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La DEA aiuta i narcotrafficanti in Sud America

di Nil Nikandrov - 15/11/2012


Rodrigo Hinzpeter Kirberg

Pensate ad un accogliente piano bar in una strada tranquilla nel centro di Santiago del Cile, un posto romantico dove le coppie si incontrano, gli artisti e i turisti si sporgono fuori per ascoltare vecchie canzoni. Tale doveva essere il luogo in cui un agente della DEA di stanza presso l’ambasciata degli Stati Uniti incontrava il suo contatto, un alto ufficiale della polizia investigativa (PDI), per discutere gli accordi – quantità, camuffamento, percorsi e protezione – per il solito business del narcotraffico: l’invio di un carico di cocaina dalla Bolivia passando dal valico di Paso de Colina…
L’investigatore della polizia Fernando Ulloa fu il primo a far saltare il coperchio del sistema. Trovò  un giro di droga nel capoluogo di Maipú, scoprendo che dei suoi colleghi permettevano che la cocaina raggiungesse la destinazione. Svelato il mistero, Fernando Ulloa apprese che ogni mese di carichi di 120-200 kg di cocaina venivano messi in scatole etichettate come apparecchi elettronici, e venivano spediti in Cile da un paio di anni, e che in quel paese i veicoli che trasportavano le scatole venivano scortati dagli ufficiali della polizia o dell’esercito, la cui missione era renderne sicuro il transito. A quel punto, però, i tentativi di Ulloa di riferire le conclusioni dell’indagine vennero sventati dai suoi supervisori di Maipú. Poliziotto onesto, Ulloa non avrebbe mai immaginato che le forze dell’ordine avrebbero strenuamente ignorato le sue assolutamente affidabili informazioni. Quando evaporarono le ultime speranze che gli alti vertici della PDI reagissero, Ulloa, con l’aiuto della parlamentare Monica Slakett, poté contattare direttamente il ministro degli interni Rodrigo Hinzpeter Kirberg, e nel maggio 2011 gli consegnò un pesante dossier di prove incriminanti. Il ministro Hinzpeter disse che il problema avrebbe richiesto quattro giorni per essere risolto e per trasmettere le prove al capo del ministero per le inchieste giudiziarie, chiedendo a Ulloa di non parlarne ai media nel frattempo, in modo da evitare di danneggiare la reputazione della PDI. Ulloa non disse ciò che sapeva per un anno, prima di rendersi conto che il traffico attraverso Paso de Colina continuava come se nulla fosse successo; quindi assunse un avvocato per la sua difesa e rese pubblica la questione. L’amministrazione rispose licenziando Ulloa, mettendolo sotto sorveglianza, ascoltando il suo telefono. Minacce anonime contro Ulloa fecero seguito poco dopo.
Ciò che Ulloa doveva capire era che il suo avversario principale era proprio il ministro Hinzpeter, una delle più influenti figure della politica cilena. I legami di Hinzpeter con elementi di destra degli Stati Uniti e di Israele sono noti in Cile, anche se, paradossalmente, la famiglia del ministro ha un passato socialista al fianco di Salvador Allende, e uno dei suoi parenti era noto per aver spiato per conto dei sovietici durante la seconda guerra mondiale, lavorando per il famoso Grigulevich sulle attività degli agenti nazisti e anche dell’FBI. Hinzpeter, al contrario, è un personaggio che appartiene interamente all’epoca liberale. Ambizioso rampollo di una famiglia ebraica, ha frequentato l’Istituto Weizmann e, di nascosto, ha ricevuto addestramento militare in Israele. Hinzpeter si laureò in giurisprudenza al Dipartimento di scienze sociali dell’Universidad Catolica de Chile, dove entrò in un gruppo di studenti pro-Pinochet, e più tardi lavorò per la Simpson Thacher & Bartlett di New York. Si dice che gli ambienti sionisti negli Stati Uniti apprezzassero la nuova promessa Hinzpeter. L’aspirante ministro è stato il più stretto collaboratore di Sebastián Piñera dal 2001, lavorando come suo capo della campagna