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Ecospiritualità ed ecologia profonda

di Guido Dalla Casa - 09/02/2024

Ecospiritualità ed ecologia profonda

Fonte: shan-newspaper

L’Ecospiritualità

  L’Ecospiritualità è un termine sintetico per indicare un atteggiamento umano non-materialista di accettazione empatica dell’Anima del Mondo. L’Ecospirituality Foundation porta avanti in concreto questa visione del mondo. Nel suo Manifesto leggiamo: Per ecospiritualità si intende una esperienza personale di rapporto dell'individuo con l'ambiente che nasce dalla realizzazione di una esperienza interiore, non condizionata da alcuna idea preconcetta o ipoteca ideologica che possano condizionarlo e limitarlo, ma dal contatto libero e individuale con la Natura che riflette l'armonia interiore realizzata. L’Ecospiritualità ci fa partecipare all’Essere in tutte le sue manifestazioni ed entrare in relazione empatica con tutti gli esseri senzienti, fra cui anche tutti i Popoli della Natura, quelli che alcuni antropologi tedeschi chiamano Naturvolks e non “primitivi”, come li chiama in generale l’Occidente, che ha inventato il concetto di progresso per autonominarsi “superiore”. Inoltre, evidenzia e difende tutti gli esseri senzienti, come altri animali, vegetali, esseri collettivi, foreste, montagne, praterie, barriere coralline.

L’Ecologia Profonda

  C’è un altro Movimento, nato in modo indipendente ma con molte visioni affini, quello dell’Ecologia Profonda, iniziato convenzionalmente in Occidente con l’articolo del filosofo norvegese Arne Naess intitolato The Shallow and the Deep, pubblicato sulla Rivista Inquiry nell’anno 1973, come sintesi di alcune sue conferenze tenute nell’anno precedente.

  I punti essenziali del Movimento sono:

-        Il valore “in sé” di tutte le entità naturali, e NON in funzione umana;

-        La posizione dell’uomo in Natura come specie animale, parte di un Tutto, che è un Organismo, cioè più della somma delle parti, che non sono separabili;

-        La spiritualità e sacralità della Natura;

-        Il diritto ad una vita degna e all’autorealizzazione di tutti gli esseri senzienti (animali – piante – esseri collettivi – ecosistemi – Gaia);

-        Un paradigma sistemico-olistico in cui inquadrare tutte le conoscenze, sulla Terra e su tutti i suoi sottosistemi;

-        Una visione ecocentrica, che comporta una nuova morale: l’Etica della Terra.  

  Fra gli scritti “fondativi” dell’Ecologia Profonda ricordo il Manifesto per la Terra di Ted Mosquin e Stan Rowe (2004) e la Piattaforma in otto punti di Naess e Sessions. Nel Manifesto per la Terra si legge:

L’esperimento dell’umanità, vecchio di diecimila anni, di adottare un modo di vita a spese della Natura e che ha il suo culmine nella globalizzazione economica, è fallito. La ragione prima di questo fallimento è che abbiamo messo l’importanza della nostra specie al di sopra di tutto il resto. Abbiamo erroneamente considerato la Terra, i suoi ecosistemi e la miriade delle sue parti organiche/inorganiche soltanto come nostre risorse, che hanno valore solo quando servono i nostri bisogni e i nostri desideri. E’ urgente un coraggioso cambiamento di attitudini e attività. Ci sono legioni di diagnosi e prescrizioni per rimettere in salute il rapporto fra l’umanità e la Terra, e qui noi vogliamo enfatizzare quella, forse visionaria, che sembra essenziale per il successo di tutte le altre. Una nuova visione del mondo basata sull’Ecosfera planetaria ci indica la via.

   Alcune tendenze del pensiero scientifico-filosofico attuale (Unità della Vita, Fisica quantistica, studi sulla mente animale e vegetale, fenomeni mentali nei sistemi complessi, Ecopsicologia) supportano le idee dell’Ecologia Profonda, che richiede l’uscita dall’antropocentrismo e dal materialismo e comporta la fine di ogni crescita economica e demografica.

