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Con i droni sui civili

di Michele Paris - 12/11/2010




Con il cambio della guardia alla Casa Bianca nel gennaio del 2009, l’impiego dei cosiddetti “droni” nella guerra in corso in Afghanistan ha subito un vertiginoso aumento. Non solo negli ultimi mesi le incursioni portate a termine da questi velivoli letali senza pilota si sono intensificate, ma hanno anche finito per andare ben oltre il loro scopo iniziale - colpire i vertici di Al-Qaeda - mietendo ovviamente un numero sempre maggiore di vittime tra i civili.

Per la prima volta, un’indagine sul campo di un’organizzazione no-profit americana ha demolito il mito della precisione chirurgica delle operazioni condotte a distanza da agenti della CIA, sulle quali l’amministrazione Obama conta per proseguire la guerra al terrore evitando di incorrere in eccessive perdite tra i propri soldati. Il recente rapporto del gruppo Campagna per le Vittime di Guerra Innocenti (CIVIC), basato su interviste con vittime e parenti di vittime civili, dimostra impietosamente la superficialità delle verifiche eseguite dagli americani prima di dare il via libera ad attacchi di questo genere.

Un cittadino pakistano residente nella regione del Waziristan del nord, ad esempio, ha raccontato ai ricercatori americani di come la sua abitazione è stata rasa al suolo. Quando un gruppo di talebani si presentò a casa sua per chiedere del cibo, non ebbe il coraggio di rifiutarglielo per timore di ritorsioni nei confronti della sua famiglia. Il giorno successivo, la casa venne colpita da un missile lanciato da un drone, uccidendo il suo unico figlio.

Secondo i dati della CIVIC, dall’inizio del 2009 sarebbero stati 139 gli attacchi condotti dalle forze statunitensi con i droni, dei quali nove sono stati analizzati nel dettaglio. In essi ci sono state ben 30 vittime civili, di cui 14 tra donne e bambini, che nulla avevano a che fare con talebani o membri di Al-Qaeda. A fare una stima complessiva dei civili deceduti in seguito a queste incursioni ci ha provato un altro istituto indipendente, la New American Foundation di Washington, secondo cui i morti a partire dal 2008 sarebbero tra i 1.109 e i 1.734.

Al contrario, i militanti di Al-Qaeda o altri “insorti” impegnati nella guerra contro l’occupazione USA finiti vittime dei droni nello stesso periodo di tempo sarebbero appena 66. Anche di questi, poi, non è chiaro il ruolo ricoperto nelle organizzazioni di appartenenza, dal momento che i rapporti ufficiali che seguono alle incursioni parlano genericamente di “militanti”. Il progressivo venir meno dell’efficacia di queste operazioni dalla legalità più che dubbia, e il conseguente aumento degli obiettivi civili, è andato di pari passo con un allentamento delle restrizioni imposte dalla Casa Bianca sull’utilizzo dei droni.

Inizialmente, gli attacchi dei velivoli comandati da militari e agenti della CIA, spesso comodamente seduti di fronte ad un monitor in una base del Nevada, erano intesi unicamente per decimare i vertici di Al-Qaeda e le regole di ingaggio richiedevano la rigorosa verifica dell’assenza di civili innocenti nel luogo del bombardamento. Dal 2008, invece, alla CIA è stata concessa sempre maggiore discrezione. L’amministrazione Bush ha cioè permesso alla principale agenzia di intelligence americana di colpire obiettivi per i quali vengono semplicemente rilevati collegamenti con i militanti di Al-Qaeda, anche se non vi è prova della loro reale presenza in loco al momento dell’incursione.

Secondo alcune indiscrezione rivelate da ex membri dell’amministrazione Bush ad un reporter del New York Times nel suo ultimo libro, successivamente la Casa Bianca avrebbe addirittura autorizzato la CIA a sganciare ordigni letali su villaggi afgani e pakistani solo in base a semplici indizi e senza il bisogno di presentare prove certe della presenza di presunti guerriglieri o terroristi. È evidente, dunque, che in un simile quadro legale gli errori risultano all’ordine del giorno, con tutte le tragiche conseguenze che ne conseguono.

Il massiccio impiego dei droni, così, continua comprensibilmente ad alimentare un diffuso anti-americanismo tra le popolazioni locali e a consegnare agli stessi talebani e ai gruppi legati ad Al-Qaeda, che si vorrebbero sconfiggere, un formidabile strumento per il reclutamento di nuovi adepti. Un’altra recente indagine di New American Foundation e Terror Free Tomorrow con un migliaio di residenti delle aree tribali nel nord-ovest del Pakistan - le più colpite dalle offensive dei droni statunitensi - ha infatti evidenziato come l’atmosfera non sia propriamente la più favorevole per Washington.

Secondo il sondaggio, ben il 76 per cento degli intervistati si dice contrario all’utilizzo dei droni da parte americana e circa la metà ritiene che essi facciano vittime soprattutto tra i civili. Ancora più significativo è poi il sessanta per cento degli interrogati che dichiara il proprio appoggio agli attacchi suicidi contro le forze americane “in determinate circostanze”.

Che i droni vengano ormai utilizzati pressoché unicamente in Pakistan, creando spesso frizioni con il governo di Islamabad che pure accetta tacitamente questa pratica da parte degli USA, è un dato di fatto. Che gli obiettivi principali siano diventati i gruppi talebani afgani e pakistani è poi altrettanto evidente dalla localizzazione degli attacchi.

Mentre i leader di Al-Qaeda, in grandissima parte spariti dall’Afghanistan, sembrano trovare rifugio nel Waziristan del Sud in territorio pakistano, la CIA conduce invece le proprie operazioni quasi esclusivamente nel Waziristan del Nord, dove sono localizzate le forze di resistenza all’occupazione americana.

Con il 90 per cento dei bombardamenti eseguiti dai droni nel 2010 effettuati in quest’ultima regione, queste armi devastanti sono ormai al centro di una strategia USA in Afghanistan che ha visto sparire rapidamente l’obiettivo di annientare i presunti colpevoli degli attacchi dell’11 settembre 2001. Puntando l’obiettivo sui soli gruppi talebani che si battono contro l’occupazione del territorio afgano da parte delle truppe occidentali, utilizzando armi da guerra che provocano puntualmente stragi indiscriminate di civili, gli americani si sono assicurati l’irreversibile ostilità delle popolazioni locali e la certezza di una disfatta militare che appare sempre più vicina.