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A che mira la strategia americana in Ucraina?

di Fabio Falchi - 17/01/2022

A che mira la strategia americana in Ucraina?

Fonte: Fabio Falchi

A che mira la strategia americana in Ucraina? Molteplici possono essere le ragioni che inducono gli Stati Uniti ad esercitare una così forte pressione nei confronti della Russia. Certamente, per l’America, al fine di giustificare la sua egemonia sull’Europa, è necessario che la Russia sia considerata un pericoloso nemico del Vecchio Continente. Nondimeno, si deve anche tenere presente che diversi analisti e politici americani sono convinti che oggi sia possibile ripetere, mutatis mutandis, quanto accadde negli anni Ottanta del secolo scorso, allorché il braccio di ferro tra l’America e l’Unione Sovietica si concluse con la sconfitta dell’Unione Sovietica.
Si ritiene cioè che la Russia di Putin sia fortemente penalizzata dalle sanzioni economiche, circondata da vicini ostili e costretta ad una spesa militare eccessiva a causa della politica di Putin, di modo che basterebbe continuare a “premere” contro la Russia per causare una crisi sociale e politica tale da costringere il Cremlino a gettare la spugna.
Insomma, si è convinti che la pressione contro la Russia possa portare ad un regime change, dato che la Russia non può rischiare un confitto con la NATO né può “reagire militarmente” alle provocazioni dell’Ucraina, senza subire ulteriori sanzioni, che avrebbero conseguenze disastrose per l’economia russa. In quest’ottica, Putin praticamente sarebbe “caduto in trappola”, anche perché non può contare sulla Cina per vincere la partita che si gioca nell’Europa orientale (un’area geopolitica, del resto, assai diversa da quella medio-orientale anche sotto il profilo militare).
Tuttavia, il paragone tra l’Unione Sovietica degli anni Ottanta e la Russia di Putin è privo di fondamento. L’Unione Sovietica degli anni Ottanta poteva anche essere militarmente più forte della Russia di oggi ma era una potenza in declino, lacerata da conflitti interni e da “spinte centrifughe” di vario genere che Mosca non era più in grado di controllare. Era quindi un impero che si stava sgretolando, non uno Stato che si difendeva da una aggressione esterna o comunque da una minaccia straniera. Peraltro, è ben difficile credere che oggi vi siano le condizioni perché si possa arrivare ad instaurare in Russia un regime filo-occidentale. Delle quinte colonne filo-occidentali in Russia indubbiamente ci sono, ma attualmente sotto il profilo politico e sociale contano poco o nulla.
Pertanto, mettere con le spalle al muro Putin – ammesso che Washington ci riesca – significa mettere con le spalle al muro la Russia stessa, vale a dire sia i russi che appoggiano Putin che la stragrande maggioranza dei russi che sono avversari politici di Putin. E chi conosce la storia della Russia dovrebbe sapere come “reagisce” la Russia quando è in gioco o ritiene che sia in gioco la sua sicurezza nazionale.