  In sostanza, sembra che l’Ecospiritualità sia una “messa in pratica” dell’Ecologia Profonda: in un punto del Manifesto della Foundation si legge: Crediamo nel rispetto della vita in tutte le sue manifestazioni, umana, non umana, animale, vegetale e minerale.

Tre posizioni

 Se accettiamo di schematizzare, si possono esemplificare tre posizioni nei riguardi dell’atteggiamento verso il mondo naturale:

- L’antropocentrismo, dove si considera tutto con riferimento all’uomo, visto come essere assolutamente diverso e centrale: il mondo sarebbe al nostro servizio;

- Il biocentrismo, dove tutto va visto in riferimento a tutti i viventi;

- L’ecocentrismo, dove viene messo in testa alla scala di valori il complesso: tutti i viventi collegati con tutte le interazioni organiche/inorganiche della Terra.

  E’ evidente che sia l’Ecospiritualità che l’Ecologia Profonda si pongono decisamente nella terza posizione.

Alcune critiche al mondo attuale

  La persistenza delle condizioni vitali del Pianeta richiede che non vi sia alcuna crescita materiale permanente. Lo sviluppo economico sostituisce al mondo naturale, ricco di specie e di relazioni fra i viventi, un mondo completamente artificiale fatto di inerti e di poche specie degenerate. La crescita economica consiste quindi nel “rifare il mondo”, che è il frutto di un processo di evoluzione durato alcuni miliardi di anni.

  Come cause dei guai, possiamo classificare così le tendenze degli attuali “critici radicali del sistema”. Gli errori iniziali sarebbero:

- Il cervello umano, che è visto come un errore dell’evoluzione: convenzionalmente, viene fatto risalire l’inizio dell’”errore” al tempo di Lucy, una femmina di Australopiteco che aveva la stazione eretta ed era in grado di accendere il fuoco. E’ vissuta tre milioni di anni fa. Questa corrente è detta Cancrismo, perché considera l’intera specie umana come un cancro della Terra, a causa del suo cervello “sbagliato”.(3 milioni di anni fa);

- L’agricoltura, cioè l’errore sarebbe avvenuto quando alcuni raccoglitori-cacciatori nomadi sono diventati stanziali e hanno iniziato a sfruttare la terra e alterare gli ecosistemi naturali (Ricordo che invece la permacoltura non altera gli ecosistemi naturali).  (10.000 anni fa);

- La cosiddetta civiltà, secondo la classica storia insegnata in Occidente, che è solito relegare tutto il resto (le culture “primitive” assieme ai dinosauri!) in un unico calderone chiamato preistoria. Questa corrente (fondata dal filosofo John Zerzan) è chiamata Primitivismo. (5.000 anni fa);

- La prima origine della cultura giudaico-cristiana (Occidente) e del suo esasperato antropocentrismo, dove la nostra specie viene considerata al di fuori e al di sopra del mondo naturale. (2-3.000 anni fa);

-  L’inizio della civiltà industriale, nata con l’affermarsi del pensiero di Cartesio-Bacone-Locke-Newton e altri, che ha diffuso ed esaltato il distacco spirito-materia accentuato l’antropocentrismo. (2-300 anni fa);    

  L’Ecologia Profonda si colloca nelle ultime due voci, dato che non vede l’intera specie umana come negativa e pericolosa, ma si oppone decisamente all’antropocentrismo e considera la mente immanente nella Natura (animismo-panteismo)Vede come indivisibili mente e materia, supportata anche dalla fisica quantistica e dalle notevoli similitudini con molte antiche filosofie dell’Oriente e di molti popoli nativi. Inquadra inoltre i processi in una visione sistemica-olistica, abbandonando la visione meccanicistica e lineare detta cartesiana-newtoniana, propria del sottofondo generale dell’Occidente attuale e che ha dato origine al pensiero industrialista-sviluppista, oggi di maggioranza.

I popoli nativi - Simbiosi e non allevamenti

  Come accennato, i popoli nativi, africani, asiatici, amerindiani, ma anche europei di un tempo, sapevano di essere integrati nel Mondo Naturale e lo manifestavano con i loro rituali e le loro “feste”. Leggiamo nel Manifesto dell’Ecospiritualità:

- Si propone lo studio delle antiche tradizioni per conoscere e mantenere un legame con le radici culturali dell'umanità che possono dare un significato di continuità e dare valori universali a ciascun individuo.

