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Chi dice che “l’umanità”, vuole ingannarti

di Alain de Benoist - 18/12/2020

Chi dice che “l’umanità”, vuole ingannarti

Fonte: Barbadillo

Il minimo che si possa dire è che “Tutti Fratelli”, l’ultima enciclica di Papa Francesco, non ha incontrato unanimità nel mondo cattolico. Soprattutto quando afferma di essersi sentito incoraggiato dal grande imam Ahmed el Tayyeb, che ha incontrato ad Abu Dhabi. Che ne pensa?

Alain de Benoist: “Dopo la Lumen fidei e la Laudato si’, la terza enciclica di papa Francesco si presenta come un monito politico senza fine che invita a “pensare a un’altra umanità “, dove ognuno avrebbe il diritto di “realizzarsi pienamente come persona”. Ciò implicherebbe, in particolare, il diritto degli immigrati di stabilirsi dove vogliono, quando vogliono e in quanti  vogliono. In questo modo verrebbero poste le fondamenta della “fratellanza universale”. Il papa pare abbia dimenticato che la storia della fraternità è iniziata male, in questo caso con l’assassinio di Abele da parte del fratello Caino (Gn 4, 8). Detto questo, Papa Francesco ha alcuni argomenti teologici da sostenere. Nel monoteismo, l’unico Dio è il “Padre” di tutti gli uomini, poiché tutti gli uomini sono chiamati ad adorarlo. Tutti i figli di questo Padre possono quindi essere considerati fratelli. È il fondamento dell’universalismo cristiano: il popolo di Dio non conosce confini. Le differenze di appartenenza, origine o sesso sono insignificanti agli occhi di Dio: “Non c’è né ebreo né greco, non c’è né uomo né donna, perché siete tutti uno nel mondo con Cristo ”(Gal 3:28). L’uomo appartiene all’umanità immediatamente, e non più, come era considerato nell’antichità, in modo mediato, per mezzo di un popolo o di una cultura (per il Papa, il popolo è una “categoria mitica”). Quando si dichiara di considerare qualcuno “come un fratello”, il riferimento è ovviamente il vero fratello, il fratello di sangue. Non c’è niente di simile con Francesco, che qui può affermare di essere l’esempio di Gesù in uno degli episodi più famosi dei Vangeli. La famiglia di Gesù si reca nel luogo dove predica per afferrarlo, visto che “ha perso il senso (elegon gar oti exestè)”: “C’era una folla seduta intorno a lui e noi gli disse: “Là tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono là a cercarti”. Risponde loro: “Chi è mia madre? E [chi] i miei fratelli?”. E, guardando quelli che erano seduti intorno a lui, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli. Chi fa la volontà di Dio, è per me un fratello, una sorella e una madre” (Mc 3, 20-35). La superiorità della fraternità spirituale sulla fraternità biologica è affermata molto chiaramente. Distruzione del carnale a beneficio dello spirituale, della natura in nome della cultura, del sangue a beneficio dello spirito. È con questo spirito che Papa Francesco considera solo gli interessi dei migranti nell’immigrazione. Lo aveva detto prima: per lui “la sicurezza dei migranti deve sempre venire prima della sicurezza nazionale”. La sicurezza delle popolazioni ospitanti è al secondo posto. Francesco mette qui i suoi passi nell’Epistola a Diogneto, una lettera di un anonimo cristiano della fine del II secolo: “I cristiani non si distinguono dagli altri uomini né per paese, né per lingua né per costumi. […] Ogni terra straniera è per loro una patria, e ogni patria è una terra straniera per loro”.

Ma quale significato preciso dare alla parola “fraternità”?

“Nell’accezione repubblicana, la “fratellanza” è un valore morale, non un principio politico. Se vogliamo usarla come principio politico, emergono tutte le contraddizioni. Alcuni mesi fa i giuristi non hanno esitato a fare riferimento al principio di “fraternità” per legittimare l’azione dei trafficanti che portano i clandestini oltre i nostri confini. Questa è ovviamente una perversione dei testi. La molla principale della fraternità, per Papa Francesco, sta nell’agape, che è la forma cristiana dell’amore. La sua traduzione latina come caritas (“carità”) non esprime il suo pieno significato. L’agape è soprattutto una disposizione della mente che deve mantenere l’apertura all’Altro, indipendentemente da questo Altro. È un amore universale, senza un destinatario unico, un amore per ogni uomo per la sola ragione che è un uomo, anche un amore incondizionato, che non si aspetta nulla in cambio”.

Proclamando che “siamo tutti fratelli”, Francesco si schiera verso una concezione totalmente irrealistica delle relazioni sociali. Crede che non ci saranno più guerre quando tutti gli uomini considereranno “ogni essere umano come un fratello o una sorella”. Crede che la politica si riduca alla moralità, che a sua volta si riduce all ‘”amore”. Confonde la morale pubblica e quella privata, che non sono affatto sullo stesso piano: una cosa è garantire la mia personale ospitalità a uno straniero, portarne milioni in un paese al punto da alterarne l’identità è un altro conto. In conclusione, non esita a invocare una “organizzazione mondiale dotata di autorità” che rimuoverebbe tutti i confini e tutte le sovranità nazionali”.

Questa enciclica è anche, per il Papa, una nuova opportunità per criticare il nostro sistema commerciale, invocando un “mondo aperto”.  Non è una grande contraddizione, quando non è un richiamo all’ondata migratoria?

“Questa è, ovviamente, una totale incoerenza, dal momento che il capitalismo liberale, che Papa Francesco altrimenti stigmatizza – e giustamente -, continua a chiedere la libera circolazione di uomini e merci (“laissez faire, laissez passer” ). In buona logica liberale, niente è più “aperto” di un mercato! Affermare che i migranti hanno il diritto di stabilirsi dove meglio credono – già Benedetto XVI ha proclamato il “diritto umano fondamentale di ognuno di stabilirsi dove lo ritiene più opportuno” – è esattamente usare una parola ordine liberale. Il Papa si contraddice ancora quando chiama ad abbattere i muri, dimenticando che la loro funzione primaria non è quella di escludere ma di proteggere. Prendendo posizione per una solidarietà senza confini che esisterebbe in uno stato potenziale in tutti gli uomini per il solo motivo che sono umani, mostra di non capire che non c’è fraternità possibile, nel senso di philia aristotelica (amicizia politica e sociale), solo a condizione che sia circoscritta entro limiti ben definiti. Allo stesso modo, il “bene comune universale” è solo un’illusione: non esiste un bene comune pensabile che sia limitato a coloro che condividono concretamente questo comune, cioè le comunità politicamente e culturalmente presenti a se stesse.  Il Papa presenta l’umanità unificata come un traguardo da raggiungere (“sogniamo come un’unica e stessa umanità”), la città cosmopolita come una redenzione, come se la divisione del mondo in nazioni, culture e popoli fosse un incidente storico che sarebbe possibile cancellare. La sua “fratellanza universale” è, infatti, solo un pio desiderio senza senso, sostenuto da un’ossessione per l’unicità, per la fusione, per la scomparsa di tutto ciò che separa e quindi distingue. Considerando cosa sono i veri uomini, tanto vale sostenere la “fratellanza” della gazzella e del leone! Jean-Baptiste Carrier, nel 1793, disse di aver massacrato i vandeani “per principio di umanità”. Carl Schmitt, citando Proudhon, ha aggiunto: “Chi dice che “l’umanità” vuole ingannarti”. Francesco ha davvero torto”.

(Intervista condotta da Nicolas Gauthier)