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C'è una truffa finanziaria dietro l'aumento del prezzo del cibo e del petrolio?

di Danny Schechter - 28/04/2011





L’economia globale, il suo recupero e lo standard di vita di milioni di persone sono adesso messi a rischio dall’improvviso aumento del prezzo dell’olio e dei beni di consumo.

La benzina alle pompe è alle stelle e sta aumentando. I prezzi del cibo lo stesso.

Le conseguenze per i poveri nel mondo sono catastrofiche, in quanto, mentre i prezzi salgono, i loro stipendi non lo fanno. Sono minacciati anche i lavoratori americani che, per la maggior parte, non assistevano a un aumento così significativo dai giorni di Reagan (continuando così è chiaramente dietro la momentanea corrente di attacchi ai sindacati).

La colpa di questi drammatici incrementi viene attribuita alle agitazioni in Medio Oriente e in molti paesi africani. È come se la minaccia alla stabilità globale sia largamente ignorata dai nostri media, i quali trattano il business del petrolio come un’altra mistica conseguenza del free market.

Perché sta succedendo? Perché quest'instabilità? È la scarsità di petrolio che provoca l’aumento dei prezzi? Il prezzo del cibo è una normale conseguenza dell’aumento dei prezzi dei beni di consumo?

Se è vero che i disastri naturali e la siccità giocano un ruolo effettivo nell’incontrollato prezzo dell’inflazione, è anche evidente che qualcos’altro sta attirando una crescente attenzione, nonostante la maggior parte dei nostri media falliscano nell’esplorare quella che possiamo considerare una bomba politica, e molti leader politici scrollano le spalle e non se ne occupano.

Il presidente Obama ha recentemente dichiarato che non c’è niente che lui possa fare riguardo all’impennata del prezzo del petrolio e del cibo.

I critici dicono che il problema sta nel fatto che il governo e i mezzi di comunicazione rifiutano in modo analogo di ammettere cosa sta veramente succedendo: un'incontrollata speculazione!

Non tutti credono a questi sospetti che, non a caso, sono uno dei più intensi soggetti di dibattito economico. L’economista della Princeton University, Paul Krugman, rigetta l’idea della speculazione, abbracciando la tradizionale teoria secondo la quale i prezzi del petrolio rispondono alla domanda del mercato.

La rivista The Economist è d’accordo e riassume questa teoria con l’incisiva frase “La speculazione non guida il prezzo del petrolio. Lo guidano i conduttori."

Altri, come un’analista dell’industria petrolifera, Michael Klare dell’Hampshire College negli Stati Uniti, crede che la domanda stia superando le provviste.

“Considerate il recente aumento del prezzo del petrolio una lieve e prematura scossa che presagisce l’arrivo di un terremoto petrolifero. Il petrolio non sparirà dal mercato internazionale, ma nelle decadi future non raggiungerà mai il livello necessario per soddisfare la domanda mondiale, il che significa che, più prima che poi, la scarsità diventerà la condizione dominante del mercato."

Di solito si può sentire questo dibattito all'interno dei circoli accademici oppure letto sugli opuscoli politici dove le visioni ortodosse si scontrano con quelle allarmiste riguardo al picco del petrolio.

Ma i funzionari nel terzo mondo non considerano questo tema accademico. Il governatore della Reserve Bank of India, Duvvuri Subbarao, attacca: “I movimenti speculativi del mercato dei derivati sono causati anche dalla volatilità dei prezzi.”

La banca mondiale si riunirà questa settimana per affrontare questo problema che è considerato di ‘estrema urgenza'

“Il prezzo del cibo è una questione di vita o di morte per i più poveri”, ha detto Tom Arnold, CEO di Concern Worldwide, un’agenzia umanitaria internazionale, durante la sua partecipazione all’ Forum Aperto sul Cibo alla sede centrale della Banca Mondiale.

Aggiunge che “con molte famiglie che spendono l’80% dei loro stipendi in cibo di base per sopravvivere, anche il più lieve aumento del prezzo può avere effetti devastanti e diventare una crisi per i più poveri.”