- Si propugna la salvaguardia dei diversi patrimoni culturali dei popoli nativi, ovvero i popoli naturali, e delle minoranze etniche del Pianeta.

  Per quanto riguarda il rifiuto dell’antropocentrismo, nello stesso Manifesto si legge:

- Crediamo nella posizione non dominante degli esseri umani nella natura, ma partecipativa nel rispetto delle altre forme di vita e dell'ambiente naturale.

- Si considera l'esistenza di una realtà globale in cui tutti gli esseri viventi e le cose si riconoscono come parte di un'unica esperienza che comprende sia l'ordinario quotidiano che una dimensione invisibile.

  Sugli allevamenti, soprattutto quelli intensivi, è evidente che sono da abolire, in quanto frutto di una visione antropocentrica e di sfruttamento. Si potrebbero accettare soltanto forme di simbiosi fra umani e altri esseri senzienti: in Natura ci sono forme di simbiosi fra specie anche molto diverse.

Qualche nota dalla scienza più recente

  In presenza di complessità, l’approccio da usare in qualunque problema dovrebbe essere quello sistemico-olistico, in cui si considera ogni processo sempre assieme a tutte le sue cause e conseguenze, tenendo conto che qualunque parte influisce su qualunque altra, che a sua volta interagisce di ritorno. Ovvero, le parti in realtà non esistono. In un sistema complesso, un problema non può essere risolto mediante scomposizione nelle sue componenti. L’usuale approccio analitico, o lineare (tipico del paradigma cartesiano-newtoniano) è fuorviante e può portare a gravi errori: infatti dopo un certo tempo, il sistema si trova in un punto detto di biforcazione-instabilità e/o comincia ad avere improvvisamente un andamento caotico. In ogni caso, dopo un tempo finito l’andamento diventa assolutamente imprevedibile anche in linea teorica. Oltre un certo grado di complessità di un sistema, si manifestano fenomeni mentali. Si tratta di studi piuttosto recenti (Prigogine, Bateson, Capra, Minati).   Quindi il Sistema Terrestre è anche una Mente, non necessariamente cosciente, come nella teoria di Gaia, formulata in forma completa dagli scienziati James Lovelock e Lynn Margulis. Resta comunque un’Entità complessiva, un Grande Inconscio o Inconscio Ecologico, forse con una forma di coscienza molto diversa dalla nostra. Nessun sottosistema, essendo in realtà “aperto”, cioè con qualche scambio con l’esterno, ha confini definiti con precisione: non esiste alcun ego, né alcuna entità completamente autonoma, come è noto da migliaia di anni a molte filosofie orientali.

  In sintesi: Le componenti vitali della Natura hanno un grado di complessità molto elevato (con conseguente presenza di mente), le opere della civiltà industriale hanno un grado di complessità molto basso (inerti).  

  Lo sviluppo economico consiste nel sostituire al mondo naturale, ricco di specie e di relazioni fra i viventi, un mondo completamente artificiale fatto di inerti e di poche specie degenerate. Consiste quindi nel “rifare il mondo”, che è il frutto di un processo di evoluzione durato alcuni miliardi di anni. Il mondo “artificiale” è però comunque legato al Sistema più grande, soprattutto attraverso la necessità di prelevare risorse e accumulare rifiuti, concetti sconosciuti nel Sistema naturale, che funziona per cicli chiusi. Quindi il sistema economico è incompatibile con il sistema più grande di cui fa parte: l’andamento di un sottosistema è sostenibile soltanto se non altera in modo apprezzabile il funzionamento (o la Vita) del Sistema più grande di cui fa parte. Le definizioni di sostenibilità che circolano nel nostro mondo sono antropocentriche (dicono di non nuocere alle generazioni future) e quindi errate.    

