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Banco di prova

di Matt Martini - 24/11/2025

Banco di prova

Fonte: Matt Martini

Siamo di fronte a un banco di prova interessante. La proposta di pace Witkoff-Dimitrev (chiamiamola così per convenzione) è un compromesso al ribasso per la Russia ma tutto sommato decente. È una mossa furba per gli Stati Uniti perché attraverso un programma di investimenti congiunti con la Russia punta a disaccoppiare la Russia stessa dalla Cina. Potrebbe essere un successo per l'amministrazione americana, ma vedrebbe il gradimento anche da un parte dell'establishment russo, quello di orientamento liberale, vicino all'Occidente e meno interessato al progetto Eurasia - orientamento minoritario tutto sommato ma ancora sostenuto da settori del capitalismo russo che ha investito verso Ovest. 
Vi è poi il blocco dei falchi (fra cui Bruxelles, Londra e alcuni storici Neocon americani) che porta avanti la guerra a oltranza contro la Russia per motivi pensi quasi ideologici: la sconfitta anche solo diplomatica dell'Ucraina farebbe precipitare la narrativa massimalista a cui tutti i leader europei si sono legati, e il cui crollo li sconfesserebbe e delegittimerebbe. In realtà l'Europa non guadagna nulla da questa guerra, anzi ci perde; tuttavia la sua classe dirigente verrebbe sconfitta in caso di chiusura dal conflitto, e c'è perfino la possibilità che uno scenario simile possa non solo mettere in crisi l'Unione Europea ma persino la NATO come istituzione. 
Cinicamente, ed egoisticamente, un anti europeista dovrebbe sperare che la guerra duri più a lungo possibile logorando ancora di più le istituzioni europee per quanto ciò possa danneggiarci economicamente. Anche la Russia nel medio termine potrebbe strappare posizioni di maggiore vantaggio se la guerra continuasse. La continuazione della guerra rafforzerebbe anche la solidità strategica dell'avvicinamento fra Russia e Cina e quindi lo sviluppo euro asiatico con il suo potenziale di bilanciamento verso l'egemonia americana. 
L'accordo presenta maggiori vantaggi dunque quasi unicamente per gli Stati Uniti. 
C'è più di una ragione per cui diversi fra gli attori in campo possano desiderare la prosecuzione delle ostilità. 
Follemente, anche i leader europei i cosiddetti "volenterosi"  sperano di procrastinare la loro sconfitta. A questo proposito è dunque interessante osservare cosa faranno i leader europei. È possibile che facciano pressione su Kiev per non accettare la proposta Witkoff-Dimitriev, o per alterarla, prendendola inaccettabile per la Russia. Gli europei dunque probabilmente dovrebbero cercare di sabotare la proposta americana al tempo stesso incoraggiando Kiev con nuove promesse di aiuti. 
Sarà dunque interessante osservare se gli Stati Uniti, o meglio l'Amministrazione americana, piegherà le euroburocrazie di Bruxelles alla propria linea, oppure se queste si riveleranno sufficientemente robuste da resistere all'offensiva diplomatica della squadra di Trump. 
Questo ci permetterà di capire se negli Stati Uniti c'è davvero attualmente un Deep State ancora essenzialmente antitrumpiano, che trova sponda nei Paesi europei e li sostiene in una politica alternativa a quella dell'amministrazione americana, o se Bruxelles si piegherà agli ordini provenienti da oltre Oceano. In questo secondo caso, si avrebbe la conferma che non c'è più - semmai c'è stato prima - un dualismo di poteri nello Stato Profondo americano. 
In altri termini sta per venire fuori da chi prende  effettivamente ordini la classe dirigente europea, da quale centrale, e se esiste veramente un potere alternativo dentro il Deep State americano e atlantico. 
Per questo la crisi attuale ha aperto una finestra molto interessante.