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Il G8 di Lough Erne. Il girotondo più grande del mondo

di Francesco Marotta - 18/06/2013

Fonte: destra

Barack Obama si trova a Lough Erne in Irlanda del Nord. L’accordo tra USA e UE, unisce disordinatamente la tavola rotonda dei potenti. Di che accordo si tratta? Libero scambio. Ci fa capire come non sia sufficiente leggere approssimativamente i lavori del G8 in Irlanda, come una scampagnata leggera dei grandi della terra. E’ l’occasione per il primo appuntamento tra Letta e Obama e, quella dichiarazione di intenti, miscelata ad un pretesto burocratico, che unisce l’Europa debilitata dal ballo del Can-can globale a quel espediente primordiale dell’interesse. E bene sì, sul lungo periodo il rapporto dei nipoti di Trotsky (Letta governa) con l’orientamento cosmopolita e con l’istruzione “neo-egemonista” statunitense, è lampante. L’espansionismo colonialista necessita una volta per tutte la testa del vecchio continente? Obliquamente alle istituzioni politiche e giuridiche internazionali si possono ottenere risultati. Il libero scambio, non è altro che una forma di influsso planetario di cui la politica statunitense e, l’economia preponderante, una volta quella occidentale, si alimentano supportando la globalizzazione.

 

Da leggersi come la deregolamentazione dell’economia europea e dei suoi stati membri, in scala maggiore, dalla limpidezza nitida anche ai pochi di vista corta che si assillano giurando il contrario: l’ingresso agli investimenti americani, l’impatto già visto con lo smantellamento delle “nazionalizzate” agli investimenti in suolo europeo, italiano, affidati alla “the Holy trinity of American Barbecue”. Carne da macello per rimpinguare il riassetto a stelle e strisce dopo aver donato all’Europa l’affossamento del sistema, dell’unità dei suoi stati e delle sue genti, grazie alle sue banche d’affari. Letta ha similitudini vicine al presidente di Cipro che andò in televisione a spiegare ai suoi connazionali, come furono espropriati della sovranità nazionale, grazie, al “nuovo” unilateralismo? Macché. In concomitanza con il presidente della commissione UE, Jose Manuel Barroso, ha dato il via alle formalità e alla strategia compiuta dello standard globale.

 

Stupirsi ancora? Ci ha pensato il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy: “dobbiamo mobilitare tutti i mezzi possibili per combattere la disoccupazione anche perché l’anno prossimo avremo una crescita che però non sarà abbastanza per contrastare l’emergenza lavoro”. L’ennesima riprova degli equilibri e delle emanazioni dirette e quell’obbligatorietà della crescita intramontabile, dove, però, di rigore si muore e l’austerità pressante, sulle retribuzioni e sul potere d’acquisto, rendono minore le entrate fiscali. Favorendo l’annullamento industriale sulle località, le regioni, per favorirne alacremente le delocalizzazioni su scala nazionale? Sediamoci un attimo. Il girotondo più grande del mondo, il budget solidamente strutturato e, la dottrina della crescita, esulano dal diritto degli stati e di un continente? Nell’assenza di un criterio politico e comunitario efficace, quando non c’e’ da legittimare la politica altrui valida per tutti ma, quella delle consuetudini e delle culture traboccanti di potenza, d’ingegno che dovrebbero essere in grado di attraversare quel limite che è la mondializzazione.

 

 L’economia e il libero mercato non aprono solo le porte chiuse del G8, sconfinando nel terreno fertile della crisi siriana. Letta incontrerà Vladimir Putin: partendo dalla netta contrapposizione tra il Cremlino e il rappresentante di Palazzo Chigi sugli approvvigionamenti dell’arsenale dei ribelli siriani, rimpinguato dai britannici dei “popoli liberi”, allineati neppure a dirlo, con le impellenze americane. Un duro banco di prova per il Presidente del Consiglio dei Ministri, forte dell’intrepida Emma Bonino; un incontro da trionfatori con il risveglio “dell’Orso russo”, reinvestendo sull’antico adagio: il luogo dove prolifica il consumo, le mancate relazioni, le discrepanze sociali e la malevolenza, è estendibile anche in Siria ? La città di Hamoukar, l’antica città siriana a 10 chilometri al confine con l’Iraq, vide 3500 anni la battaglia e l’assedio più antichi della Storia. Attualmente di diversa natura sono le prospettive italiane ed europee? Cedere il passo definitivamente è come cancellare la personificazione impressa nella notte dei tempi.