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Difesa dei diritti umani il pretesto degli Usa per intervenire in Siria

di Massimo Fini - 31/08/2013


 


La probabile aggressione americana alla Siria non ha alcuna legittimità. Nè giuridica nè morale. Fino a una ventina di anni fa valeva il principio di diritto internazionale della «non ingerenza militare negli affari interni di uno Stato sovrano». Gli americani lo hanno cancellato. Prima in Serbia, nel 1999, per la questione del Kosovo. Qui erano a confronto due ragioni: quella degli indipendentisti albanesi del Kosovo, diventati maggioranza nella regione, e quella dei serbi a conservare la sovranità su un territorio che era da sempre, storicamente e giuridicamente, loro. Ma gli americani decisero che, a loro insindacabile giudizio, i torti stavano solo dalla parte dei serbi e bombardarono per 72 giorni una grande capitale europea come Belgrado. Poi è stata la volta dell'Iraq (2003). Caduto il pretesto che Saddam possedeva armi chimiche si è affermato che era imprescindibile portarvi la democrazia, operazione costata dai 650 ai 750 mila morti iracheni (e non è finita perchè lo scardinamento degli equilibri in Iraq ha portato a una sanguinosa guerra civile fra sunniti e sciiti che causa centinaia di morti alla settimana). Quindi c'è stata la Libia (2011). Oggi tocca alla Siria. Domani, chissà, all'Iran. Nessuna di queste operazioni aveva l'avallo dell'Onu. Ma l'Onu, se ci si passa il volgare fiorentino, «va su e giù come la pelle dei coglioni». Se c'è il suo avallo l'operazione è legittima, se non c'è si procede lo stesso. In Siria Assad ha accettato gli ispettori dell'Onu che devono indagare se ha effettivamente utilizzato armi chimiche contro i ribelli. Se ne dovrebbero aspettare le conclusioni. Ma gli americani hanno fretta: «Le prove le abbiamo noi e le abbiamo fornite agli alleati». I quali dovrebbero stare perlomeno all'erta visto il grottesco precedente iracheno.
Cio' che è intollerabile non è la politica di potenza imperiale-l'hann fatta tutti, ogni volta che hanno potuto-ma la pretesa degli americani di darle delle giustificazioni morali. Il loro grimaldello per scardinare ogni principio di diritto internazionale e poter aggredire i Paesi che non stanno nella loro sfera di influenza è la difesa dei 'diritti umani'. Ma andiamo. Uno dei loro principali alleati in questa ennesima aggressione è l'Arabia Saudita vero campione dei 'diritti umani', in particolare quelli delle donne. E mi piacerebbe sapere da dove mai deriva questa 'superiorità morale' di cui gli americani si sentono investiti. Nel campo dell'uso delle 'armi di distruzione di massa' non hanno rivali. Hanno gettato la bomba atomica su Hiroshima. E tre giorni dopo, nonostante fossero ben consapevoli dei suoi effetti devastanti, su Nagasaki. Sono loro, insieme alla Francia e all'allora Urss, ad aver fornito le armi chimiche a Saddam in funzione antiraniana e anticurda. E se poi non le hanno trovate è perchè Saddam le aveva già esaurite 'gasando' in un colpo solo i cinquemila abitanti del villaggio di Halabya, nel complice e vergognoso silenzio di tutta la stampa occidentale perchè allora Saddam era un nostro alleato.
Il segretario di stato John Kerry, di cui quel pseudonero e pseudodemocratico di Obama è il ventriloquo, ha definito «un'oscenità morale» l'uso di armi chimiche, peraltro ancora tutto da provare, da parte dell'esercito di Assad e ha detto di aver pianto mentre vedeva un padre che cercava di salvare i propri figli. Perchè non piange sulle migliaia di bambini e bambine assassinati in Afghanistan dai dissenati raid aerei della Nato e su quelli nati storpi, ciechi e deformi per l'uso indiscriminato delle bombe all'uranio impoverito?