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E infine l’oracolo ha parlato

di Paolo Desogus - 23/08/2025

E infine l’oracolo ha parlato

Fonte: Paolo Desogus

E infine l’oracolo ha parlato. Peccato che sia indietro di almeno quindici anni. La crisi dell’UE e l’insostenibilità del suo modello sono noti almeno dalla crisi economica mondiale del 2008. Draghi ci arriva oggi o, meglio, rende esplicite alla sua parte solo adesso quelle considerazioni che anche lui ha senz’altro maturato in precedenza, ma che si è ben guardato di esplicitare per non sciupare la favola europeista. Ora si presenta agli italiani come il grande statista realista. Ma è un impostore.
La sua Europa è infatti da tempo il regno dell’ipocrisia, delle mezze verità e della propaganda serrata. Gli intellettuali che ne hanno preso le difese e le figure istituzionali, come appunto Draghi, hanno assunto la funzione di propagatori della sua menzogna. Raccontano di un’Europa che non c’è mai stata, di un benessere che hanno visto in pochi, di una democrazia che a parole difendono, ma che di fatto sentono come sempre più ingombrante, da tenere in piedi solo sul piano formale.
Del suo discorso, comparso stamani sui giornali, mi ha fatto sorridere il tentativo di storicizzazione, con il quale Draghi indica il periodo 1980-2000 come la fase neoliberale, seguita dalla fase attuale, in cui la funzione degli investimenti pubblici e le politiche di indirizzo avrebbero lasciato alle spalle la fede nella libertà di mercato. 
In realtà Draghi descriveva l’epoca matura del neoliberismo, quella che riscopre la funzione dello stato e dei suoi strumenti (finanze pubbliche, diplomazia, esercito, forze dell’ordine, istruzione…) per farne però un moltiplicatore di potenza dell’economia di mercato e degli interessi privati, spesso contro gli indirizzi dati dagli elettori alle urne.
Quello che però manca nel discorso di Draghi è la riflessione etico-politica. L’Unione europea, con la sua cultura ultra economicistica e con la sua opera di neutralizzazione delle funzioni di mediazione dei parlamenti nazionali ed europei, è il luogo degli interessi corporativi e lobbistici. Non ha valori politici, disdegna qualsiasi principio umanistico, ha dell’essere umano una concezione profondamente alienata, fondata sulla sua funzione di consumatore-imprenditore. 
Prendete il suo discorso pubblicato sui giornali. Non c’è una parola una sul benessere degli europei, sui traguardi a cui giungere per migliorare la salute pubblica, la cultura e i valori di democrazia, solidarietà e giustizia. Non c’è nulla su ciò che può migliorare la vita collettiva. L’Europa di Draghi, cioè l’Europa reale non sa pensare oltre il “particulare”. Difetta non solo dell’incapacità di riconoscere la “verità effettuale”, manca completamente di qualsiasi aspirazione che sappia mettere al centro del progetto politico europeo le persone concrete, i lavoratori, i gruppi sociali. 
Draghi ovviamente non può tornare alla realtà, non può tornare all’umano. Non può perché il mostruoso disegno turboliberista dell’UE è contro le realtà sociali concrete. È contro i lavoratori. È contro qualsiasi ideale socialista e comunitario. L’UE è un’istituzione neoliberista che si oppone a ogni aspirazione umanistica. Sul piano culturale si nutre di un liberalismo avariato, corroso dalle più disparate scemenze d’importazione americana (pensate solo alla degenerazione della woke o alle idiozie del postumano). Si tratta di un liberalismo che ha ormai da tempo divorziato dalla democrazia.