Idiocrazia, il cretino al potere
di Roberto Pecchioli - 05/11/2025

Fonte: EreticaMente
L’idiocrazia invade, permea e comanda. Il termine deriva dal film Idiocracy (2006), fotografia di una società in cui la stupidità ha preso il sopravvento a causa della diminuzione dell’intelligenza provocata dalla prolificità degli idioti. Gli autori non hanno avuto il coraggio di andare fino in fondo: le generazioni diventano stupide non per motivi genetici, ma per la diffusione coatta, nell’occidente in coma irreversibile, di modelli culturali, etici, sociali assolutamente idioti. Trasformati in senso comune per l’abbassamento costante del livello educativo, unito al declino – perseguito, provocato – del pensiero critico, anzi del pensiero tout court. L’idiota collettivo è al potere nell’ angolo di mondo in preda alle convulsioni finali. Le civiltà muoiono suicide, la nostra odiando sé stessa e negando le verità più evidenti. Come in Re Lear i pazzi guidano i ciechi. Forse è il contrario: bisogna essere ciechi per farsi guidare dai pazzi.
L’ elenco delle idiozie è interminabile. La cecità si aggiunge alla pazzia e conduce all’impotenza cognitiva. Secondo l’Intelligenza Artificiale idiozia “in ambito medico era un termine usato per indicare una grave forma di insufficienza mentale, anche se oggi è considerato obsoleto e potenzialmente offensivo in quel contesto. “E sia, accettiamo lo stigma politicamente corretto: l’offensore è convinto che il pensiero dominante (non chi lo produce, la massa che ci crede!) non sia sbagliato, ma direttamente idiota. Non c’è altra spiegazione ad eventi come quelli che citiamo a mo’ di esempio: in Francia una legge – salutata come formidabile salto di civiltà – rende obbligatorio il consenso tra le parti per praticare atti sessuali. La legittima volontà di eliminare atti di violenza diventa idiota: dovrà essere steso un contratto, indicando nel dettaglio ciò che potrà o non potrà avvenire durante l’incontro? Il consenso sarà revocabile in qualsiasi momento, con quali modalità non è chiaro. La denuncia della parte che si dichiarerà lesa porterà automaticamente alla condanna del (o dei) partner. Crolla la presunzione di innocenza e l’uguaglianza davanti alla legge, già violata da legislazioni che puniscono diversamente uomini e donne – mancano gli altri generi – per reati “di coppia”. La lotta di classe diventa guerra tra i sessi come idiozia legalizzata. Aveva ragione Marx: i fatti si presentano due volte, la seconda in forma di farsa.
In Gran Bretagna una rivista ha premiato come modelli di bellezza femminile nove transessuali, biologicamente maschi. Idiocrazia più negazione della natura, un cocktail mortale. Una società che arriva al grottesco di non sapere più chi è una donna e chi un uomo non merita di sopravvivere. Infatti, è moribonda. Uno immagina che almeno le Chiese cristiane tengano il punto. Nemmeno per sogno. La Chiesa anglicana ha deciso di ricoprire di graffiti l’interno della cattedrale di York per rappresentare le “comunità emarginate”. Il decano di Canterbury ha affermato: “c’è una crudezza amplificata dallo stile dei graffiti, che è dirompente. Questa mostra costruisce intenzionalmente ponti tra culture, stili e generi e ci consente di accogliere i doni dei giovani che hanno molto da dire.” Quando ascolto la litania dei ponti, metterei mano alla pistola, se ne possedessi una. La verità è l’odio implacabile verso sé stessa di una civilizzazione idiotizzata. Ma forse pazzi, come sosteneva Chesterton, siamo noi a cui è stato sottratto tutto tranne la ragione.
Intanto nel civilissimo Canada – il superlativo idiota è obbligatorio – la morte di Stato rappresenta il dieci per cento di tutti i decessi. Una società che uccide i suoi membri come servizio sanitario o è folle o è idiota. In Italia assistiamo ad assoluzioni o mitigazioni di pene a colpevoli stranieri di reati, per motivi “culturali”. È idiota applicare l’etichetta di cultura a ciò che non abbiamo più la forza di condannare e tolleriamo per debolezza. L’apatia e la tolleranza sono le ultime virtù delle società morenti. Parola di Aristotele, un mascalzone greco che nessuno studia più perché duemilaquattrocento anni fa scrisse due righe a giustificazione della schiavitù. Strano che la condanna non si estenda a tutti i governi e regni che sulla schiavitù hanno prosperato nel mondo intero. Ma l’idiota non sa e quando sa ha la memoria selettiva. Un effetto del Grande Reset. Alcune forme di idiozia hanno almeno il pregio di destare ilarità: la diocesi di Milano ha inserito nei propri ranghi educatori musulmani. Presto i vigili del fuoco avranno istruttori i piromani.
La tolleranza non è una virtù; troppe sono le cose intollerabili che dovrebbero indignare e suscitare giusta reazione. Ma essere è difendersi, e l’homunculus occidentalis – idiota di ritorno – non ne ha la forza né l’intenzione. Per accidia, indifferenza, assenza di principi, vigliaccheria. Occorre smettere di affermare – senza crederci, peraltro – che vadano rispettate tutte le idee. Va rispettato l’errante, se onesto e in buona fede, non l’errore. La prassi delle post democrazie ha messo in discussione i propri fondamenti a partire dalla libertà di espressione. Il sistema introduce ogni di norme e trappole che negano la parola e il pensiero libero. Discorso di odio, leggi che impediscono di dire ciò che si pensa di soggetti collettivi, gruppi protetti e minoranze varie, inibizione all’uso di decine di vocaboli ed espressioni di uso comune. Si produce idiocrazia anche tappando la bocca.
