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Cristina Fernandez de Kirchner e la buona sorte dell'Argentina

di Mark Weisbrot - 25/10/2011

   
   

Sotto le amministrazioni Kirchner, l’Argentina ha raggiunto la crescita più rapida crescita nell’occidente dopo il default. Europa, stai ascoltando?

Cristina Fernandez de Kirchner dovrebbe essere rieletta presidentessa dell’Argentina nelle elezioni di domenica, anche se ha dovuto affrontare l’ostilità dei media per lunga parte della sua presidenza e di molte potenze economiche della nazione. Può essere il momento di chiederci perché ciò è accaduto.

Esatto, si parla di economia. Da quando nove anni fa l’Argentina andò in default sul suo debito di 95 miliardi di dollari ignorando il Fondo Monetario Internazionale, l’economia è andata davvero bene. Negli anni dal 2002 al 2011, usando le proiezioni del FMI per la fine di quest’anno, l’Argentina ha conseguita una crescita reale del PIL pari al 94%. Si tratta della crescita economica più rapida dell’emisfero occidentale, circa il doppio del Brasile, ad esempio, che ha comunque migliorato enormemente la sua prestazione. Visto che il presidente Fernandez o suo marito Nestor Kirchner, che l’ha preceduta nella carica, hanno guidati il paese per otto di questi nove anni, non è sorprendente che gli elettori la confermino per un altro mandato.

I benefici della crescita non sempre trapelano, ma in questo caso il governo argentino ha reso la cosa possibile. La povertà e l’estrema povertà sono state ridotte di circa due terzi dal picco del 2002, e l’occupazione è incrementata a livelli senza precedenti. La spesa sociale da parte del governo è quasi triplicati in valori reali. Nel 2009 il governo ha implementato un programma di fondi destinati ai bambini che ora raggiunge più di 3,5 milioni di famiglie. È probabilmente il più grande di questi programmi, valutando il reddito nazionale, dell’America Latina.

Anche la disuguaglianza è stata significativamente ridotta in Argentina durante questa espansione degna di nota. Ciò contrasta con quello che avviene nella gran parte delle altre economie in rapida crescita (e in alcune di quelle a crescita lenta, come gli Stati Uniti), dove la disuguaglianza è cresciuta nell’ultimo decennio. Nel 2001 gli argentini del 95esimo percentile della distribuzione del reddito avevano una quota di reddito pari a 32 volte quella di quelli che erano nel quinto percentile. Alla fine dello scorso anno questo rapporto era sceso di quasi la metà, portandosi a 17.

Posso già immaginarmi i commenti che ci saranno a questo articolo: bisognerebbe gridare per il tasso di inflazione dell’Argentina che, secondo alcune stime private, in questo momento è compreso tra il 20 e il 25%. Certo, è troppo, e probabilmente verrà abbassato nei mesi e negli anni a venire (è stata molto più basso per molto tempo negli ultimi nove anni). Ma è importante ricordare che è il reddito reale (aggiustato all’inflazione) e l’occupazione, così come la distribuzione dei redditi, che determina il livello di vita di una popolazione. Se l’inflazione è alta ma il reddito cresce più velocemente dell’inflazione, si sta meglio rispetto a un’inflazione più bassa e a un reddito che non ne tiene il passo, e ancora di più rispetto a non avere un lavoro.

L’esperienza argentina negli ultimi nove anni ha importanti implicazione per come valutiamo le politiche economiche, specialmente riguardo certi miti che vengono correntemente usati per giustificare la triste performance economica degli Stati Uniti, di gran parte dell’Europa e di altre nazioni dopo la crisi economica del 2008-2009 e la recessione planetaria. Una teoria recentemente diffusa dall’ex economista del FMI Ken Rogoff e da Carmen Reinhart ritiene che le recessioni causate dalle crisi finanziarie debbano essere seguite da recuperi lenti e dolorosi. Ciò viene comunemente riportato nelle informazioni economiche ed è servito come scusa ai governi incompetenti o ai detentori di interessi personali (vi suona nuovo?) per evitare la responsabilità di aver favorito anni di alta occupazione e di stagnazione economica.

L’Argentina, comunque, ha fornito una bruciante refutazione di questa teoria. La crisi finanziaria argentina alla fine del 2001, e nel 2002, è stata la madre di tutte le crisi finanziarie. Il sistema bancario è praticamente collassato. Ma dopo che l’Argentina ha fatto default suo debito alla fine del 2001, c’è stato solo un quadrimestre di contrazione economica prima che l’economia si avviasse verso una ripresa notevole. Nel giro di tre anni il paese era di nuovo ai livelli pre-recessione del reddito nazionale.

Se guardiamo le economie più deboli dell’eurozona (Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda), ad esempio, è difficile capire quando potranno ritornare a livelli normali di occupazione, specialmente se continueranno a seguire le politiche pro-cicliche richieste dalle autorità europee (la Commissione Europea, la Banca Centrale Europea, il FMI). L’Argentina ha ricuperato rapidamente perché si è liberata non solo di un peso del debito insostenibile, ma anche dalle politiche distruttive imposte da creditori e alleati. La Grecia, in particolare, la cui economia si sta stringendo al tasso annuale del 5% mentre si attende che le autorità europee ristrutturino il suo debito, dovrebbe considerare che potrebbe essere meglio seguire la strada argentina. Per l’Argentina ha funzionato di sicuro.

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Fonte: Cristina Kirchner and Argentina's good fortune


Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE