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I carri del genocidio

di Gideon Levy - 19/05/2025

I carri del genocidio

Fonte: Giubbe rosse

Circa 70 persone dall’alba a mezzogiorno di mercoledì. Quasi il doppio delle vittime del massacro del kibbutz Nir Oz. Tra loro c’erano 22 bambini e 15 le donne. La sera precedente, 23 persone erano state uccise in un ospedale. L’operazione Carri di Gedeone non è ancora iniziata e i carri del genocidio stanno già scaldando i motori.

Come chiameremo questo massacro, così indiscriminato e inutile, prima ancora che la grande operazione sia iniziata? 23 morti nel bombardamento di un ospedale – uno dei crimini di guerra più gravi – solo per cercare di uccidere Mohammed Sinwar, l’ultimo diavolo, con nove bombe antibunker – tutto per soddisfare la brama di Yedioth Ahronoth per il titolo principale: “Sulle orme di suo fratello”.

È piaciuto ai lettori, è piaciuto agli israeliani, mercoledì nessuno si è espresso contro.

Hanno fatto la pace a Riyadh, e a Gaza hanno fatto un massacro. È difficile pensare a un contrasto più stridente di questo, tra le scene di Riyadh e quelle di Jabalya di mercoledì.

Corpi di bambini portati dai genitori, il bulldozer che cerca di aprire la strada all’ambulanza e che viene fatto saltare in aria, le persone che si rintanano tra le rovine dell’ospedale alla ricerca dei propri cari: tutto questo di fronte alla revoca delle sanzioni contro la Siria e alla speranza di un nuovo futuro.

Nulla, nemmeno l’eliminazione di un altro Sinwar, può giustificare il bombardamento indiscriminato di un ospedale. Questa incrollabile verità è stata ormai completamente dimenticata. Tutto è normale, tutto è giustificato e approvato, persino l’attacco al reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Europeo di Khan Yunis è una mitzvah [un precetto, un comandamento, ndt].

Non c’è altra scelta che gridare di nuovo: non potete attaccare gli ospedali – e nemmeno le scuole trasformate in rifugi – anche se il comando aereo strategico di Hamas si nasconde sotto di loro. Anche se Sinwar è lì, la sua uccisione è così inutile.

C’è ancora qualcosa che possiamo fare a Gaza che verrà considerato da Israele moralmente e legalmente inaccettabile? 100 bambini morti? Mille donne per il fratello di Sinwar? Era necessario eliminarlo, spiegavano, perché era un “ostacolo a un accordo per la liberazione degli ostaggi”.

Abbiamo perso persino la vergogna! L’unico ostacolo a un accordo per la liberazione degli ostaggi si trova a Gerusalemme, e il suo nome è Benjamin Netanyahu, insieme ai suoi partner fascisti, e nessuno riesce nemmeno a concepire che sia legittimo far loro del male per rimuovere quell’ostacolo.

Quanto accaduto mercoledì a Gaza è solo un’anteprima di ciò che accadrà nei prossimi mesi, se nessuno fermerà Israele. Con l’avanzare della colossale campagna di Donald Trump nel Golfo, la pistola che fermerà Israele deve ancora essere vista.

Uno studente commemora la Nakba e protesta contro la guerra
a Gaza nel campus dell’Università di Tel Aviv, mercoledì.

Quando si supponeva che ci fosse ancora uno scopo, quando gli obiettivi erano apparentemente chiari, quando il bisogno umano di punire e vendicare il 7 ottobre era ancora comprensibile, quando sembrava ancora che Israele sapesse cosa voleva, era ancora possibile in qualche modo accettare l’uccisione di massa e la distruzione.

Ma ora non più. Ora che è chiaro che Israele non ha alcun obiettivo né piano, non c’è più modo di giustificare quanto accaduto a Gaza martedì sera.

Nessun leader israeliano ha aperto bocca, nemmeno uno. La speranza della sinistra, Yair Golan, nei giorni migliori invoca la fine della guerra, e come lui, decine di migliaia di manifestanti determinati.

Vogliono porre fine alla guerra per riportare a casa gli ostaggi. Sono anche preoccupati per la vita dei soldati che cadranno invano.

Ma che dire di Gaza? Che dire del suo sacrificio? Come siamo arrivati ​​a una situazione in cui nessun politico sionista può intervenire in sua difesa? Non un solo uomo giusto a Sodoma, nemmeno uno.

Mercoledì, le immagini che si vedevano da lì mi hanno di nuovo bruciato l’anima: di nuovo carri armati con cadaveri, di nuovo bambini in una lunga fila di sacchi per cadaveri sul pavimento, lì giacciono i loro corpi, e di nuovo il pianto straziante dei genitori per le loro figlie e i loro figli.

Circa 100 persone sono state uccise a Gaza mercoledì. Quasi tutte innocenti, a parte il fatto che erano palestinesi residenti nella Striscia di Gaza. Sono state uccise dai soldati israeliani. Questo è l’antipasto della campagna a cui aspirano i loro militari – e noi rimaniamo in silenzio.

per haaretz.com    ꟷ    Traduzione a cura di Old Hunter