One hit wonder
di Francesco Dall'Aglio - 02/06/2025
Fonte: Francesco Dall'Aglio
Prima un po’ di fatti, quello che si sa almeno, e poi le opinioni (mie). Oggi sono stati attaccati cinque aeroporti in Russia, Olenya, Belaya, Diaghilev, Ivanovo e Ukrainsk: in tutti i casi i bersagli erano i bombardieri strategici che nel conflitto in Ucraina servono a lanciare missili convenzionali, ma fanno parte della ‟triade nucleare” russa. L’attacco è avvenuto, stando a quanto comunicato dalla parte ucraina, dopo un anno e mezzo di preparazione: i componenti per centinaia di droni sono stati trasportati in Russia e stoccati in un magazzino a Chelyabinsk, vicino alla frontiera del Kazakistan (da dove con tutta probabilità sono entrati), assemblati, montati in strutture di legno caricate su camion diretti nei dintorni delle basi da dove sono stati inviati sugli aerei (è poco probabile che gli autisti dei camion, uno dei quali è stato ritrovato morto soffocato da una fascetta stringicavo, sapessero cosa trasportavano – come nel caso del camion bomba fatto saltare sul ponte di Crimea anni fa, del quale abbiamo concordato di smettere di parlare perché è stata una cosa un po’ imbarazzante). Stando agli ucraini, ripresi dai nostri media, sono stati distrutti 40 aerei di vario tipo tra bombardieri, aerei da trasporto e aerei spia (ma poi Zelensky ha detto che è stato distrutto il 34% degli aerei, ovvero 23 visto che dovrebbero essere una settantina in totale, almeno stando alle cifre che girano perché il numero reale, ovviamente, è segreto); i filmati di cui disponiamo, in realtà (e che vengono da fonti ucraine), mostrano che sono stati colpiti 5 Tu-95 (4 a Olenya e 1 a Belaya), 2 Tu-22M3 (a Belaya) e 1 An-12 da trasporto (a Olenya), e un altro filmato mostra due fuochi a Belaya, ma cosa bruci non si sa. Possono esserci altri danni, naturalmente, e qualcosa potrebbe essere stato colpito negli altri aeroporti (ma mancano video, di solito i russi non si fanno troppi problemi a diffonderli) ma per avere un numero più preciso bisognerà aspettare i dati satellitari. Quaranta è, probabilmente, il numero di aerei che ci aspettava di colpire, ma in tre aeroporti su cinque l’attacco pare essere stato sventato (in un caso probabilmente i droni hanno dato fuoco al camion che li trasportava, in un altro i civili presenti nella stazione di servizio dove uno dei camion si era fermato si sono arrampicati sul cassone e hanno fisicamente bloccato l’uscita dei droni una volta resisi conto di cosa stava succedendo). Sui numeri, appunto, vedremo.
L’attacco è chiaramente una ‟one hit wonder”, come si diceva dei gruppi musicali che tiravano fuori un grande successo e poi sparivano. Replicarlo in futuro, su questa scala almeno, sembra poco probabile, il network di assemblaggio e logistica è bruciato, e alla fine i danni, seppur gravi, non sono catastrofici come si era pianificato – e se gli attacchi fossero andati a segno su tutti e cinque gli aeroporti attaccati lo sarebbero stati di sicuro. Tra l’altro la distruzione dei bombardieri non avrà effetti tangibili sugli attacchi missilistici russi, dato che di bombardieri ne hanno un bel po’ e non ne hanno mai usati più di 18 contemporaneamente (e una volta sola, nel dicembre 2023), per cui anche l’idea che non abbiano più la possibilità di fare attacchi missilistici dall’aria è un po’ peregrina, diciamo (e ci ricorda la questione della Moskva e dell’affondamento della flotta del Mar nero, che continua a lanciare Kalibr senza troppi problemi). Resta, naturalmente, il successo mediatico (che tra l’altro butta nel dimenticatoio gli attentati alle linee ferroviarie di stanotte, con annesse vittime civili, delle quali sui giornali non si parlerà mai più) e ovviamente quello militare, perché si tratta di apparecchi sofisticati, costosi, difficilmente rimpiazzabili e, per quanto in via di obsolescenza, ancora piuttosto utili
Dal punto di vista militare, l’Ucraina è nel pieno diritto di attaccare ogni armamento della federazione russa, considerando anche e soprattutto che gli aerei colpiti servono alla Russia per attaccare l’Ucraina; che poi facciano parte della triade nucleare interessa poco, perché l’Ucraina non è una potenza nucleare e le armi nucleari non rientrano nel conflitto in corso. Al limite si può discutere della liceità formale di utilizzare mezzi civili per attacchi militari, e civili inconsapevoli (i guidatori) per recapitare i mezzi a disposizione, ma insomma non è certamente questa la cosa fondamentale. Il problema reale, però, è che da tempo abbiamo smesso di far finta di credere che questa sia una guerra solo tra Russia e Ucraina, e che sappiamo molto bene che dietro, e davanti, e di fianco all’Ucraina c’è la NATO. Ci troviamo insomma più o meno nella stessa situazione di quando, a maggio 2024, fu colpito il radar russo di Armavir, con la differenza che quel radar non serviva assolutamente a nulla nella guerra in Ucraina e i bombardieri colpiti oggi sì. Ma come allora per il radar, così oggi per i bombardieri strategici la Russia potrebbe tranquillamente (e ai sensi della sua dottrina nucleare con pieno diritto) ritenere che l’attacco sia stato sì portato a termine dagli ucraini (anche se andrebbe valutata la questione dell’intelligence, naturalmente), ma con lo scopo di degradare le difese russe in vista di un attacco ben più concreto e massiccio da parte della NATO. Se oggi distruggi un radar, domani 7 bombardieri strategici eccetera, arriverà il punto in cui effettivamente le capacità di deterrenza russe saranno messe in crisi, o si riterrà che lo siano (certo, c’è quella bazzecola degli ICBM a testata multipla, ma ovviamente si dà per scontato che non verranno usati).