Il giornalista Josh Clarck nel suo sito Internet How Stuff Works sostiene che gran parte della speculazione sul petrolio ha le sue radici nella crisi finanziaria. “La prossima volta che andate dal benzinaio, quando notate che i prezzi sono ancora alle stelle rispetto a solo qualche anno fa, fate caso alle schiere di case pignorate che troverete per strada. Possono sembrare due parti di un’ondata di sfortuna economica, ma l’alto prezzo della benzina e le case pignorate sono in realtà strettamente collegati. Ancor prima che molte persone fossero addirittura consapevoli della crisi economica, i gestori dei fondi d’investimento abbandonarono i titoli garantiti da ipoteche deboli e cercarono altri utilizzi più lucrosi. Quello che a cui diedero origine fu l’avvenire del petrolio.”

Il dibattito all’interno dell’industria è più sommesso. Per esempio si cerca di evitare scontri pubblici tra fornitori e distributori che non vogliono agitare le acque. Ma alcuni funzionari come Dan Gilligan, presidente della Petroleum Marketers Association, che rappresenta 8.000 rivenditori e fornitori all’ingrosso, hanno parlato chiaro.

Lo stesso Gilligan ha dichiarato che “approssimativamente tra il 60 e 70 per cento dei contratti petroliferi nel mercato a termine sono adesso gestiti da enti speculativi. Non da aziende che hanno bisogno di petrolio, non da linee aeree, non da compagnie petrolifere. Ma da investitori che guadagnano dalle loro posizioni speculative.”

Adesso, un importante e famoso analista di mercato ha lanciato un avvertimento nel vento che soffia sugli speculatori.

L’esperto di finanza Phil Davis gestisce un sito Internet e una newsletter molto seguiti che monitorano lo scambio di stock e alternatives. È un professionista che imparò dal nonno a comprare stock quando aveva solo dieci anni.

Il suo sito internet è Phil’s Stock World e gli stock sono il suo mondo. Ha sottotitolato il sito "Finanza elevata per gente reale".

Solitamente è un analista sobrio ed equilibrato, non conosciuto per essere dissidente o anticonformista.

Quando ho incontrato Phil l’altra sera era su tutte le furie, irritato da che crede essere la truffa del secolo, della quale nessuno vuole parlare perché così tante persone potenti, armate di legioni di avvocati, vogliono un appoggio indiscusso e spingono al silenzio.

Phil studia attentamente i problemi legati al petrolio e al cibo e ha concluso, “Gente, è una truffa. Non è nient’altro che un enorme truffa e sta distruggendo l’economia statunitense e globale, ma nessuno si lamenta perché stanno fregando ‘solo’ $1,50 al gallone ad ogni singolo individuo del mondo industrializzato."

“Il top 0,01% sta derubando il seguente 39,99% e il restante 60% non si può permettere in ogni caso di avere un auto, limitandosi a morire di fame in modo discreto quando l’aumento dei prezzi del cibo supera quello del carburante). Se qualcuno entra nella vostra auto e vi frega uno stereo da 500 dollari, andate alla polizia. Ma se qualcuno vi fa pagare 30 dollari in più ogni volta che riempite il serbatoio 50 volte all’anno (1.500$) allora state zitti e pagate il conto. Bel sistema, vero?”

Phil ha appena cominciato e approfondisce gli intrighi del mercato del NYMEX, l’ente che gestisce questi commerci.

La grande cosa riguardo al NYMEX è che gli operatori di borsa non devono ricevere i loro contratti, possono semplicemente pagare per indirizzarli verso il prezzo di liquidazione successivo, anche se realmente nessuno compra i barili. È così che nel NYMEX è stato sviluppato un massiccio eccesso di contratti per 677 milioni di barili per i prossimi quattro mesi e, nel giorno del negoziamento dei termini, questo sarà il numero di barili ‘ordinati’ per i tre mesi successivi, a meno che molti barili non vengano velocemente abbassati ai prezzi del mercato.

