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Cosa resta del metodo Bibbiano

di Marcello Veneziani - 03/07/2019

Cosa resta del metodo Bibbiano

Fonte: Marcello Veneziani



Se un italiano insulta un nero sta tornando il razzismo. Se un ragazzo schiaffeggia un coetaneo antifascista sta tornando il fascismo. Se qualcuno offende un gay sta dilagando l’omofobia. Se un’inchiesta rivela un sistema criminale che toglie i bambini ai loro genitori per venderli ad altri, non è successo niente, è solo un episodio da accertare. Anzi, bisogna difendere il sindaco piddino di Bibbiano coinvolto, e mostrargli vicinanza per “il linciaggio mediatico” che subisce.
Questa è l’Italia a testa in giù che ci presentano Media, Guru e Sinistra ogni giorno, contro cui insorge sempre più arrabbiata l’Italia quotidiana, l’Italia comune, l’Italia della gente. È inutile aggiungere che anche gli stessi esempi citati in partenza, se avvengono a parti invertite, diventano episodi a se stanti, privi di significato e di teoria. Ed è mortificante essere costretti a dire queste cose banalissime solo perché viene superata ogni giorno, impunemente, la soglia della decenza e della verità e viene capovolto ogni giorno il senso naturale della realtà. Ma è una regressione che coinvolge anche gente di sinistra fino a ieri più assennata, dotata un tempo di senso critico.
Qualche mese fa un intero movimento in favore delle famiglie, costituito da migliaia di persone per bene, genitori responsabili e premurosi verso i figli, giovani insorti contro l’egemonia lgbt, fu messo all’indice e demonizzato sulla base di un paio di dichiarazioni folli fatte da un paio di partecipanti al raduno di Verona e rimbalzate nel tam tam mediatico contro l’evento. Un intero popolo delle famiglie fu schedato come sessista, omofobo e razzista sulla base di un paio di frasi vaganti su internet, rubate sul web. Se a parti invertite qualcuno avesse pescato qualche slogan bestiale e blasfemo del gay pride, avrebbe potuto fare l’operazione inversa, la demonizzazione del circo omosessuale.
Se si adottasse lo stesso criterio usato a Verona, cosa dovremmo dire allora, alla luce dei fatti di Bibbiano, del sistema di potere, dei rapporti comuni-famiglie nei comuni amministrati dalla sinistra e in generale del meraviglioso mondo che ruota intorno alla sinistra? Che siamo in presenza di un sistema fondato sulla deportazione dei bambini dalle loro famiglie li inserisce prima nei costosissimi lager delle case-famiglia per poi assegnarli al racket degli orchi.
L’aspetto più grave della vicenda di Bibbiano-Reggio Emilia non è il fatto in sé, pur grave e tutt’altro che riconducibile a un individuo isolato, a due o tre casi. La cosa peggiore è che si tratta della punta d’iceberg di un sistema di potere, l’esasperazione di una ideologia, la radicalizzazione di una mentalità e di un odio sistematico contro le famiglie che assume in Italia aspetti e gradi variegati. Nessuno mette sullo stesso piano lo squallido cartello della Cirinnà contro le famiglie, Dio e la patria, coi fatti gravi di Bibbiano. E nessuno sostiene che il sistema amministrativo nelle regioni rosse conduca inevitabilmente a questa vergognosa tratta dei bambini, previo somministrazione d’odio verso le loro famiglie d’origine. Ma quando metti insieme il rifiuto per la famiglia, naturale e tradizionale, il pregiudizio che si cresca meglio demolendo le figure genitoriali e ripudiando i padri e le madri; il controllo invasivo della struttura pubblica anche delle scelte private, più la corruzione epocale che non riconosce altri principi di comportamento che il proprio vantaggio, allora la miscela velenosa può sfociare in vicende come quella.
Alla fine, quel che resta di quella brutta storia, oltre le responsabilità penali e civili dei protagonisti, è il rifiuto della famiglia, ritenuta la causa di ogni male, di ogni angheria, di ogni ingiustizia. Non il focolare ma il focolaio di tutte le infezioni sociali, che sono appunto il sessismo e il razzismo, il familismo e l’omofobia, il nazismo in versione domestica, dove il fuhrer assume le sembianze del padre. Ricordo ai tempi dei governi renziani che una ministra della salute pure non particolarmente simpatica, Beatrice Lorenzin, osò accennare in una campagna ministeriale alla fertilità e fu costretta a ritirare l’infamante messaggio, ritenuto reazionario, retrogrado, quasi animalesco e comunque offensivo. Fertile fu visto come un insulto alle coppie omosessuali che non possono avere per vie naturali i figli; infame come le croci nei cimiteri, secondo una corrente di pensiero del piddì, che vanno oscurate per non offendere atei e islamici.
Orwell l’aveva predetto, Chesterton pure: alla fine verrà capovolto, anzi peggio, verrà pervertito il senso elementare delle cose, della vita, della realtà. Il senso naturale e storico, morale e culturale della vita sarà presentato esattamente a contrario rispetto alla percezione comune, consolidata nei secoli. Diventerà male ciò che è bene e viceversa. La famiglia rientra in questo tritacarne malefico. È il nuovo catechismo radical-progressista, la nuova Bibbia, anzi la nuova Bibbiano.