Raitre, che perfino sulla governativa Raidue, e nientemeno che con il feroce Santoro? No, Michele, questo non lo dovevi fare. Berlusconi ha sempre vinto le elezioni con Santoro in video, e le ha perse con Santoro fuori. È stato il suo gobbetto portafortuna. Ora la sinistra può tirare un sospiro di sollievo per la sua fuoriuscita dalla Rai, che in video giovava al Cavaliere e a Di Pietro, ma non a loro; e magari può sperare che la Rai trovi un Emilio Fede che inneschi la stessa reazione allergica di Santoro in loro beneficio. Da anni Berlusconi si giova dei suoi nemici e patisce i suoi amici, da Casini a Fini, ora a Scajola più anemoni vari. Per questo piangiamo la dipartita dalla Rai di Michele Santoro mentre sentiamo dai microfoni dello studio uno straziante annuncio: si è smarrito un bambino di nome Marco Travaglio, ha perso la sua tata e non sa dove andare.