Oggi i difensori della libertà di espressione sono gli identitari, i conservatori attaccati nei diritti elementari e sempre più spesso intimiditi fisicamente. Abbiamo il dovere di difendere le libertà e noi stessi. E perfino gli idioti. Tuttavia, accanto a una moltitudine di questioni aperte all’opinione, ce ne sono alcune che non possono esserlo. Non è discutibile che ci siano solo due sessi; che facciamo parte di una civiltà costruita sui pilastri della bellezza, della giustizia e della verità, disintegrate dalla babele etno culturale imposta dalla Grande Sostituzione e dall’incultura della cancellazione. Non è discutibile che siamo eredi di un passato che ci segna e insieme ci proietta verso il futuro.
La finta mitezza della democrazia contemporanea nega il diritto a convinzioni fondate sulla natura, sulla biologia e sul principio di realtà. E’ora di contrattaccare, affermando che non tutte le opinioni sono degne di rispetto. Non quelle che conducono alla dissoluzione nichilista, alla disintegrazione di ogni ordine, alla regressione civile. Applicata in termini assoluti, la libertà di espressione significa che tutto è ugualmente valido, ossia che nulla lo è. Nulla è vero o falso laddove tutte le opinioni – comprese quelle che sfidano i fondamenti della biologia, confutano l’ordine naturale, negano il carattere comunitario e radicato dell’umanità – diventano equivalenti, ossia ugualmente indifferenti. Per quanto pessime, per quanto disastrose, talora aberranti, dobbiamo riconoscere il diritto di affermarle. Senza violenza, però, fisica o psicologica, senza che chi le avversa diventi un proscritto – per prassi o addirittura per legge – nella sedicente democrazia.
Dialogare con i propagatori di tali idee, discutere, confutare le loro opinioni e mettere in luce i loro errori fu il programma di Charlie Kirk. Spiace dirlo: sbagliava. Cercò il dialogo con i suoi nemici, sperava di convincerli, finché qualcuno, privo di argomenti, si convinse che fosse meglio andare a prendere il fucile. Ottenendo, dopo l’assassinio, l’applauso a scena aperta dei peggiori e la disgustosa ipocrisia di molti altri. Charlie faceva teoricamente la cosa giusta. Ma è tale il degrado delle società liberali che il dialogo è diventato impossibile. Scrisse Carl Schmitt che, se qualcuno ci considera nemici, dobbiamo prenderne atto e riconoscerlo a nostra volta come nemico. Non piacerà alle anime belle e a coloro che chiedono di porgere l’altra guancia (purché sia di qualcun altro!) ma non si possono trattare allo stesso modo gli avversari onesti e gli idioti che non riescono a concepire la differenza di valori e principi. Se ci riuscissero, cesserebbero di essere idioti.
Per realismo e autodifesa dobbiamo liberarci dal buonismo ingenuo che corrode e rende inermi; si tratta di sfuggire alla debolezza idiota che ha invaso la società e la porta a tollerare o applaudire l’invasione dall’esterno e le follie sviluppate dall’interno. L’idiota contemporaneo – e il buonista, che sono la stessa persona – tollera tutto perché non ha principi, non sa distinguere il bene e il male e confonde legittimità (ciò che è giusto, conforme all’ordine naturale) e ciò che è soltanto, legale, ovvero obbedisce a norme passeggere frutto della volontà dei dominanti.
In altre parole, si tratta di modificare profondamente la democrazia e le manie egualitarie. Non per instaurare una tirannia, ma per sventarne la progressiva instaurazione. Occorre rafforzare la libertà che la democrazia dovrebbe difendere. Non lo fa perché governata dal più insidioso degli inganni: l’illusione che, per il fatto di metterci in mano una scheda elettorale con scelte pressoché sovrapponibili, il potere si fondi sulla volontà popolare e rispetti ogni convinzione. Non sappiamo cosa accadrà nei prossimi anni, quali stratagemmi verranno escogitati, dall’assassinio, alla frode, all’esclusione forzosa o all’annullamento dei risultati elettorali, per impedire l’accesso al governo alle forze che stanno avanzando. Siamo lontani dal comprendere l’inganno che caratterizza i giochi e le macchinazioni della farsa parlamentare-elettorale.
L’idiota è affascinato dall’idea di tolleranza, alibi perfetto della paura e dell’indifferentismo morale. Il male deve essere innanzitutto riconosciuto e punito. Ma l’idiota non può punire sé stesso. Perciò preferisce segretamente Caino ad Abele; è permissivo per quieto vivere e perché colonizzato dall’idea di consumo. Solo una società permissiva può essere consumista. Il consumo, fondato su mode cangianti, futili desideri continuamente rilanciati, è il padrino dell’idiota. Segue la moda per riflesso pavloviano, agisce come prescrive il potere. Incapace di concepire il diverso, l’altro da sé, lo odia furiosamente, esige la punizione esemplare, l’umiliazione, la sparizione. Canta in coro senza bisogno del direttore d’orchestra. “Ahimè! Viene il tempo dell’uomo più spregevole, che non sa più disprezzare sé stesso. Ecco! Vi mostro l’ultimo uomo. Cos’è l’amore? Cos’è la creazione? Cos’è il desiderio? Cos’è una stella? così chiede l’ultimo uomo e ammicca. La terra è diventata piccola, e su di essa salta l’ultimo uomo che rende tutto piccolo. La sua specie è inestirpabile come quella della pulce di terra; l’ultimo uomo vive più a lungo. Abbiamo scoperto la felicità, dicono gli ultimi uomini, e ammiccano. “Così parlò Zarathustra.

