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E se l'Oriente fosse il miglior alleato del sovranismo?

di Gianluca Castro - 17/04/2019

E se l'Oriente fosse il miglior alleato del sovranismo?

Fonte: Il Talebano

Da tempo alcune menti lucide e visionarie hanno teorizzato la necessità di un progressivo spostamento della geopolitica europea verso Oriente.

Non si tratta solo di attingere a sconfinate riserve energetiche o aprire nuove opportunità ai commerci.

L’inesorabile declino delle potenze talassocratiche anglosassoni, a cominciare proprio dalla Gran Bretagna, pur temporaneamente rimpiazzata dall’imperialismo USA, è un segnale fin troppo evidente per essere ignorato ancora a lungo.

L’isola-mondo rappresentata dalla massa continentale euroasiatica, la Heartlanddi cui scriveva già nel 1919, al termine della Prima Guerra Mondiale, l’ingleseHalford J. Mackinder nel suo Democratic Ideals and Reality è un tema – ad un secolo di distanza – più attuale che mai.

Che si tratti di gasdotti o tecnologia le nazioni della vecchia Europa debbono però purtroppo scontare le conseguenze dell’ostilità degli Stati Uniti e dei loro sostenitori di fronte ad ogni apertura verso Oriente delle proprie politiche.

Eppure fu proprio l’ex presidente USA Ronald Reagan a dare una decisa svolta alla visione strategica di Washington, il cui asse portante voleva ormai spostato dall’Atlantico al Pacifico nel segno delle scelte già compiute da Nixon e Kissinger inizialmente allora in chiave antirussa.

Si trattava, però, ancora una volta della riattualizzazione del celebre assioma di Sir Walter Raleigh – iniziatore dell’espansione coloniale inglese in America del Nord – che si era espresso così: «Chi possiede il mare, possiede il commercio mondiale; chi possiede il commercio, possiede la ricchezza; chi possiede la ricchezza del mondo possiede il mondo stesso».

L’era Reagan, tuttavia, era stata segnata anche da un periodi di distensione con l’URSS e da un progressivo disimpegno militare in Europa che è invece tornata, ormai, grazie alle successive politiche di Clinton, Bush e Obama uno dei principali terreni di scontro con la Russia con l’allargamento a Est della NATO e il sostegno di USA e UE alla guerra condotta dall’Ucraina nei confronti delle regioni indipendentiste filorusse.

Oggi leva grida di allarme contro gli accordi economici con la Cina per la nuova ‘Via della seta’ e la denuncia di possibile perdita di asset strategici a causa dell’affidarsi alla tecnologia cinese di quinta generazione (5G) di trasmissione dati appare più interessato a restringere gli orizzonti del Vecchio Continente che a tutelarne gli interessi.

Anche a costo di costringere le sue nazioni a subire ancora a lungo le conseguenze delle misure di rigore economico imposte dalla Germania e l’aggressività militare francese mirante ad accaparrarsi le risorse energetiche del Nord Africa, anche a costo di provocare tragedie umanitarie e ondate di profughi verso l’Europa.

Siamo davvero sicuri che dall’Oriente vengano solo pericoli o piuttosto una nuova alba di rapporti internazionali?

Se ci saranno più opportunità che rischi nel volgere ad Est lo sguardo lo dirà solo il tempo, a condizione, per l’Italia, di sapere approfittare delle opportunità positive senza però passare da una sudditanza ad un’altra.