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La vena religiosa di Ezra Pound

di Antonio Carioti - 07/07/2011


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Nato in una famiglia protestante americana e sepolto nell’area evangelica del cimitero di San Michele a Venezia, il grande poeta Ezra Pound mostrò tuttavia in più occasioni uno spiccato interesse per la tradizione cattolica e la dottrina sociale della Chiesa di Roma. Tra l’altro apprezzava proprio gli aspetti della religiosità mediterranea — il culto dei santi e di Maria, certi riti popolari legati ai ritmi delle stagioni— che solitamente calvinisti e luterani giudicano superstiziosi o paganeggianti. Si tratta di uno dei tanti aspetti curiosi che emergono nel saggio di Andrea Colombo Il Dio di Ezra Pound. Cattolicesimo e religioni del mistero (Edizioni Ares, pagine 168, € 14), che sarà in libreria dall’ 11 luglio. Qui la complessa spiritualità del poeta americano viene analizzata nei dettagli, anche sulla base di alcuni documenti inediti forniti dalla figlia Mary de Rachewiltz al direttore della casa editrice, Cesare Cavalleri. La stessa signora de Rachewiltz ha scritto l’introduzione del volume e concesso a Colombo un’intervista sul rapporto tra suo padre e la dimensione del sacro. di certo a Pound non importa affatto l’ortodossia dogmatica e dottrinale. Infatti nel cattolicesimo lo attrae molto la vicinanza agli antichi culti misterici. E più in generale tende a valorizzare le influenze di origine politeista pagana. Guarda inoltre con estrema simpatia al missionario gesuita Matteo Ricci e al suo dialogo con la civiltà confuciana cinese, di cui era grande cultore. Anche l’amore di Pound per una figura come San Francesco d’Assisi, di cui tradusse il Cantico delle creature, ha dei risvolti quasi panteistici nel richiamo all’armonia di fondo tra uomo e natura. Altrettanto francescano è poi il pacifismo del poeta, con l’ostilità alla guerra e al militarismo che lo caratterizza sin dal primo conflitto mondiale e che può apparire in flagrante contraddizione con le sue simpatie fasciste. Eppure, sostiene Colombo nel libro, anche i radiodiscorsi bellici di Pound, «infarciti di retorica mussoliniana» , si potrebbero rileggere come «disperati appelli alla pace» . Poi c’è l’aspetto sociale, la ferma condanna dell’alta finanza, bollata come «usurocrazia» . Su questo terreno Pound si entusiasma per il concetto medievale di «giusto prezzo» . In una lettera del 5 aprile 1936 a monsignor Pietro Pisani, assistente al soglio pontificio, che aveva richiamato la sua attenzione sulla posizione cattolica in tema di usura, il poeta esalta la Quadragesimo Anno, l’enciclica sociale di Pio XI, di cui a suo avviso gli stessi credenti non hanno capito fino in fondo il significato. E anche qui si nota una certa discrepanza rispetto alle posizioni politiche di Pound, perché proprio Papa Achille Ratti, soprattutto nella fase finale del suo pontificato, manifestò una crescente opposizione al Terzo Reich e si fece sempre più critico anche verso il fascismo. Altre lettere inedite pubblicate da Colombo confermano d’altronde la piena adesione di Pound alla causa dell’Asse. Il 5 febbraio 1940, quando l’Italia è ancora non belligerante, dichiara a monsignor Pisani la sua indignazione per l’atteggiamento neutrale del Vaticano: «La Chiesa— scrive il poeta — deve opporsi ai Rothschild. This war è una guerra per l’usura e per i monopoli in parecchi metalli» . A suo avviso la Santa Sede deve scendere in campo come «avversario al male, all’usura, al semitismo» , oppure tradisce la sua missione. I toni s’inaspriscono a dismisura nel periodo 1943-45, quando Pound esprime una calorosa solidarietà a don Tullio Calcagno, sacerdote sospeso a divinis e poi scomunicato per il suo oltranzismo fascista repubblichino, scagliandosi in modo furibondo contro Pio XII, anche per via della parentela del Pontefice con il finanziere Ernesto Pacelli, suo cugino e fondatore del Banco di Roma. «Ma credete che un figlio d’usuraio, venduto o stipendiato, o indebitato agli ebrei sia la persona più adatta a "portare le anime a Cristo"?» scrive il poeta a Calcagno il 18 ottobre 1944. Irrompe qui l’antisemitismo di Pound. Afferma che la Chiesa è intossicata da un «veleno ebraico» e non può superare le sue «difficoltà» finché non lo «sputa via» . Ma Colombo, interpellato dal «Corriere» , preferisce piuttosto parlare di antigiudaismo: «Non è un’avversione di natura razziale, ma teologica. Pound non accetta il Dio severo dell’Antico Testamento, lo considera incompatibile con il messaggio d’amore del Vangelo. E apprezza molto nel cattolicesimo la venerazione delle immagini e l’arte sacra, mentre depreca il divieto ebraico, ripreso anche dal protestantesimo, di raffigurare la divinità» . La passione per l’arte induce inoltre il poeta a elogiare il mecenatismo dei Papi e dei principi rinascimentali, dimenticando che le ricchezze impiegate per produrre tanti stupendi capolavori provenivano in buona parte dall’aborrita attività bancaria. Insomma il pensiero di Pound, anche nella sua dimensione spirituale, contiene spunti di notevole originalità, ma si dibatte in un groviglio di contraddizioni. «Da un poeta — nota Colombo — non si può pretendere una rigorosa coerenza. Anche le ingenuità e le bizzarrie contribuiscono a renderne l’opera così affascinante» .