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L’emozione è l’anima del mondo

di Paolo Roberto Imperiali - 01/08/2023

L’emozione è l’anima del mondo

Fonte: Paolo Roberto Imperiali

Dall’analisi dei movimenti del feto si evince che questi movimenti non sono disordinati, non sono l’espressione di un energia che si espande a caso in qualunque direzione, ma sono dei movimenti finalizzati nella direzione dell’ambiente circostante (l’utero materno) per cercare di avere una risposta da tale ambiente.
Con l’evolversi del nucleo primordiale che nella prima fase può dare quasi la sensazione di una reazione “chimica” in quanto non se ne intravvede una logica, quando questo nucleo diventa più complesso si comincia a capire la tendenza di questa maggiore complessità, che non è soltanto una crescita in termini di volume, ma anche in termini di funzioni e soprattutto in termini di relazioni per cui il nucleo agisce per avere una risposta da quello con cui è in contatto, ha bisogno dell’altro.
E’ questo il momento di passaggio in cui si può dire che esiste un soggetto, cioè le azioni e reazioni del nucleo si muovono in base ad un rapporto di relazionalità con un altro soggetto: l’utero, in base a una finalità e una logica.
Ma tornando a ritroso si deve ammettere che questa finalità, che si rende visibile da questo momento in poi, doveva già esistere in una forma intrinseca anche se invisibile negli elementi costitutivi il nucleo, visto che lo sviluppo successivo è stato il loro sviluppo, cioè lo sviluppo di una “soggettività” già esistente in quanto tale nel momento iniziale “fisico/biologico” e che si attiva “per la relazione”, con una sua finalità, una sua “coscienza” che già sa dove andare e cosa vuole, quindi in una direzione che per lei ha già un senso.
Dal che si può ipotizzare che il “senso” sia anteriore all’inizio del percorso di nascita, perché altrimenti questo percorso non esisterebbe, nè esisterebbe un soggetto per percorrerlo.
Il senso è quindi una “logica” , un “a priori” che ha creato la vita che potremmo chiamare principio vitale che poi si oggettualizza tramite un “soggetto” che la “sente” e che esiste come tale, già prima di oggettualizzarsi, avendo come obiettivo iniziale della sua oggettualizzazione la relazione con l’utero, cioè con l’altro.
Principio esclusivamente emotivo, istintivo, che si apre dal di dentro perché il fuori non è ancora conosciuto. La cui prima sensazione è sentire di crearsi e che incontra due esperienze che esistevano prima di lui, la gioia, o il dolore che lo guideranno nel suo cammino.
Se non avesse bisogno dell’”altro” il feto sarebbe autosufficiente e resterebbe quello che è e non avrebbe motivo per crescere.
Soltanto con l’apporto dell’altro egli acquisisce degli “elementi” che si aggiungono a quelli che già ha e quello che già è, modificandolo e facendolo crescere.
Quindi se vogliamo stimolare la nostra vitalità, cioè crescere, abbiamo sempre bisogno della relazione sia all’inizio sia durante tutta la vita.
L’incontro tra spermatozoo e gamete è quindi il risultato di un’attrazione reciproca, prima espressione di relazionalità.
Espressione di attrazione reciproca e di una finalità comune che, essendo comune, li trascende e li precede.
Non serve cercare di capire cosa crea la vita, o cosa c’è oltre i confini del tempo, possiamo capire cosa c’è nella vita, perché il senso di questa sensazioni sono parte di noi e in relazione a noi e possiamo prenderne atto e intervenire su di esse, ma quello con cui non siamo in relazione non ha senso per noi, né quello prima di noi, né dopo.
La metafisica non ha senso per noi perché non ha contatto con noi, mentre invece il senso di Assoluto, cioè di una forza senza causa, esiste per noi perché sentiamo che viene dal cuore, che è il luogo dove l’Energia Vitale deposita i suoi ricordi e i suoi obiettivi, ma cercare la spiegazione dell’Assoluto al di là della sensazione che ne abbiamo, è una strada senza senso, anzi è una strada che sottrae energia al cuore, organo fisico mosso da un principio vitale di cui non possiamo conoscere l’origine, ma di cui possiamo vivere le conseguenze e da cui riceviamo un appagamento, cioè la conferma del giusto modo di essere quando noi lo seguiamo.
Quindi la relazione è sempre necessaria per poter crescere e per poter sentire la crescita come valore ed espressione di vita.
Essa è un “senso” che esisteva quando ci ha fatto nascere e che ci ha spinto a crescere.
Il punto è: da quale momento in poi, tornando a ritroso, possiamo chiederci se gli elementi che hanno sviluppato il feto, erano elementi vivi.
Oppure: da quale momento in poi le componenti del feto si sono unite per creare un organismo vivo?
Il problema potrebbe anche esprimersi usando un’altra terminologia: da quale momento in poi noi assistiamo alla creazione di un soggetto?
Possiamo pensare che la distinzione tra organico e inorganico, nel feto esista da un certo momento in poi, ma cosa fa si che il non organico si trasformi in organico, quindi “vivo”? e da quale momento? E’ una scarica elettrica, o un’energia che fa da catalizzatore tra due elementi inorganici?
Ma gli elementi “inorganici” sono composti da elementi più piccoli che si muovono, cioè fanno dei movimenti che hanno un loro senso , gli atomi, gli elettroni,…qual è l’elemento iniziale che attiva la vita di questi elementi?
E se anche gli elementi iniziali fossero vivi? Se tutti gli elementi fossero vivi? perché dobbiamo pensare che gli elementi iniziali sono inorganici?
Solo perché non conosciamo la loro “organicità” e perchè noi ci fermiamo per dire che “lì” comincia la vita? ma è una distinzione dovuta alla nostra non conoscenza di quello che c’è prima, che ci fa dire che il “prima” è inorganico.
E’ una cesura gratuita: se questi elementi inorganici sono serviti per creare gli elementi organici, vuol dire che essi agivano con un senso, con un obiettivo, quindi erano vivi. In altre parole la vita è l’unica cosa che esiste. Quello che succede è il suo cammino verso la complessità partendo dalla frammentazione del singolo e la relazionalità delle componenti per cui da emozioni successive si creano legami inaspettati e realtà prima inesistenti.
La rappresentazione di questa vitalità dà una sensazione del mondo e dei soggetti mossi da uno slancio che spinge l’animo da dentro, che è il suo senso, che non ha bisogno di spiegazione come non lo hanno l’Infinito, o l’Eternità: è l’Emozione la spiegazione del Mondo e il suo contrario è il calcolo: se il mondo fosse partito da questo non sarebbe esistito.