  Esiste uno studio molto valido che dimostra l’impossibilità di persistenza della civiltà industriale: è stato descritto nel libro di Pignatti e Trezza Assalto al pianeta (Bollati Boringhieri, 2000), che è passato sotto silenzio, anche se probabilmente non esistono pubblicazioni che ne contestino la validità. I due Autori non sono due fanatici “ambientalisti”, ma professori dell’Università “La Sapienza” di Roma. Intanto il clima si modifica velocemente, la biodiversità diminuisce vertiginosamente, l’atmosfera si altera pericolosamente, l’inquinamento è ovunque, le foreste scompaiono, i mari si svuotano di Vita e si riempiono di plastica, le specie si estinguono, gli Insetti diminuiscono, i pesticidi uccidono tutto, gli ecosistemi spariscono, la sofferenza aumenta, i cicli vitali della Terra si disarticolano, le malattie psichiche aumentano inesorabilmente. Ma gli industrialisti-sviluppisti continuano ad invocare “la crescita”. 

Del Manifesto dell’Ecospiritualità:

- Si propone una libera ricerca al di sopra delle parti allo scopo di sviluppare una cultura di nuova conoscenza che unisca scienza e spirito.
Si considera che la scienza e lo spirito non debbano essere ritenute due discipline di ricerca separate, in quanto entrambe si dedicano alla comprensione dello stesso fenomeno, cioè l'esistenza in tutte le sue manifestazioni, siano esse riconducibili all'intima essenza dell'uomo quanto alla vastità cosmica dell'universo.

- Si propone lo studio e la ricerca nell'ambito dei fenomeni naturali, allo scopo di comprendere la natura dell'esistenza.

Conclusioni  

  Da quanto sopra detto, si deduce che qualunque discorso al popolo dovrebbe iniziare più o meno in questo modo: "Abbiamo constatato che il modello culturale umano denominato civiltà industriale-tecnologica, nato due secoli fa nella cultura occidentale e basato sull'economia, è fallito perché è incompatibile con il funzionamento dell'Ecosfera, che è il Sistema più grande di cui facciamo parte. Vediamo come uscirne rendendo minima la sofferenza per tutti gli esseri senzienti".

  A qualcuno sembra impossibile vivere diversamente da oggi. Come noto, sono esistite sul Pianeta circa cinquemila culture umane: ben poche erano incompatibili con il Sistema Terra, la maggior parte potevano esistere a tempo indefinito all’interno del Sistema più grande. Purtroppo sono quasi completamente scomparse per l’invadenza della nostra civiltà e dei suoi valori. Tutto ciò non significa che dovremo vivere come una di queste ex-culture: significa però che è possibile vivere in modo compatibile con il Sistema Terra.

  La scienza che viene divulgata è quella adatta per salvare l’Occidente: separazioni ego-mondo, mente-materia, uomo-animali, teorie “realistiche” e “locali”. Tutto il resto viene ignorato o addirittura deriso: un secolo è passato invano. In un mondo dove sappiamo di essere animali, anche facilmente classificabili, dove incontriamo quotidianamente sincronicità junghiane, cioè coincidenze significative senza rapporti di causa-effetto, dove regna anche l’ordine implicato (Bohm), dove le manifestazioni dei campi morfici e della Mente Estesa sono frequenti (Sheldrake), dove i fenomeni non-locali sono pure frequenti e l’indeterminazione è ovunque (Heisenberg e Bohr) si continua ad andare avanti come se l’universale fosse una grande e “cieca” macchina, tuttal’più con l’optional del Grande Ingegnere. E trattiamo come “cose” gli altri esseri senzienti, che sappiamo essere soggetti alle emozioni, ai sentimenti e alla sofferenza. Ma il Complesso dei Viventi (il Grande Inconscio, la Terra) è molto più grande di tutti noi, anche se abbiamo superato il folle numero di otto miliardi di individui. Molte cose si sapevano già da lungo tempo, ma in altre culture umane (orientali e native). La superbia e la cecità dell’Occidente ci hanno impedito di conoscerle prima: tutto per salvare questo nostro mondo e le sue premesse.

  L’etica della Terra non è solo una posizione filosofica, è soprattutto una necessità per mantenere in vita e in salute l’Organismo cui apparteniamo, insieme alle altre specie, agli ecosistemi, all’atmosfera, al mare, ai fiumi, alle montagne.