elettorale, ed è stato nominato capo della polizia nel 2010, quando Piñera divenne presidente. Non c’è dubbio, la promozione aveva la benedizione di Washington. I cileni hanno costantemente discusso su come esattamente la fedeltà di Hinzpeter si divida tra il Cile e altri centri di gravità politica. Nel corso dei due anni del mandato, Hinzpeter preoccupava costantemente il governo e, da una prospettiva più ampia, minacciava la dirigenza del Cile a causa delle sue inclinazioni scandalosamente autoritarie. Piñera doveva ricorrentemente difendere Hinzpeter dal malcontento pubblico che l’accusava per l’uso della forza contro le proteste della popolazione verso l’aumento delle tariffe del gas di Aisén, i giri di vite sulle manifestazioni degli studenti per l’istruzione gratuita, o per la campagna secondo cui il Cile è in qualche modo oggetto delle mire di gruppi radicali islamici.
I blogger cileni individuano regolarmente delle analogie tra la politica perseguita da Hinzpeter e il modo in cui Israele tratta i palestinesi, indicando a volte che il motivo per cui il ministro sia immune dalle responsabilità per la sua durezza sproporzionata, è perché gode del forte sostegno del Mossad. Tra l’altro, Hinzpeter ha ottenuto ulteriore notorietà come partner della CIA e del Mossad nella caccia alle mitiche cellule di al-Qaida quando, nel maggio 2010, lo studente pakistano Muhammad Saif-ur-Rehman Khan è stato arrestato con accuse piuttosto ridicole, in Cile. Con un pretesto banale, il personale dell’ambasciata degli Stati Uniti invitò Khan nella sede diplomatica e lo studente ingenuamente accettò. William Whitaker, presumibilmente un operativo della CIA, lo fece passare attraverso un rilevatore di esplosivi, gli chiese di lasciare il suo cellulare e lo portò in una stanza dell’ambasciata. Poco dopo fu detto a Khan che delle tracce di esplosivo erano state rilevate sul suo telefono e lo studente, che voleva protestare contro la violazione dei propri diritti nel corso del procedimento, venne perquisito e con un interrogatorio stile Abu Ghraib costretto a dichiararsi colpevole di un complotto del tutto immaginario. Nel frattempo, la Polizia Investigativa prese istruzioni dal rappresentante dell’FBI in Cile Stanley Stoy, e perquisì la stanza affittata da Khan. Seguendo il consiglio di Hinzpeter, gli israeliani depistarono gli investigatori, ma non furono in grado di identificare nessuno dei contatti degli studenti come potenziali terroristi. Hinzpeter ordinò alla Direzione dell’Intelligence Politica dei Carabineros (Direcciòn de Inteligencia Politica de Carabineros Dipolcar) d’intercettare tutte le conversazioni telefoniche di Khan (senza un mandato giudiziario ufficialmente rilasciato), con lo scopo di valutare il grado di coordinamento tra il giovane pakistano e il senatore Alejandro Navarro, che aveva condannato l’intera operazione come una provocazione, e controllare se Khan avesse collegamenti con rappresentanti di regimi populisti.
Hinzpeter subito presentò la versione statunitense dell’arresto, facendo riferimento alle tracce di esplosivo presumibilmente rilevate sui beni di Khan. La notizia si diffuse nei media, senza menzionare il carattere estremamente ipotetico delle accuse, e Khan venne rinchiuso in una prigione di massima sicurezza ad affrontare cicli di interrogatori. Khan, in seguito, espresse l’idea che Hinzpeter avesse programmato di farne il caso di punta, al culmine del più ampio quadro di una campagna anti-estremista in Cile, in modo da giustificare l’adozione di una pesantissima legge anti-estremista. Diverse indagini tecniche vennero eseguite su richiesta di un avvocato di Khan, con il risultato che le tracce di esplosivi esistevano solo sul telefono, ma in nessun altro dei beni dello studente. L’unica spiegazione plausibile, dietro tale paradosso, potrebbe essere che il telefono di Khan era stato messo a contatto con una sostanza esplosiva dagli agenti dell’ambasciata degli Stati Uniti. La PDI probabilmente ha fatto lo stesso nell’appartamento in cui viveva Khan, ma “ulteriori prove” non poterono essere piazzate poiché la pattuglia dei Carabineros appostata per ottenere un mandato di perquisizione, videoregistrava le visite della PDI.
