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Chi ha paura di Zakhar Prilepin?

di Laura Ru - 07/05/2023

Chi ha paura di Zakhar Prilepin?

Fonte: Laura Ru

Seguo il lavoro di Zakhar Prilepin da molti anni, da quando rimasi folgorata dalla corrente che trasmette la sua scrittura: la ruvidità del registro parlato viene impastata cosi bene da diventare lirica, viene scavata per far emergere profondità insospettate, come se Prilepin avesse scoperto l’arte di ricamare versi con una mitragliatrice. Prilepin non aveva folgorato solo me, i suoi libri erano presto diventati un fenomeno letterario e il loro autore un personaggio di culto – si dice che persino il presidente russo abbia letto il suo best seller “Sankya”.
Dietro alla fama di Prilepin non ci sono agenzie di marketing, ma la sua abilità  nel cogliere il cambiamento spirituale che stava lentamente avvenendo nella società russa e farsene interprete. Prilepin lo fa non solo attraverso la scrittura, ma applicando il suo talento vulcanico e la sua energia in tutte le direzioni in cui lo spingono i suoi ideali di giustizia e verità. Giovane attivista del movimento di opposizione nazional bolscevico diventa presto l’erede politico del suo fondatore, Eduard Limonov, altro celebre scrittore. Ma non vi era spazio per due personalità cosi’ forti nel movimento. I rapporti fra i due si logorano e Prilepin prosegue la sua attività  politica in una direzione diversa, fondando dopo qualche anno un partito che non cerca lo scontro diretto con il potere come facevano i nazional-bolscevichi ma apre ad una possibile collaborazione con le autorità su alcuni temi che da tempo preoccupano Prilepin, come la cultura, terreno quasi interamente dominato dal progressismo d’importazione.
Prilepin è un organizzatore infaticabile, conosce molto bene la scena musicale russa, essendo stato attivo in quella rap, sia come performer che produttore: lancia e sostiene nuovi talenti avendo capito che il linguaggio ribelle del rap parla direttamente ai giovani, anzi, per molti di loro esso costituisce l’unica forma poetica accessibile e accettabile. Nelle sue produzioni rap Prilepin dimostra che ribellione giovanile e sentimento patriottico non si escludono a vicenda.
Il colpo di stato americano del 2014 a Kiev, e la guerra contro i territori del Donbass che non riconoscevano la legittimità del regime fantoccio, avevano creato indignazione tra chi riteneva che il governo russo non facesse abbastanza per proteggere la vita e i diritti della popolazione russofona. E anche in quel caso Prilepin si fa da subito interprete di un sentimento ancora minoritario ma che negli anni sarebbe divenuto una forza trainante. Nella primavera del 2014 si precipita in Donbass per rendersi utile in qualche modo: scrive articoli, fa il corrispondente dalle zone di guerra, raccoglie e consegna aiuti umanitari. Stringe rapporti di amicizia con gli indimenticabili comandanti della resistenza Givi e Motorola, e con vari membri delle milizie popolari, fino ad assumere verso la fine del 2015 l'incarico di consulente dell'amministrazione della Repubblica Popolare di Donetsk nel settore dell'informazione e dei media. Mentre lavora a stretto contatto con l’altrettanto indimenticabile Alexander Zakharchenko decide anche di creare un proprio battaglione.
Prilepin da anni divide il suo tempo tra il Donbass, lo studio, la scrittura, la famiglia (ha quattro figli) l’attività politica e culturale in Russia. Non scrive solo romanzi, ma anche libri di storia della letteratura russa, favorendo una riscoperta di autori noti e meno noti, conduce un programma di cultura sul canale televisivo NTV, partecipa attivamente all’organizzazione di incontri, festival e seminari.
Lo scrittore ha riunito intorno a sè  un’enorme famiglia fondata su affinità  elettive e un comune interesse per la difesa delle radici e dei valori tradizionali della società russa: intellettuali, scrittori, musicisti, registi, architetti, artisti... Il festival “Tradizione”, che dal 2018 si tiene fuori Mosca, a Zakharovo, è una delle sue creazioni e può  contare fin da subito sulla collaborazione tra gli altri del filosofo Alexander Dugin. L’anno scorso, proprio mentre lasciava questo festival la macchina su cui viaggiava Darya Dugina, e dove verosimilmente avrebbe dovuto esserci anche suo padre, viene fatta saltare in aria. Una tragedia che si è consumata in modo quasi identico ieri nella regione di Nizhny Novgorod, mentre Prilepin e sua figlia, insieme all’amico e assistente, Alexander Shubin, conosciuto proprio in Donbass, si recavano a far visita a dei familiari dello scrittore. Alexander è  morto nell’esplosione mentre Prilepin è rimasto gravemente ferito.
Dopo gli omicidi di Darya Dugina e del blogger e corrispondente militare Vladlen Tatarsky, Zakhar Prilepin sapeva di essere nel mirino dei terroristi ucraini e dei loro consiglieri e finanziatori occidentali. Del resto non è  un mistero che Kiev aggiorni continuamente la lista dei “nemici dell’Ucraina”: ormai il tristemente famoso database di Mirotvorets assomiglia ad un lungo elenco del telefono, e contiene sempre più  nomi di giornalisti e opinionisti. Prilepin era anche su una lista molto meno pubblica.
Non è  casuale che i tre bersagli colpiti siano persone in grado di influenzare l’opinione pubblica, rappresentino un punto di riferimento patriottico per la società  russa, e costituiscono per molti giovani un esempio alternativo a quelli imposti dall’Occidente.
Gli ucraini sono stati addestrati non solo per la guerra convenzionale ma anche per forme di guerra ibrida: il terrorismo, le operazioni psicologiche e la guerra dell'informazione figurano ampiamente nel loro repertorio e ricevono enormi risorse.
Quanto all’Occidente che si riconosce nella NATO, esso persegue con ostinazione il progetto di cancellare completamente l’informazione, la cultura e la civiltà russa, non solo dall’Ucraina ma anche dal resto del mondo. Poiché tale cancellazione non può avvenire entro i confini russi, si assoldano terroristi per procedere all’eliminazione fisica di chi facendo cultura e informazione non solo influenza l’opinione pubblica nazionale, ma rafforza le basi su cui poggia il futuro della Russia.