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Baud, la Eurodeliri e il denaro arma di repressione di massa

di Alessio Mannino - 18/12/2025

Baud, la Eurodeliri e il denaro arma di repressione di massa

Fonte: La Fionda

La danza è partita con la relatrice Onu per i territori palestinesi, Francesca Albanese, inserita a luglio dagli Stati Uniti nell’elenco dell’Ofac, l’ufficio che gestisce le sanzioni ad personam contro terroristi e narcotrafficanti. La sua colpa: aver denunciato complicità statunitensi e occidentali nel genocidio di Gaza. Ora tocca a dodici fra giornalisti, analisti e accademici europei (fra cui lo svizzero Jacques Baud, ex militare ed ex consigliere Onu), sanzionati su proposta dell’Alto Rappresentante degli Affari Esterni della Ue, Kaja Kallas, con l’accusa di fare propaganda filo-russa, quando invece sono rei soltanto di esprimere idee non allineate ai guerrafondai di Bruxelles. Congelamento di beni, conti correnti bloccati, restrizioni ai movimenti: la morte civile. Un metodo di repressione del dissenso che agisce per via extra-giudiziaria, senza che nemmeno venga contestato uno straccio di reato. Ma che cerca soprattutto di oscurare le voci scomode con l’arma più subdola, fredda e vile che ci sia: il ricatto economico.
Arrestare, d’altro canto, non usa più da quando la cosiddetta democrazia liberale deve salvare la facciata da Stato di diritto. Men che meno fare fuori fisicamente gli oppositori, ché altrimenti non si potrebbe più rigirare l’argomento contro dittature e autocrazie (anche se non si capisce, anzi lo si capisce benissimo, come mai un Kashoggi vittima del saudita Salman non debba equivalere, nel computo dei giornalisti ammazzati, quanto la Politkovskaja caduta sotto Putin). Il bavaglio ideale, in una società democratica di nome e feudal-capitalistica di fatto, non  può allora che corrispondere al far venire meno l’aria che ossigena il sistema: il denaro. A pensarci bene, è la metafora perfetta del funzionamento del nostro organismo sociale: privare qualcuno dei soldi significa amputarlo delle libertà di cui l’Occidente si pretende baluardo. Formalmente, si continua a concedere la manifestazione del proprio pensiero, diritto che di quelle libertà è essenza e compendio. Nessun divieto diretto. Ma in realtà, si fa peggio: da un lato, nella più pura logica di un apparato di dominio che si sente in guerra, si isola il reprobo additandolo come nemico pubblico; dall’altro, se ne azzera la capacità effettiva di esistere come soggetto privato, impaurendolo e condizionandolo là dove, almeno noi comuni mortali, siamo più vulnerabili: nelle tasche.
Un po’ la stessa cosa avviene, a un livello inferiore, nelle aule di tribunale quando il potente di turno tenta di zittire il giornalista critico, magari non esattamente nuotante nell’oro, trascinandolo in cause civili con esorbitanti richieste di risarcimento danni. Oppure, su scala generale, identico è il principio che informa l’intero modello politico della presunta civiltà superiore: il diritto all’esistenza (“libera e dignitosa”, dice la Costituzione in uno dei suoi passi più indovinati) è una variabile dipendente dal potere del denaro. Tu, cittadino uguale in astratto a ogni altro, vali nella misura in cui hai un valore finanziario. Lo mise ben in evidenza già a suo tempo il vecchio Marx: i diritti tipicamente liberali (di espressione, riunione, circolazione ecc) restano lettera morta, se non si gode della concreta facoltà di tradurli in pratica grazie a un reddito adeguato. L’uguaglianza sbandierata a parole dalle liberal-democrazie – che non sono propriamente liberali, e non sono democrazie – risuona come formula vuota, agli orecchi di generazioni di spossessati, sfruttati e schiavi salariati la cui condizione oggi si palesa sempre più, fra l’altro, come la riedizione aggiornata della pre-moderna servitù della gleba (i ricchi, e in particolare gli ultraricchi, possiedono asset generatori di rendita, mentre la classe media impoverita e gli attuali proletari sono al basto del padrone, consumano in abbonamento o hanno proprietà che costano più di quel che rendono. Ma su questo tema – il tecnofeudalesimo – ci torneremo su).
L’asfissia da conto corrente in erosione o di fatto annullato, come nelle liste di proscrizione di cui sopra, in buona sostanza risulta la leva sistemica d’oppressione più efficace, da parte dell’oligarchia euro-americana. Perché sua mercé si prendono agevolmente due piccioni con una fava: viene mantenuta la maschera ufficiale di democratici, salvo persecuzioni mirate e chirurgiche, forma di censura particolarmente vigliacca in quanto neppure onestamente rivendicata (Hitler e Stalin, per lo meno, avevano il buon gusto di non essere ipocriti), e contemporaneamente si imbriglia la vita collettiva controllandola alla fonte, saldamente piantata su un’ingiustizia strutturale di squilibri e sperequazioni divenute stratosferiche. La vicenda della Albanese, di Baud e degli altri sanzionati, in quest’ultimo caso agitando lo spauracchio di un conflitto con la Russia che nessuno vuole tranne la Euro-deliri, riproduce, in formato ridotto ma esemplare, il marcio che alberga nel cuore d’Occidente: lo strapotere dell’oro. La campana suonava già per tutti: ora i rintocchi si fanno più assordanti.