Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Kirghizistan: giorno di lutto, lacrime di coccodrillo

Kirghizistan: giorno di lutto, lacrime di coccodrillo

di Pietro Fiocchi - 17/06/2010

http://www.tuttosport.com/images/ansa/5d/68b1908b4d12463812fad9b6e46c615d_immagine_l.jpg


Il Cremlino, vinte le remore, ha risposto con i fatti all’appello della leader kirghiza Roza Otunbaeva: ieri nel primo pomeriggio sono atterrati a Bishkek, a distanza di un’ora l’uno dall’altro, tre aerei della Protezione civile russa con un carico di 130 tonnellate, generi di prima necessità.
Nel frattempo è aumentato il numero delle vittime. Ieri il governo provvisorio ha decretato un giorno di lutto. Da venerdì scorso gli scontri tra kirghizi e uzbeki nel sud del Paese, i più violenti degli ultimi 20 anni, hanno mietuto vite a decine: 187 morti, il bilancio aggiornato. Particolarmente colpita la città di Osh. Ci sono poi i feriti, circa 2000, oltre ad una massa enorme di profughi (secondo alcuni esperti sarebbero 100.000). Barricate, macchine incendiate, case e negozi distrutti e saccheggiati.
L’Unione europea sborserà 5 milioni di euro, ha fatto sapere ieri un portavoce della Commissione: i fondi saranno gestiti da organizzazioni internazionali, Nazioni Unite e Croce Rossa in particolare, e serviranno per garantire acqua, cibo e assistenza sanitaria alle vittime di questo disastro, scientemente provocato, dice qualcuno.
Le forze dell’ordine hanno ricevuto istruzioni precise: sparare senza fare troppi complimenti. Un compito non facile. Nelle due città teatro degli scontri, Osh e Jalalabad, tra militari e popolazione civile ci sono rapporti di parentela, amicizia, la gente si conosce. Non si può fare fuoco sulla folla, ma neanche restare inermi di fronte a quello che succede.
Il segretario del Consiglio kirghizo di sicurezza, Alik Orozov, è volato a Mosca per incontrare il suo omologo russo Nikolaj Patrushev e il capo della diplomazia Sergej Lavrov. Serve decidere in fretta come intervenire per rimettere le cose a posto, per garantire un minimo di stabilità. Patrushev e i suoi colleghi, nell’ambito dell’Organizzazione del trattato per la sicurezza collettiva (Otsc), hanno di recente approvato un piano che prevede le misure da prendere, soprattutto indica a quale principio ispirarsi: ogni mezzo a disposizione per imporre l’ordine è lecito. Ora il documento deve essere approvato dai presidenti dei Paesi membri dell’Otsc.
Da quando tutto è cominciato Roza Otunbaeva accusa Kurmanbek Bakiev, l’ex presidente destituito ad aprile: sarebbe stato lui ad istigare chi poi materialmente ha provocato i disordini. Che sia tutto ben orchestrato lo dicono anche gli osservatori dell’Onu, senza però fare direttamente il nome di Bakiev.
Senza addentrarci ora sulle rispettive responsabilità di Bakiev o della Otunbaeva, entrambi arrivati alla poltrona presidenziale con la rivoluzione, quella dei tulipani nel primo caso e quest’ultima di primavera nell’altro (anche se, a livello formale, per Bakiev ci sono state le elezioni) c’è un particolare da non trascurare.
Qualche mese prima che tutto avesse inizio, era imperante una questione: la base nordamericana di Manas e la faccenda sulla dipartita dei militari di Washington. Poi c’è stato il dietrofront del presidente, persuaso dall’offerta generosa che gli hanno fatto gli statunitensi. A poca distanza da Manas c’è la base russa di Kant, entrambe non lontane da Bishkek. I militari di Mosca e Washington vicini di casa in una delle regioni più strategiche dell’Asia Centrale, un fatto paradossale…