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Ora paghino le banche

di Alberto D’Argenzio - 18/06/2010




Tassa sulle banche e tassa sulle transazioni finanziarie, con queste due proposte l'Europa unita parte piena di buone intenzioni alla volta del G20 di Toronto del 25-26 di giugno. «Abbiamo una posizione comune da portare al G20, se a Toronto non ci sarà consenso, andremo avanti lo stesso», affermava a fine vertice il Presidente della Ue Herman Van Rompuy, pacato nei toni, ma battagliero nello spirito. Lui, ma soprattutto Angela Merkel e Nicholas Sarkozy, hanno convinto David Cameron, alla prima europea, a cedere. Il britannico preferiva una posizione più soft: proposte, ma niente impegni chiari. Parigi e Berlino volevano parole scritte nero su bianco, ed alla fine hanno vinto loro. Ma tutto rimane da definire.

Non sono ancora chiari - e lo saranno solo ben dopo Toronto - i criteri con cui ogni paese sarà chiamato a realizzare l'imposta sulle banche, finalizzata a creare dei fondi di salvataggio per lo stesso settore creditizio (in modo da non far pagare i contribuenti). La Svezia ha già uno strumento di questo tipo, la Germania l'ha annunciato, ora toccherà a tutti gli altri. Cose da chiarire ce ne sono parecchie, come il trattamento per le banche transnazionali (come e dove pagare la tassa e da quale sistema di salvataggio attingere in caso di fallimento), un nervo che rischia di restare scoperto anche perché l'idea di una tassa europea è morta subito. Ancora più fumo sulla tassa sulle transazioni finanziarie, ma è già tantissimo che la Ue arrivi compatta, Londra inclusa, a proporre al mondo questa sorta di Tobin tax. É questo un segno evidente di come la crisi stia cambiando il mondo.

Altra decisione importante, proprio in prospettiva crisi, è quella di effettuare e presentare «quanto prima», possibilmente nella secondà metà di luglio, i risultati degli «stress test» realizzati sulle banche (sorta di prova di solidità dell'istituto in situazioni di attacco). «É necessario rendere pubblici i risultati dei test banca su banca», ha affermato il presidente della commissione Ue Barroso. «La trasparenza in una tappa di turbolenza è fondamentale per guadagnare la credibilità dei mercati», l'eco di Zapatero, presidente di turno della Ue. Lo spagnolo sa bene di cosa parla. Mercoledì la Banca di Spagna ha deciso di pubblicare gli stress test sui suoi istituti, una prova a uso e consumo esterno, per calmare i mercati e la Germania. «È stata dimostrata la grande solidità del nostro sistema finanziario», diceva ieri Zapatero, che oggi sarà a colloquio con il direttore del Fondo monetario, Domenique Strauss-Kahn. Oggetto dell'incontro, assicurà il premier spagnolo, non è la richiesta di un salvataggio, come da una settimana insinua la stampa tedesca, ma la volontà di «ribadire la solidità delle finanze spagnole». Staremo a vedere, e presto. A luglio Madrid dovrà piazzare 16,2 miliardi di buoni, la sua tenuta dipenderà da se se ce la farà e a quale prezzo. Intanto ieri ha raccolto parole, ma solo parole di conforto dalla Merkel, da Sarkozy e da Van Rompuy per la riforma del lavoro.

Quanto all'Italia, Berlusconi aveva minacciato il veto sulle conclusioni del vertice se il debito privato non fosse stato conteggiato assieme a quello pubblico nel procedimento di rafforzamento del braccio correttivo del Patto di stabilità. «Siamo d'accordo sul rafforzamento della disciplina di bilancio», spiega Van Rompuy. Che precisa: «il concetto di sostenibilità complessiva comprende molti parametri, anche quello del debito privato». Un contentino per l'Italia. In futuro la dinamica del debito verrà tenuta in considerazione al momento di definire le procedure di infrazione, i Trattati prevedono solo quello pubblico, in un futuro prossimo avrà un suo qualche ruolo anche quello privato. Quanto dipenderà dal proseguo dei negoziati sulla riforma del Patto di stabilità.