Tutto ciò fu un fallimento epico, e chi ideò il trucco non ebbe altra scelta che fuggire dal Cile. Stanley Stoy riemerse presso l’Unità di Negoziazione Crisi dell’FBI in cui le sue esperienze cilene saranno certamente le benvenute, e William Whitaker trovò lavoro come Console a Tijuana (Messico), con il compito di combattere contro quei cartelli della droga che osano sfidare il controllo della DEA. L’ambasciatore Paul Simons, che per un certo periodo rimase in Cile ad affrontare la curiosità non richiesta dei giornalisti, divenne finalmente il segretario esecutivo della Commissione Interamericana per il Controllo dell’Abuso di Droga (CICAD) dell’Organizzazione degli Stati Americani (OAS). Solo il ministro Hinzpeter detiene ancora la sua carica e dice ancora che Khan aveva a che fare con i gruppi terroristici islamici e cileni, responsabili di una serie di esplosioni presso istituti bancari. Hinzpeter non sembra essere seriamente turbato da un altro scandalo che scoppiò quando divenne chiaro che i proventi della droga venivano usati per minare i regimi populisti dell’America Latina. È convinto che finché i suoi padroni statunitensi e israeliani gli staranno accanto, non gli succederà nulla.
Il giornale indipendente cileno Panorama affermava il 3 novembre che la DEA e la CIA sono  coinvolte nella filiera della droga che si estende da Bolivia e Perù passando per Paso de Colina. Citando fonti attendibili, il giornalista cileno Patricio Mery ha scritto che l’operazione è gestita dall’ambasciata degli Stati Uniti a Santiago del Cile, con un occhio sull’utilizzo di fondi illeciti per attività sovversive nei paesi populisti. Il resoconto dettagliava il sistema di distribuzione della droga, ma vi sono gravi indizi che la base militare di Concon, costruita con i fondi del SouthCom degli Stati Uniti, potrebbe essere una stazione della filiera. Secondo lo stesso articolo, al momento la DEA e la CIA puntano all’Ecuador, che si sta preparando per le elezioni del 17 febbraio 2013. Il leader del paese R. Correa vanta uno schiacciante 70% di consensi, ma è considerato un politico ostile a Washington, contrastando i grandi progetti per l’Asia Pacifico degli Stati Uniti. Un elemento fondamentale della lista di rimostranze degli USA contro Correa, è la chiusura della base militare statunitense di Manta. Di seguito, Correa ha avvertito spesso che la CIA potrebbe pianificare la manipolazione del risultato delle elezioni ecuadoriane e ha citato la scoperta di Mery sui profitti del narcotraffico impiegati per la sovversione politica. Correa ha egualmente citato le rivelazioni del diplomatico inglese Craig John Murray, secondo cui la CIA ha “ufficialmente” versato 85 milioni di dollari, probabilmente un elemento molto reale, negli sforzi per deviare le elezioni in Ecuador. Correa ha evitato di accusare pubblicamente l’amministrazione cilena di complicità in questo sporco gioco, ma potrebbe aver ripreso la questione recentemente, quando ha incontrato il presidente Piñera.
Hinzpeter sta sottoponendo a un forte stress i rapporti, altrimenti amichevoli, tra il Cile e Ecuador, ma vi sono poche probabilità che tale attività costi al ministro il posto. Piñera difficilmente avrà il coraggio di irritare i potenti protettori di Hinzpeter e, quindi, nessun pericolo incombe attualmente sulla rete del narcotraffico che passa da Paso de Colina.

La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line Strategic Culture Foundation.

Traduzione di Alessandro Lattanzio - SitoAurora