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Attacco in Israele: perchè ora

di Daniele Dell'orco - 08/10/2023

Attacco in Israele: perchè ora

Fonte: Daniele Dell'orco

L'operazione Al-Aqsa Flood lanciata oggi dalle milizie palestinesi è stata organizzata da tempo grazie al supporto a tutti i livelli dell'Iran.
L'evento si è svolto in concomitanza con l'anniversario della Guerra del Kippur del 1973 (la guerra di Egitto e Siria contro Israele per riconquistare i territori perduti durante la Guerra dei Sei Giorni) ma soprattutto nel giorno dello Shabbat (la guerra del Kippur iniziò il 6, non il 7).
Israele è stato colto di sorpresa e ciò per gli arabiè già di per sé una vittoria dall'alto valore simbolico e politico. Ovviamente la forza di questo colpo non è sufficiente per mettere fuori combattimento Israele. Ma è sufficiente a scatenare un'ondata di panico con pochi precedenti nell'ultimo mezzo secolo. La sorpresa e la relativa imprevedibilità dell’attacco faranno precipitare parte della società israeliana in un’atmosfera di paura e di aspettativa permanente di un altro attacco da un momento all’altro. L’obiettivo iniziale e minimo per i miliziani è senza dubbio questo: la paranoia tra la popolazione israeliana.
Ma i palestinesi hanno anche ragioni geopolitiche.
In primo luogo, si tratta di un segnale per quegli Stati della regione che hanno iniziato a pensare alla possibilità di normalizzare le relazioni con Israele. Innanzitutto l’Arabia Saudita.
E l’Iran non è rimasto certo immobile. Appena poche ore fa la Guida Suprema della Repubblica Islamica, Ali Khamenei, ha rilasciato una serie di dichiarazioni importanti, tra cui:
“I governi che decidono di correre un rischio e di normalizzare le relazioni con i sionisti inevitabilmente soffriranno e perderanno. Come dicono gli europei, scommettono su un cavallo perdente”.
In secondo luogo, l’operazione Al-Aqsa Flood è stata lanciata quando tutta l’attenzione della comunità mondiale è stata spostata sull’Ucraina. Come pure la maggior parte delle risorse economiche e militari. Il momento, dal punto di vista di chi pianificava l'attacco, è stato azzeccato per questo. Appena sei mesi fa gli Stati Uniti hanno iniziato a svuotare i depositi di armi in Israele per via di un "cambio di priorità", ossia il conflitto in Ucraina.
Ora, proprio nei giorni in cui si discute di una diminuzione degli aiuti americani a Kiev, il messaggio che passa è che gli USA stiano lasciando soli sia gli ucraini che gli israeliani.
La reazione di Israele sarà apocalittica, di certo. Ma il peggio per Tel Aviv è già accaduto: l'immagine dell'invincibilità dell'IDF e dell'onnipresenza dei servizi segreti israeliani è stata compromessa.