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“Sovranismo inattuabile”: così Mattarella ci piega all’UE e non rispetta il popolo

di Simone De Rosa - 13/05/2018

“Sovranismo inattuabile”: così Mattarella ci piega all’UE e non rispetta il popolo

Fonte: oltre la linea

“Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale. Può inviare messaggi alle Camere. Indice le elezioni delle nuove Camere e ne fissa la prima riunione. Autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo. Promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti. Indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione. Nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato. Accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando occorra, l’autorizzazione delle Camere. Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere. Presiede il Consiglio superiore della magistratura. Può concedere grazia e commutare le pene. Conferisce le onorificenze della Repubblica. “

Così recita l’art. 87 della Costituzione, che chiarisce i compiti fondamentali del Presidente della Repubblica a cui affida il ruolo di capo dello Stato e garante ultimo della stessa carta costituzionale.

Non si trova voce però, nell’intero dettato della fonte suprema del nostro ordinamento, che indichi, in merito a poteri affidati alla prima carica dello Stato, una funzione di indirizzo politico.

Non si spiega allora, se non con l’ipotesi di una palese invasione di campo, la sparata del presidente Mattarella che, in occasione della conferenza “The State of Union” tenutasi a Firenze, ha voluto, forse preoccupato dall’imminente accordo di governo Lega – 5 Stelle, ribadire come il sovranismo e il rigetto del sistema europeo non siano elementi da dover prendere in considerazione.

Pensare di farcela senza l’Europa significa ingannare i cittadini. Il sovranismo è inattuabile“ ha dichiarato lapidario.

E poco importa se, da garante della Costituzione, uno dei principi da tutelare sia proprio quello della sovranità popolare. Poco importa anche il fatto che il governo che sta per formarsi abbia ottenuto la piena maggioranza del popolo italiano e che debba avere, di conseguenza, il sacrosanto diritto, nel rispetto delle norme costituzionali, di scegliere le azioni di governo che ritenga più opportune. Quando si parla di UE proprio non si riesce, anche in una fase delicata come questa, a tenere a freno le opinioni personali.

Perché quella espressa da Mattarella altro non è che una posizione politica personale e palesemente di parte. Intendiamoci, il presidente può legittimamente esprimere pareri, non è quello il punto. Ciò che stona è per lo più la tempistica con la quale la massima autorità dello Stato, nelle imminenze della formazione di un nuovo esecutivo decide di esprimere considerazioni che potrebbero screditare e minare alcuni punti di un governo legittimamente espressione della volontà popolare.

E visti i precedenti nel rapporto tra istituzioni italiane e vertici europei ciò non può che preoccupare. Non sarebbe questa di certo la prima invasione da parte dell’UE nel nostro sistema politico. Ma l’aura di sacra devozione nei confronti di Bruxelles che avvolge alcune figure del mondo politico e istituzionale sembra proprio inscalfibile. E se nel pensiero liberale uno dei capisaldi è stato sempre il coltivare il dubbio, di fronte a mamma UE anche il più liberale dei liberali diventa un dogmatico di matrice quasi religiosa.

Così Mattarella incassa gli applausi dell’ex premier Letta e di gran parte del mondo liberale di matrice europeista, senza che nessuno dei sempre attenti feticisti della “Costituzione più bella del mondo” ponga l’accento sul rispetto dovuto da parte del presidente per le componenti politiche e i loro programmi.

A fagiolo casca poi l’ennesimo grande successo delle politiche di derivazione europea: grazie infatti proprio alle clausole di salvaguardia (misure prese per garantire il rispetto dei vincoli comunitari), si avverte in queste ore l’impellente necessità per il governo che si formerà di trovare (in qualche modo) la bellezza di 12,4 miliardi.

È dietro l’angolo infatti lo spauracchio di un ulteriore aumento dell’IVA al 24%, col rischio di doverla portare al 25 entro il 2020. Con tanti ringraziamenti, da parte dell’economia reale, all’intoccabile totem di Bruxelles da proteggere dal pericolo sovranista.