I toni dei ‟volenterosi” non aiutano a tranquillizzare: la Gran Bretagna giusto IERI, con tempismo perfetto, ha annunciato che intende dotarsi di aerei in grado di utilizzare bombe nucleari a gravità (link 1) SPECIFICAMENTE contro la Russia, e ha annunciato che domani, lunedì (anche qui con tempismo perfetto, quando è previsto il nuovo round di negoziati tra Russia e Ucraina che si terrà a Istanbul, nonostante tutto), Starmer presenterà il nuovo piano di difesa strategica in direzione appunto anti-russa; tre giorni fa, invece, Stars & Stripes (link 2) ha pubblicato i risultati di una serie di simulazioni fatte dalla RAND su richiesta dell’aviazione statunitense, dalle quali si evince che un’invasione russa del territorio NATO verrebbe contrastata efficacemente dall’aviazione – a patto naturalmente di dare all’aviazione suddetta alcune vagonate di milioni di dollari per potenziarla. Invece delle vagonate di dollari, però, si possono più efficacemente ed economicamente utilizzare i droni ucraini, così ci si porta avanti col lavoro: o almeno questo potrebbe pensare la Russia, e io non credo abbia torto nel farlo. Il fatto che al momento in cui scrivo non ci sia nessuna comunicazione ufficiale né da parte russa (tranne un anodino comunicato del Ministero della Difesa) né statunitense (Axios ha prima scritto che l’Ucraina aveva informato Trump dell’attacco e poi ha cambiato versione, mentre le fonti della CBS News sostengono che Trump non ne sapesse niente) né dei ‟volenterosi” fa chiaramente capire che i telefoni stanno suonando a raffica nelle cancellerie, perché la Russia molto probabilmente vuole rendersi conto se bisogna fare la guerra per davvero, e non l’operazione militare speciale in Ucraina, e il fatto che ancora non abbia parlato nessuno, nemmeno Medvedev, può farci pensare che non sia soddisfatta delle risposte ricevute.
Di impiego dell’atomica in risposta all'attacco ovviamente non è il caso di parlare, perché è vero che la revisione della dottrina nucleare approvata il 19 novembre 2024 prevede, al paragrafo 19, l’impiego di armi nucleari ‟su installazioni militari della Federazione Russa, la cui disabilitazione può portare a un’interruzione delle azioni di risposta delle forze nucleari”, ma non ci sono bersagli in Ucraina per i quali varrebbe la pena lanciarne una e, al limite, non è sull’Ucraina che la si dovrebbe lanciare – e ovviamente dove si dovrebbe lanciarla non si può, per ovvi motivi. La risposta probabilmente non ci sarà (spero almeno), perché a meno di non prendersela coi civili distruggendo il centro di Kiev o le dighe sul Dnepr, non vedo quale escalation possa seguire. Semplicemente la guerra continuerà, ed è proprio al fronte che le cose per l’Ucraina non stanno andando per niente bene, con la Russia che avanza su tutto l’arco del fronte al ritmo di due villaggi al giorno. A questo proposito, vale forse la pena di ricordare che sempre oggi, nel momento di maggiore euforia mediatica, si è dimesso il comandante in capo delle forze di terra ucraine, il generale Mykhailo Drapatiy, in seguito all’attacco missilistico contro un campo di addestramento a Gvardeyskoye, nella regione di Dnipropetrovsk, utilizzato dalla 158a e dalla 33a brigata. Il numero delle vittime si ignora. Le stesse fonti che parlano di 40 bombardieri distrutti dicono che sono morti 12 soldati, ma mi sembra una cifra un po’ bassa per le dimissioni del comandante.
Nella foto il capo dell’SBU, Vasyl Malyuk, esamina le mappe degli aeroporti attaccati. Naturalmente non ha accesso a foto satellitari...
Link 1: https://www.thetimes.com/uk/defence/article/review-fighter-jets-nuclear-weapons-x9vldt0sv
Link 2: https://www.stripes.com/theaters/europe/2025-05-29/nato-russia-air-war-17946309.html