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Un redditometro nel sedere

di Gianni Petrosillo - 13/09/2012


La scenografica guerra del Governo Monti all’evasione fiscale non è soltanto un momento di evasione per una larga parte della popolazione (quella che gode nel vedere l’erba verde del vicino sradicata e alla quale prudono le mani esclusivamente quando non si tratta del proprio grugno); non è unicamente un diversivo per distogliere le masse dai loro problemi immani, dai prezzi alle stelle ai salari da stalla, in una valle di lacrime e di gabelle dove il mal comune diventa tutto “gladio” per infilzarsi a vicenda; non è semplicemente un film d’azione con sbirri, lampeggianti, irruzioni in famigerati ristoranti eleganti dove s’incontrano pericolosi bevitori di champagne e mangiatori insaziabili di ostriche e caviale, i quali, appena scorgono i finanzieri mettono mano alla fonduta oppure tentano la fuga con l’elicottero intestato all’amante. Lo so che il meno abbiente è gaudente quando il ricco fetente viene percosso, ma attenti che ci stanno lanciando solo un osso. Questa spettacolarizzazione che stimola l’invidia sociale se non è quello che si vede d‘amblè cos’è propriamente? È, innanzitutto, lo strumento col quale far accettare ulteriori restringimenti delle proprie libertà al popolino beota, come quello dell’eliminazione del contante che avvantaggia le banche, dentro una logica persecutoria del prossimo che le gente accetta di buon grado allorché procura il male al vicino col ferrarino di seconda mano, presunto evasore un po’ scialacquatore, ma che di lì a poche ore si riversa sulla stessa che aveva cantato grande vittoria e tremenda vendetta per la sua paghetta. Anche i benestanti possono soffrire, ma prima che tutti i ricchi frignino, i poveretti morti di fame avranno già riempito il mare di pianti e di sangue.  Dette iniziative di falsa equità nella sventura, ovviamente, non hanno nessun effetto concreto sulla cosiddetta grande evasione, sui big del mercato e sui grandi nomi della finanza nostrana che continueranno a trovare sempre mezzi e sistemi adeguati per sottrarsi al fisco senza pagare “dazio”, in virtù della stessa natura del sistema capitalistico globale e del fatto che a governare ci mandano i propri lupi addomesticati nell’accademia o nelle consorterie internazionali. E di questo autoritarismo da massoneria atlantica ne parlano anche personaggi istituzionalmente più titolati di noi (http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=1K6RFF). Del resto, che si tratti di puro teatro, ma finalizzato al maggiore conculcamento dello spettatore inebriato, lo dimostra, in primo luogo, la presenza tra le file del Gabinetto dei Professori di un Ministro, Corrado Passera, ex Ad di BancaIntesa, indagato per reati di attinente portata e, in secondo luogo, lo testimonia il mai mutato approccio servizievole di Monti verso i circoli forti del Paese, ai quali costui ha sempre teso l’orecchio ed offerto il sedere in nome di un prolungamento del potere. Che potrebbe, appunto, perdurare come hanno rilevato i giornali dopo l’endorsement di Cernobbio.

L’effetto soffocamento di siffatte manovre di iugulamento sulle medie imprese e le piccole botteghe, costrette a sopravvivere sotto una serra di leggi, regolamenti, modelli, dichiarazioni, licenze, versamenti ecc. ecc., unito ai timori di essere sottoposte agli screening delle varie agenzie d’ispezione e di controllo, agenti come squadre d’assalto, è stato irreversibilmente riscontrato dai dati Eurostat, da noi già riportati (http://www.conflittiestrategie.it/con-certi-gabinetti-non-resta-che-tirare-subito-la-catenella-dellacqua).

Terrorizzare e sbarrare qualsiasi via d’aggiramento percorribile dai meno equipaggiati, cioè PMI e autonomi, punendone anche  la presunta cattiva intenzione, i quali di più degli altri grossi pescicani hanno bisogno di escamotage per resistere alla voracità del moloch  fiscale. Questo è lo scopo, nemmeno recondito, degli idioti laureati, promossi a politicanti dai partiti screditati, affinché i veri rapinatori della grande finanza e dell’industria collegata possano continuare ad agire indisturbati. Tanto ha realizzato Monty, scritto all’anglosassone non perché sia imparentato col cagnolino trapassato della Regina Elisabetta, ma perché è lui il cane da guardia della Trilaterale, come scritto da Pomicino. Monti e il suo collegio governativo hanno creato una macchina del fumo sociale per perpetrare primitivi rancori e arcaici risentimenti i quali, seppur superati nella realtà economica ed in quella sociologica, funzionano ancora in quella ideologica, al fine di dividere categorie produttive che se dovessero incontrarsi su una piattaforma politica comune , formando un blocco sociale, la cui cementazione dipende comunque dalla formazione di un’avanguardia nuova e coraggiosa, provocherebbero un bel ‘48.  Questo, i padroni delle ferriere e i vecchi arnesi delle banche lo temono come la peste. Non c’è altra soluzione al pantano italiano che quella di ricostruire la dignità nazionale perduta, attraverso il recupero di sovranità e di autonomia decisionale, come ha sostenuto ieri, in una intervista, l’ex ministro socialista Rino Formica, secondo il quale “per arginare lo strapotere dei mercati finanziari” la strada è una ed obbligata. Ma non per i nostri dottori di governo i quali, dopo aver praticato molteplici salassi al corpo sociale, misurano la temperatura del malato  con un bel redditometro infilato nel sedere. E’ il loro modo per capire fino a dove possono spingersi con le alchimie mortali evitando le ritorsioni.