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Il sole della Cina

di Pietro Greco - 16/11/2010


 

La Cina è il paese che sta vincendo la corsa all'energia solare. Perché ha raggiunto la maggiore capacità produttiva: 4,3 GW (giga watt, miliardi di watt) nel 2009, secondo il rapporto della Photon Consulting. Perché sta investendo più di ogni altro paese al mondo nelle energie rinnovabili: 34,6 miliardi di dollari nel 2009, secondo la Pew Charitable Trust. Perché i suoi pannelli solari hanno raggiunto il minor costo di produzione per watt al mondo: 1,28 dollari per watt. Perché, infine, è diventato il maggior esportatore al mondo di tecnologie solari.

Più che una corsa, quella della Cina è stato un autentico balzo, come rileva l'esperto americano Kevin Bullis sulla rivista Technology Review. Perché questa performance è stata raggiunta in meno di dieci anni partendo, praticamente, da zero. Nel 2001, infatti, il solare cinese non produceva più di 2 MW (megawatt, migliaia di watt). Oggi ne produce, come abbiamo detto, 4.300 MW: 2.150 volte in più. Ancora nel 2004 la Cina produceva 0,1 GW di energia da fonte solare, pari più o meno all'8% del totale mondiale (che allora era di 1,2 GW). Poiché il mondo nel 2009 ha prodotto 8,7 GW da fonte solare, la quota cinese ha raggiunto il 49,4% del totale mondiale.

Il balzo è dovuto a una capacità di investimento che non ha pari. Nel 2009 i paesi del G-20 - ovvero le venti maggiori economie del mondo - hanno investito, al netto delle spese in ricerca e sviluppo, 110 miliardi di dollari in energie rinnovabili. La Cina, come abbiamo detto, da sola ha investito 34,6 miliardi di dollari, pari al 31,5% del totale. Molto più degli Stati Uniti, secondi con 18,6 miliardi di dollari investiti; del Regno Unito (11,2 miliardi di dollari), della Spagna (10,4 miliardi), del Brasile (7,4 miliardi), della Germania (4,3 miliardi), del Canada (3,3 miliardi) e dell'Italia (2,6 miliardi).

Ma il successo è dovuto anche a innegabili capacità tecnologiche. I pannelli cinesi producono energia a minor costo di tutti gli altri: 1,28 dollari per watt. Contro i 2 dollari circa per watt dei migliori pannelli giapponesi, americani ed europei. La Cina ha mostrato una capacità di sviluppo tecnologico senza pari. Nel 2004, infatti, i suoi pannelli erano i meno efficienti: producevano un watt di energia al costo di 3,75 dollari. Contro i 3,30 dollari per watt dei pannelli Usa; i 3,15 dei pannelli europei e i 3,10 dei pannelli giapponesi. In cinque anni il costo per watt dei pannelli cinesi è diminuito del 66%, contro il 37% in media dei pannelli prodotti negli Usa, in Europa o in Giappone. In definitiva, la Cina ha mostrato una capacità di migliorarsi doppia rispetto ai paesi più avanzati.

Riassumendo. Pochi anni fa la Cina ha deciso di puntare sulle energie rinnovabili per affrontare la doppia crisi dei combustibili fossili (picco del petrolio e dunque diminuzione dell'offerta mondiale; cambiamenti climatici e necessità di superare il paradigma energetico). E lo ha fatto non solo con forza e determinazione. Ma anche con l'intenzione di fare di necessità virtù, di un vincolo un'opportunità. Ovvero si è posta l'obiettivo di diventare leader nella produzione di tecnologie d'avanguardia nel settore. Ha mobilitato risorse umane e finanziarie. Ha coordinato attività intensive di ricerca scientifica e di sviluppo tecnologico. Così, partendo da zero, in appena cinque o sei anni è diventata leader mondiale del settore.

Forse abbiamo - in Italia, ma anche in Europa - qualcosa da imparare dai cinesi.