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La favola della formica e del consumatore

di Fabrizio Maggi - 08/09/2014

Fonte: L'intellettuale dissidente


Joe Romm di Climate Progress ha sintetizzato in modo mirabile il problema di fondo, ovvero quello riguardante la nostra presunta razionalità di fondo: «Le generazioni future non possono semplicemente adattarsi alla rovina climatica che stiamo per consegnargli. O iniziamo ridurre l’inquinamento di carbonio il più presto possibile o dovremmo smettere di fingere che siamo una specie razionale, morale».

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Gli scienziati dell’IPCC hanno concluso la stesura del quinto ed ultimo rapporto di quelli previsti nell’ambito della revisione settennale sulle proiezioni climatiche e sullo stato di salute del globo.
La conferma è che le cose non vanno granché bene: nelle 127 pagine della sintesi del rapporto Ipcc la parola “rischio” viene utilizzata 351 volte, ma secondo ClimateProgress il rapporto riassume il motivo per cui l’inerzia climatica permane con un’altra parola: «Irreversibile».
Il rapporto afferma che se il mondo continua ad emettere gas serra ad un ritmo in costante accelerazione, come quello attuale, è probabile che entro la metà del secolo le temperature aumenteranno di circa altri 2 gradi Celsius  rispetto alle  temperature dal 1986 al 2005. E per la fine di secolo questo scenario porterà a temperature che saranno più calde di 3,7 gradi Celsius. Falliremo l’obiettivo che si sono dati i governi di tutto il mondo di mantenere l’aumento delle temperature globali sotto i 2 gradi.

A complemento del rapporto, i ricercatori delle università della California-Irvine (Uci) e di Princeton dicono che i calcoli sulle emissioni delle centrali elettriche a carbone presenti in tutto il mondo sono sbagliati e che nel corso della loro durata di vita emetteranno più di 300 miliardi di tonnellate di CO2 in più di quanto si prevedesse, aggiungendo così molto gas serra in atmosfera.
Come se non bastasse, l’Organizzazione Mondiale della Sanità certifica che 1/8 di tutti i decessi avvenuti nel mondo sono diretta responsabilità dell’inquinamento atmosferico. «L’inquinamento atmosferico – ha ammonito Maria Neira, direttore del dipartimento di Sanità pubblica dell’Oms – nel 2012 è stato responsabile per 7 milioni di morti, uno su 8 di tutti i decessi a livello mondiale». 
L’inquinamento è però in buona compagnia. Secondo i calcoli dell’Oms, il cambiamento climatico causa ogni anni morti più che triplicate dal 1960, a causa di disastri naturali. «Siccità, riduzione dell’acqua potabile e dell’igiene – riassume dall’Ansa – aumentano il rischio di malattie diarroiche e infettive, possono esporre ulteriori 2 miliardi di persone alla trasmissione della dengue entro il 2080, mentre con il dimezzamento della produzione di alimenti entro il 2020 nelle regioni più povere, aumenteranno malnutrizione e denutrizione». 

Joe Romm di Climate Progress ha sintetizzato in modo mirabile il problema di fondo, ovvero quello riguardante la nostra presunta razionalità di fondo: «Le generazioni future non possono semplicemente adattarsi alla rovina climatica che stiamo per consegnargli. O iniziamo ridurre l’inquinamento di carbonio il più presto possibile o dovremmo smettere di fingere che siamo una specie razionale, morale».
Si consideri la laboriosa e instancabile operosità delle formiche rosse, in costante processione dentro e fuori il formicaio. Oltre a procurare cibo e materiale, nel loro perenne pellegrinaggio fanno una cosa straordinaria: si riconoscono. Ogni volta che una formica incontra un suo simile, avvicina le antenne alle sue e scambia quelle che presumibilmente devono essere informazioni. Tutti gli esseri del formicaio sono in costante connessione tra loro, nessuno cerca di nascondere agli altri il frutto del proprio lavoro, si lavora alacremente per il bene comune.
Si provi ora a confrontare con il quadro desolante offerto dal “consumattore”, ovvero da colui che crede di diventare il protagonista dell’esistenza solo esercitando opzioni di acquisto: vedrete un caos ingovernabile di uomini che si scontrano, prendendo mille direzioni diverse, che litigano, si accapigliano e spesso arrivano al punto di calpestarsi. Nel mentre, il pianeta da cui traggono risorse e sostentamento si degrada, e si alterano le condizioni climatiche che hanno permesso la prosecuzione della vita di quelle specie su cui essi si poggiano; ma sono troppo impegnati ad azzuffarsi per accorgersene. Sono talmente indaffarati a riempire il calice senza fondo dell’egoità materialistica da non vedere le crepe del terreno su cui sono intenti a correre.

Il resto della favola non è noto a nessuno, bisogna ancora a scriverlo. Il lieto fine è ancora possibile, ammesso che si voglia davvero.

Sitografia

http://www.greenreport.it/news/riscaldamento-globale-gia-irreversibile-ipcc-probabili-effetti-gravi/

http://www.greenreport.it/news/salute-clima-morti-inquinamento/

http://www.greenreport.it/news/clima/sbagliati-i-calcoli-carbone-dalle-centrali-300-miliardi-tonnellate-co2-in/