“Ricordiamoci che gli Stati Uniti usano ‘solamente’ 18 milioni di barili di petrolio ogni giorno, quindi 677 milioni ricoprono il bisogno di 37 giorni. D’altra parte abbiamo anche 9 milioni di barili di petrolio nostro e importiamo ‘solo’ 9 milioni di barili ogni giorno, 5 di questi dal Canada e dal Messico che, dall’ultima che ho sentito, non sono neanche in rivoluzione. Quindi, ignorando i barili del Mare del nord, del Brasile, del Venezuela e il blocco dell’Africa nell’OPEC, importiamo 3 milioni di barili da fonti inaffidabili e abbiamo un contratto che ricopre il fabbisogno di 225 giorni al prezzo corrente o inferiore. In più abbiamo una riserva strategica di petrolio che consiste di altri 727 milioni di barili e altri 370 milioni di accumulazione commerciali negli Stati Uniti (anche questo completo), il che significa altri 365.6 giorni di fabbisogno di petrolio già accantonato in aggiunta ai 225 sotto contratto per la consegna”.

Questi contratti per il petrolio superano il numero reale di consegne, un segno di speculazione e monopolio, in quanto le compagnie ottengono le autorizzazioni del governo per i pozzi, ma poi non le usano per le esplorazioni e il successivo sfruttamento. È tutta una questione di monopolio del fabbisogno del petrolio che tiene il prezzo alto. E sembra non esserci nessuno a regolarlo.

Quello che Phil vede è un gigantesco ma intricato gioco di monopolio del mercato e manovre di cartello, (non solo di un’industria), che porta le petroliere a attraversare gli oceani avanti e indietro per fermarsi solo quando il prezzo è giusto.

‘Non c’è niente che la fila di petrolieri tra qui e OPEC vorrebbe fare più che sbarcare altri 277 milioni di barili di petrolio greggio a $112,79 per barile (la chiusura di venerdì sui contratti aperti e sul prezzo) ma sfortunatamente, come ho detto la scorsa settimana, Cushing, in Oklahoma (dove il petrolio è stivato) è già piena zeppa di petrolio e può solo contenere 45 milioni di barili se inizia completamente vuota, quindi semplicemente è fisicamente impossibile che questi barili siano consegnati. Questo comunque non ha impedito che 287 milioni di barili alle quotazioni di maggio venissero scambiati venerdì con un GUADAGNO di $ 2.49 [rispetto alla quotazione] del giorno.”

Chiede “chi sta comprando 287,494 contratti (con 1.000 barili per contratto) da consegnare a Maggio che probabilmente non possono essere consegnati, per 2.49$ in più rispetto al prezzo del giorno precedente? Questi sono i tipi di domande the vi aspettereste dai regolatori, se ne avessimo.

La rubrica televisiva di News "60 Minutes" ha parlato con Dan Gilligan che ha evidenziato che gli investitori non ricevono le consegne di petrolio. “Tutto quello che fanno è comprare il foglio e sperare di poterlo rivendere a più di quanto l’hanno pagato. Prima di ricevere la consegna.”

Ha dichiarato che fanno la loro fortuna “nella volatilità che caratterizza il mercato. Possono farlo scendere o salire.”

Payam Sharifi, all’Universita` Missouri-Kansas City, ha reso noto che anche quando l’aumento del prezzo del petrolio minaccia l’economia mondiale il silenzio è totale.

“Il problema dovrebbe essere discusso nuovamente con un interesse diverso, ma i mezzi di comunicazione e gran parte delle persone hanno semplicemente accettato gli alti prezzi del cibo e del petrolio come un fatto inevitabile, senza alcuna discussione che non sia banale sulle cause dei prezzi così alti.”

Che cosa possiamo farci?

Titolo originale: "Is There a Financial Scam Behind the Rise in Oil and Food Prices?"

Fonte: http://www.globalresearch.ca


Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di BLOUD.IT