Diritti di Catherine, Nathan e figlioletti di sottrarsi ai conformisti del XXI secolo
di Leon Bartoletti - 27/12/2025

Fonte: Babrbadillo
Il caso della famiglia nei boschi in Abruzzo è un esempio di summum ius, summa iniuria. Uno analogo negli Stati Uniti ispira il film Captain Fantastic di Matt Ross (2016), con Viggo Mortensen. In versione originale (o doppiata in italiano) lo trovate su MUBI). Non perdetelo (Ni. Ca.)
Catherine, madre australiana di 45 anni, e Nathan, il marito britannico di 51 anni, e i tre figli – una bambina di 8 anni e due gemelli di 6 – avevano scelto di crescere la famiglia in una casa auto-costruita nei boschi abruzzesi, voltando le spalle alla vita convenzionale: niente elettricità, niente istruzione scolastica per i bambini, una dieta basata principalmente su prodotti raccolti o coltivati in casa, e un ritiro dalla rete della società moderna. Un silenzioso atto di ribellione contro il soffocante conformismo del XXI secolo.
Poi sono arrivate le autorità italiane. Un giudice ha ordinato di allontanare i bambini dai genitori, affidandoli a una comunità. La famiglia, a quanto pare, aveva oltrepassato un limite invisibile. Non commento la decisione giudiziaria. Se fosse proporzionata, necessaria o eccessiva sarà oggetto di dibattito per anni, e molto probabilmente verrà annullata o confermata.Lo Stato fissa… l’inaccettabile
Ciò che mi preoccupa è la questione più ampia che il caso pone: esistono ancora scelte libere, radicali e non conformiste nelle società occidentali, oppure ci siamo arresi silenziosamente a uno Stato etico che pretende sempre più di dettare cosa costituisca una vita accettabile?
A quanto pare, non basta più essere rispettosi della legge e innocui: bisogna essere ortodossi. I parametri accettabili della genitorialità, dell’istruzione, della medicina, della sessualità e persino della fede sono ristretti da una coalizione di decreti legislativi, imposizioni burocratiche e moralismo da parte di gruppi di pressione culturali. Basta uscire da questi parametri – che si tratti di educare a casa in una foresta o di aderire a convinzioni religiose fuori moda – e la macchina dello Stato, o dei suoi rappresentanti culturali, inizia a ronzare.Più che errori, orrori
Stesso schema altrove. Le opinioni cristiane tradizionali su divorzio, aborto e omosessualità – opinioni che la Chiesa ha sostenuto per quasi due millenni – non sono più semplicemente oggetto di dissenso nella società civile; sono trattate come pericolose, persino piene di odio. Insegnanti hanno perso il lavoro per essersi rifiutati di usare pronomi preferenziali o per aver insegnato che il matrimonio è tra un uomo e una donna. Genitori affidatari sono stati respinti perché professavano credenze cattoliche o evangeliche ortodosse. Predicatori sono stati indagati dalla polizia per aver predicato per strada, includendo insegnamenti biblici sull’etica sessuale. In alcune giurisdizioni, limitarsi a dichiarare la definizione biologica di femminilità con il tono sbagliato significa rischiare la rovina professionale.
Questo è un nuovo credo, geloso del dissenso, pronto a coartare e sorprendentemente privo di senso dell’umorismo. I progressisti, che un tempo marciavano sotto lo slogan “Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo”, ora sembrano credere che certe opinioni siano così moralmente contaminanti che persino ascoltarle causi danni psichici.
Nessuno sta suggerendo che i bambini siano lasciati in reale pericolo o che la società non abbia il diritto di proteggere i più vulnerabili. Ma la soglia di intervento si è spostata. Non è più sufficiente che i genitori amino i propri figli, li nutrano, li vestano e li proteggano; devono anche educarli in un modo certificato come progressista. Agire diversamente significa essere etichettati come negligenti, estremisti o peggio.
Contro l’ideologia
La famiglia dell’Abruzzo potrebbe aver fatto o no le scelte più sagge per i figli. Ma la loro storia dovrebbe turbare chiunque creda ancora che una società libera debba dare ampio spazio allo strambo, al devoto, all’eccentrico e al sognatore. Quando lo Stato si sente in diritto di sequestrare i bambini, perché i loro genitori hanno rifiutato il copione imposto dalla vita moderna, non stiamo più semplicemente proteggendo i deboli; stiamo imponendo con la forza il conformismo ideologico.La libertà non è la condizione naturale dell’umanità; è una conquista rara e fragile. Quando iniziamo a credere che certi modi di vivere o di credere siano semplicemente inammissibili, abbiamo compiuto il primo passo lungo un sentiero la cui destinazione è l’opposto della libertà.Non so se Catherine e Nathan si riuniranno ai figli nel bosco. Ma, se non siamo più disposti a tollerare famiglie che scelgono di vivere alla luce delle torce e delle Scritture – o di qualsiasi altra luce che non sia la fredda fluorescenza dell’opinione approvata – la vittoria dello stato etico è pressoché completa. Questa è la tragedia.
