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La kippah dello scandalo

di G. Gabellini - 06/10/2010


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L'impressionante escalation di ridicolaggine a cui assistiamo da mesi in Italia sta, a quanto pare, proprio raggiungendo il suo apice. In questi giorni, come è noto, è salita agli onori della cronaca la stizzita "indignazione" espressa dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che, per bocca del presidente Enzo Gattegna, ha reagito alle dure parole di Giuseppe Ciarrapico replicando le solite, consuete, sconsolanti idiosincrasie ebraiche.
"Siamo in attesa di vedere se il presidente del Senato e il presidente del Consiglio adotteranno provvedimenti diretti a sanzionare quella grave offesa che è stata rivolta non solo agli ebrei ma alle Istituzioni nazionali, soprattutto per evitare che simili episodi si possano ripetere", ha tuonato costui. Ma cosa ha detto Ciarrapico di così grave ed infamante? Assolutamente niente che non sia arcinoto a chi ha occhi per vedere cosa sta accadendo da mesi in questo paese. Qualche giorno fa l'ambasciatore israeliano in italia Gideon Meir (cognome che ricorda sinitramente una certa Golda...) si è espresso con inaudita protervia in merito al classico doppiogiochismo italiano, che predica in un senso e razzola in quello diametralmente opposto. Meir ha, in sintesi, bollato l'Italia come un paese alleato con riserva, alla luce dell'evidente incoerenza dimostrata nel bypassare, in barba a tante belle paroline, i sanzionamenti nei confronti dell'Iran e di trattare durettamente con il "Grande Satana" Mahmoud Ahmadinejad. All'ultimatum lanciato da Meir, ha immediatamente fatto eco l'autorevolissimo Dipartimento di Stato, dalle cui stanze si è levata la solenne voce del sottosegretario James Steinberg, il quale ha chiarito che "L'Eni, la francese Total, la norvegese Statoil e l'olandese Shell hanno accettato di ridurre o interrompere i loro rapporti d'affari con l'Iran, nell'ambito delle sanzioni che l'Occidente ha imposto a Teheran per bloccare il suo programma atomico". Parallelamente, in Italia era in atto un'esilarante compravendita di parlamentari in vista dell'imminente seduta che avrebbe rivelato se il governo disponeva o meno dei numeri necessari per andare avanti, dopo i continui arzigogoli di Gianfranco Fini, che aveva già dato chiarissimi segnali di fedeltà tanto ai superiori del signor Meir quanto ai facinorosi strateghi del Dipartimento di Stato. Bene, in tutto questo tafferuglio, Ciarrapico (un individuo piuttosto spregevole) si è limitato a mettere insieme i tasselli del mosaico e, per l'appunto, a sottoporre all'attenzione dei "colleghi" la concreta possibilità che dietro lo "strappo" di Fini e dell'accozzaglia sua consimile, si celassero in realtà ordini impartiti da precisi e specifici centri di potere. Di qui, la provocatoria affermazione che con ogni probabilità Fini "Fonderà un partito, e speriamo che abbia già ordinato le Kippah, con le quali si presenterà". Il discorso segue, evidentemente, una logica inesorabile (il discorso è squisitamente politico e non ha nulla a che vedere con la razza), e il fatto che sia stato un "fascista" e "pluricondannato" a pronunciarlo è una irrilevante e superflua precisazione che non ne intacca minimamente la credibilità. Dal canto loro, le Comunità Ebraiche hanno invece, come al solito, preferito agitare il patetico e ignobile spettro dell'antisemitismo strisciante anziché entrare nel merito della questione. Si tratta di una stupida e scorretta pratica, vecchia come il cucco, che però continua a riscuotere un certo successo, se è vero che ogni qualvolta qualcuno si azzardi a muovere uno straccio di critica ad Israele o ai suoi ossequiosi referenti "esogeni" (come nel caso di Fini) è immediatamente tacciato di simpatie nei confronti del nazismo, e conseguentemente chiamato a rispondere ai tanti presidenti delle varie organizzazioni ebraiche in Italia, che è come se il direttore del Wall Street Journal, dopo le tante critiche infamanti rivolte a Berlusconi e a tutti i cittadini italiani, fosse costretto a misurarsi con l'indignazione di massa delle tante "Little Italy" sparse per gli USA. Ancora una volta si è cercato di spostare l'attenzione da ciò che Ciarrapico ha detto (ed era chiarissimo), per orientarla invece sulla sua persona e sul suo passato e presente di fascista convinto. Che abbia indicato una plausibilissima ricostruzione dei fatti è invece cosa che pare non fregare a (quasi) nessuno. Roba da manicomio.