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Monti o Bersani: ma che cambia?

di Osvaldo Pesce - 10/12/2012

Fonte: pennabiro.it


 

Viviamo in una fase storica drammatica causa la crisi economica e finanziaria. Capire cosa succede in politica - e le sue ripercussioni nei legami generazionali, nello stile di vita, sino ai problemi pratici della vita sociale e della sicurezza personale ecc. – necessita di una informazione completa e libera che rimane il presupposto per pensare ed agire.

Le recenti elezioni primarie del PD sono state presentate come un ritorno alla politica e alla partecipazione dei cittadini alle scelte, ma non corrispondono per niente a questo obiettivo, perché?

I due schieramenti all’interno del PD non hanno smentito nei programmi presentati né le misure antipopolari del governo Monti fatte passare col loro appoggio, né una svolta futura; anzi Letta, subito dopo la “vittoria” di Bersani, ha confermato nella trasmissione della Berlinguer che proseguiranno sulla strada di Monti. Lo stesso programma di Renzi,presentato come risposta alle aspirazioni giovanili di cambiamentonon si differenziava dalla politica di Monti.

Pensare che l’azione ed il risultato ottenuto da Renzi nelle primarie (40% dei voti) abbia spostato a destra la “sinistra” o viceversa il 60% ottenuto da Bersani abbia spostato a “sinistra “ il PD sono falsi bilanci senza capo né coda, fumo negli occhi.

Nella realtà abbiamo assistito sia nel programma di Renzi sia in quello di Bersani non ad uno scontro di linee, ma più che altro al tentativo di aumentare il consenso elettorale per il PD, fermare Grillo e mettere in naftalina Monti, cioè: tutto cambi perché nulla cambi. Oggi, la battaglia nello schieramento parlamentare è concentrata non sui programmi – l’ ”agenda Monti” resta valida per tutti i partiti dell’eterogenea maggioranza che ha finora sostenuto il governo – ma su come tenere o allontanare Monti e i suoi ministri tecnici e se anticipare le elezioni o attendere la scadenza naturale della legislatura. Bersani si illude di essere vittorioso, Monti e i suoi ministri attendono sornioni, Berlusconi dice e disdice per restareimprevedibile e dettare condizioni. Esistono nel paese due schieramenti riguardo al dopo – elezioni, uno per continuare con Monti azzerando l’autorità del parlamento, l’altro per fingere il ritorno alla politica con Bersani, che sacrificato dopo le dimissioni di Berlusconi non divenne presidente del consiglio grazie anche a Napolitano.

Ogni parola, ogni atto di queste due fazioni ha questa finalità. Tutte le varie forze politiche parlamentari hanno presente tutto ciò, quindi anche quelle, come il PdL, che sono state travolte dagli avvenimenti e si dibattono in una profonda crisi da cui vogliono uscire minacciando di rovesciare il tavolo (vedi l’assenza dal voto sul decreto sviluppo). Ma tutti sono partecipi in un modo o nell’altro a questo scontro che, deve essere chiaro, non c’entra con la soluzione dei problemi del lavoro, dello sviluppo industriale e agricolo, dei servizi sociali, dei giovani, della scuola, dei pensionati ecc. La realtà non cambia, si continua a delocalizzare industrie, a chiudere impiantia lasciare senza tessuto produttivo intere zone del paese, a precarizzare il lavoro, ad aumentare le tasse, a portare l’IVA sempre più alta, a tagliare servizi sociali ecc. Non solo, il debito pubblico continua a crescere paurosamente.

Chi raggiungerà, dei due schieramenti, il proprio intento? Lo scontro è in corso. Le soluzioni potrebbero portare a riconfermare Monti oppure, se non si raggiunge una coalizione a tale scopo, dare a Bersani per un breve periodo il governo, ma proprio per un breve periodo, e poi ritornare ai tecnici. Di sicuro nessuna di queste due fazioni resta toccata dalla probabile scarsa affluenza di votanti alle elezioni, che invece ha un profondo significato politico (la massiccia astensione dal voto alle elezioni regionali siciliane è già stato un segnale inequivocabile).

Di fronte a queste vicende occorre non lasciarci influenzare dai vecchi rottami politici o dal “ meno peggio”, ma incoraggiare il popolo a continuare e sviluppare la lotta, unico strumento a disposizione contro l’impoverimento e la distruzione del paese. Mantenere la volontà ed il coraggio di lavorare per costruire un soggetto politico che sappia unificare le lotte, riunire in un fronte le classi derubate ,schiacciate, oppresse con un programma di sviluppo alternativo alle attuali politiche.