Achtung banditen!
di Marco Travaglio - 04/05/2025
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Dopo quattro anni di “approfondite indagini”, i Servizi segreti tedeschi hanno scoperto che Alternative für Deutschland è un “partito estremista di destra”, per giunta “xenofobo”, che “viola la dignità umana” dei migranti, soprattutto islamici. Ma va? Chi l’avrebbe mai detto. Non bastava ascoltare i loro leader? Il fatto nuovo e dirompente sono le conclusioni del report, peraltro quasi tutto segretato: “La concezione prevalente di Afd è incompatibile con l’ordinamento fondamentale di una libera democrazia”. Parole che riecheggiano l’art. 21 della Costituzione: “Sono incostituzionali i partiti che cercano di indebolire o abolire il libero ordine fondamentale democratico”. Quindi l’intero partito è fuorilegge e va messo al bando in base a indagini dei Servizi, per giunta segrete e riguardanti le idee, non precisi reati commessi da singoli (la magistratura non è intervenuta). Ora la palla passa a governo e Parlamento, su su fino alla Corte costituzionale. Che nel 2003 e 2017 già respinse azioni analoghe contro Npd, partito neonazista ben più minoritario ed estremista di Afd.
Alle elezioni di febbraio Afd ha sfiorato il 21% dei voti (secondo posto) e in due mesi ha superato la Cdu nei sondaggi col 26% (primo posto). Quindi la sua messa al bando lascerebbe orfani oltre 10 milioni di elettori. O di più, visto che la sola ipotesi ne moltiplicherà i consensi. E qui sta l’enormità del problema per le democrazie occidentali da quando gli elettori fuggono dalle forze di sistema e verso quelle anti-sistema. In pochi mesi la Romania ha annullato le Presidenziali dov’era favorito il nazionalista euroscettico Georgescu, poi l’ha bandito dalle liste, col risultato di gonfiare le vele del suo simile Simion; la Francia ha visto condannare non solo al carcere, ma anche all’ineleggibilità (sia pur con un verdetto di primo grado), Marine Le Pen, grande favorita alle Presidenziali; e ora governo e Parlamento tedeschi discutono la messa al bando del primo partito non solo dell’opposizione, ma del Paese. Le regole formali del diritto sono salve, ma l’opinione pubblica vede solo la sostanza: in tre Stati Ue chi minaccia di vincere le elezioni con programmi radicalmente alternativi finisce o rischia di finire fuori gioco. Oggi sul Fatto ne parlano anche Di Lorenzo, Padellaro, Tarchi, a cui seguiranno altri pensieri diversi. Perché la questione, per le “democrazie liberali”, è un’alternativa diabolica: bandire le forze “antidemocratiche” con mosse antidemocratiche che potrebbero pure favorirle, o rischiare che le forze “antidemocratiche” sfigurino le democrazie più di quanto le “democrazie” non si siano già sfigurate da sole? Domandarsi perché oggi gli “antidemocratici” piacciono più dei “democratici” non sarebbe una cattiva idea.