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Ecco la truffa energetica

di Giorgio Mottola - 30/11/2010

Un’inchiesta di Report ha svelato il meccanismo di molti imprenditori italiani per aggirare il pagamento del certificato verde. Dall’Europa veniva acquistata elettricità pulita con falsi attestati.

Una truffa da quasi 500 milioni di euro. L’Energia prodotta all’estero da centrali nucleare o a carbone è stata venduta finora in Italia come energia verde. Lo ha ammesso il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia nel corso dell’intervista di Alberto Nerazzini, andata in onda domenica sera su Report: «Noi importiamo elettricità che ha il certificato di provenienza da fonti rinnovabili, ma che in realtà pulita non è». E a guadagnarci è sia chi vende, sia chi compra.
 
Da qualche anno, le aziende italiane hanno dato il via a una vera e propria corsa all’acquisto di energia dagli altri Paesi europei. Lo hanno fatto ben oltre le esigenze imposte dal mercato italiano. In questo modo, infatti, riescono ad aggirare l’obbligo di pagare il certificato verde. Nelle intenzioni del legislatore, aveva lo scopo di incentivare la produzione di elettricità da fonti rinnovabili, ma per molti imprenditori italiani il certificato verde è diventata un’odiosa gabella. Il suo funzionamento è semplice. Alle aziende che producono energia utilizzando fonti rinnovabili viene assegnato un certificato verde in base alla quantità di CO2 non emessa. Le industrie che, invece,  utilizzano fonti fossili (petrolio, carbone e gas) sono tenute ad acquistarli dalle imprese che ne dispongono (in molti casi si tratta di parchi eolici). Il prezzo viene stabilito dalla borsa dell’energia elettrica, con la supervisione dell’organo competente, che è il Gestore dei servizi energetici.
 
Ciò comporta una sovrapprezzo sull’elettricità non proveniente da fonti rinnovabili. Pur dipendendo dall’andamento del mercato, il suo costo, più o meno stabilmente, si attesta sui 4-5 euro per ogni megawattora. Se però l’energia viene importata dall’estero, l’obbligo del certificato verde scompare. È necessario però un atto ufficiale che attesti l’origine pulita dell’energia acquistata. In questo modo, invece di costare 4 euro al megawattora, il suo prezzo scende a 1-1,5 euro. Risparmia l’imprenditore, ma guadagna anche l’impresa straniera che vende l’energia a un prezzo maggiore per il fatto che è “pulita”. Secondo alcune statistiche fornite dal Gestore sei servizi energetici, lo scorso anno, l’Italia avrebbe importato circa 32 di terawatt “verdi”. C’è però un problema, che Saglia ha ammesso e il presidente di Esperia spa, Filippo Giusto ha denunciato con un esposto alla Procura della Repubblica di Milano. Le certificazioni che attestano l’origine da fonti rinnovabili dell’energia venduta in Italia sarebbero, in realtà, false. Se così fosse, nell’ultimo anno, si sarebbe avuto un giro di affari di circa 500 milioni di euro del tutto illegale.
 
Che qualcosa non andasse lo aveva segnalato con un’interrogazione parlamentare anche il senatore del Pd, Francesco Ferrante. I 32 miliardi di terawatt verdi importati corrisponderebbero infatti al 50 per cento di tutta la produzione di elettricità verde italiana. «Se così fosse – sottolineava il parlamentare – che molti paesi europei si sono privati di importanti quantitativi di energia elettrica verde, così preziosa per raggiungere gli obiettivi imposti dall’Europa».