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Ecologoa alimentare

di Caterina Regazzi - 25/07/2019

Ecologoa alimentare

Fonte: Caterina Regazzi

Un discorso che si sente spesso, da parte dei "carnivori" è: "gli allevamenti intensivi hanno ragione di esistere perché siamo tanti (specie umana) su questa terra e tutti hanno "diritto" di mangiare carne". Si, ma può essere un diritto che l'uomo possa tenere animali in maniera non conforme alle necessità biologiche ed etologiche delle specie allevate, inquinando l'ambiente (aria, acqua, suolo) con gli effluenti degli allevamenti, che oltretutto possono essere contaminati da residui di sostanze dannose, come gli antibiotici, i detergenti utilizzati per pulire, i disinfettanti? O questo non è piuttosto un "delitto"? Le due parole "diritto" e "delitto" si assomigliano molto... spero che non abbiano radici comuni. 

Qualcuno sa dire qualcosa a proposito?

Non sarebbe piuttosto più un diritto dell'ambiente e quindi anche della specie umana che ne fa parte, ritornare ad una naturalità di vita, tenendo solo un numero limitato di animali che possano stare all'aperto in spazi adeguati, su un terreno che consenta loro di camminare agevolmente senza scivolare (bovini), di grufolare (suini), raspare (avicoli), considerando veramente il benessere animale. Diminuire il numero di capi allevati, globalmente, comporterebbe un risparmio anche di acqua e di terreno. Acqua oltre che per le necessità di abbeveraggio, che sono il meno, anche per la pulizia nell'allevamento e negli stabilimenti destinati alla lavorazione dei prodotti da essi derivati, terreno per la necessità di impiegare una gran parte della superficie coltivabile per foraggere e cereali per l'alimentazione delle specie animali di allevamento. I terreni  così sarebbero liberi per coltivarvi prodotti per l'alimentazione umana (e allora si che si potrebbe parlare di lotta alla fame nel mondo - molti paesi del terzo mondo si stanno inaridendo e il disboscamento ha raggiunto livelli preoccupanti proprio per le coltivazioni intensive di cereali e soia). 
 
Molti terreni potrebbero essere destinati al rimboschimento. Si fa tanto di parlare di lotta ai cambiamenti climatici, ma la cosa principale da fare sarebbe fare rimboschimento, anche per la lotta all'inquinamento, la lotta al dissesto idrogeologico, ecc. Se ne comincia a parlare sui social, ma non vedo proposte ad esempio, da parte della comunità europea, di stanziamento di fondi per piantare gli alberi e lasciare riposare i terreni. A questo proposito, un'altra cosa interessante secondo me, sarebbe la possibilità per gli agricoltori, che, dato che ci danno "il pane" andrebbero adeguatamente compensati di questa loro opera, ma anche  istruiti e messi in condizioni di fare sempre meglio: non si potrebbe prevedere di compensare il lasciare appezzamenti di terreno incolto a rotazione, magari utilizzandoli come pascoli per il bestiame? 
 
Il terreno, col letame prodotto e col rimaneggiamento dato dalle zampe, si arieggerebbe e si concimerebbe, gli animali che ci stazionano sopra ne godrebbero in salute e benessere potendo manifestare i  loro comportamenti naturali. Certo che chi ha magari acquistato un terreno in Pianura Padana a caro prezzo tende a sfruttarlo il più possibile. Ma, se l'aria che respiriamo non ha un prezzo, ha però un valore immenso e, tra i tanti contributi dati agli agricoltori per i motivi più disparati, non se ne potrebbe prevedere uno per lasciare terreni a respirare e a farci respirare? Ma nella mia ignoranza, magari non so che queste misure già esistono. Chissà che i nostri governanti non avessero già previsto delle misure così semplici da esserci arrivata anche io!