Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Due “guerre” opposte e l’unica pace possibile

Due “guerre” opposte e l’unica pace possibile

di Elena Basile - 09/09/2025

Due “guerre” opposte e l’unica pace possibile

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Repetita iuvant e con riluttanza ritorno sulla possibile pace in Ucraina. Premetto che la difesa delle ragioni geopolitiche della Russia mi porta soltanto svantaggi, ad esempio l’ostracismo dell’establishment e la mancanza di incarichi cosmetici e danarosi che tanti ex ambasciatori ottengono. Premessa necessaria per rispondere agli atlantisti che dalle loro esternazioni a favore della narrativa Nato traggono benefici e prebende.
La Russia non ha chiesto il vertice in Alaska, ma lo ha concesso. Il suo esercito avanza sul campo militare e il tempo gioca a suo favore. Avanza lentamente per non sprecare le vite dei russi e per non commettere crimini di guerra contro una popolazione affratellata come quella ucraina. Potrebbe radere al suolo le città come noi abbiamo fatto con Dresda, oppure più recentemente con Baghdad. Invito coloro che si deliziano nel chiamare Putin il mostro, il macellaio, l’orco, di spiegarmi il contrario. Contiamo le vittime civili di questo conflitto e paragoniamo il numero con altri conflitti durati tre anni. Cerchiamo di essere onesti. Soprattutto vergogniamoci di paragonare la Russia a Israele. Mosca vuole una pace durevole in Europa che annulli le cause del conflitto. La neutralità ucraina deve tornare in Costituzione, il Paese deve essere smilitarizzato oppure contare su un esercito nazionale ridimensionato, non su una piattaforma occidentale per l’attacco alla Russia.
I territori occupati, soprattutto quelli già annessi del Donbass, le cui popolazioni russofone, bombardate dal governo centrale ucraino, con la complicità occidentale, durante la guerra civile durata otto anni, hanno da tempo espresso il desiderio di fare parte della Russia. Dopo tre anni di guerra, Mosca che per tasso demografico decrescente, estensione della sua superficie e materie prime, non è interessata alla conquista di nuovi territori, non potrà che fare minime concessioni. La maggiore è fermarsi. No Ucraina nella Nato significa no Nato in Ucraina. La Russia considera la Nato ai suoi confini una minaccia esistenziale. Le garanzie di sicurezza Nato all’Ucraina permetterebbero a Kiev di ritornare con mille provocazioni al conflitto, trascinando i Paesi Nato o alcuni di essi. Le garanzie possono essere soltanto quelle dei Pesi europei e dei Brics, come comprenderebbe anche un bambino, in nome dell’equità e di una pace duratura. Altre concessioni vi potrebbero essere in un negoziato aperto con un Occidente che ha cambiato postura, elimina le sanzioni e torna ai principi di Helsinki, difesi recentemente dal Papa.
Gli europei e il loro fantoccio, Zelensky, chiedono invece il cessate il fuoco che consentirebbe all’Ucraina di meglio armarsi e riprendere la guerra. Impongono condizioni alla potenza che vince sul campo militare, cosa mai vista nella storia e accentuano una postura bellicista, continuando a utilizzare Kiev per erodere il potere russo (Brzezinski ne La grande scacchiera, 1997). Si permettono ancora di affermare che l’Ucraina entrerà un giorno nella Nato. Esitano tuttavia a farla entrare in Europa, malgrado Putin abbia affermato di non essere contrario a un percorso di avvicinamento di Kiev all’Ue. Qualcuno ha avuto la brillante idea di affermare che le sorti del conflitto con la Russia possono essere mutate come è avvenuto con la Germania nazista, durante la Seconda guerra mondiale. Dimenticano che all’epoca non avevamo l’arma nucleare, un dettaglio che gli strateghi occidentali continuano a cancellare. La Russia in caso di sconfitta, essendo la Nato molto più potente politicamente, economicamente e militarmente, ricorrerebbe all’arma nucleare in propria difesa, com’è chiaramente sancito nella dottrina militare russa. A prescindere dal nucleare, Mosca può essere sconfitta da un’entrata in guerra, con gli stivali sul campo, della Nato per contrastare 1,3 milioni di unità russe. Proporrei che i figli dei leader guerrafondai diano l’esempio e comincino a combattere per Kiev.
Trump è un opportunista ondivago. Fa alcuni tentativi di pace, poi si riallinea allo Stato profondo. La possibile decisione di fornire a Kiev armi per colpire l’interno della Russia è una nuova tappa di una escalation gravissima che non muta le sorti del conflitto ma aggrava le condizioni dell’Ucraina, oggetto possibile di una rappresaglia nucleare di Mosca. Vaneggiano. Non so se ne sono consapevoli. In effetti per ora obbediscono agli ordini. Bisogna continuare il conflitto fino all’ultimo ucraino a beneficio della finanza e delle lobby delle armi. Naturalmente non lo confessano la sera guardandosi nello specchio. Non ascoltano il grillo parlante come Pinocchio, si sono ormai immedesimati nei loro alibi, nella favola di Vittorio Emanuele Parsi: la difesa di una democrazia aggredita contro un mostro, un autocrate senza scrupoli.