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Fentanyl, la droga dei bambini e di Silicon Valley

di Roberto Pecchioli - 13/06/2023

Fentanyl, la droga dei bambini e di Silicon Valley

Fonte: EreticaMente

Non riusciamo più a indignarci e stupirci di nulla, se non ci tocca personalmente. Notizie tremende passano senza scuoterci, tanto meno stimolano una riflessione. Il problema delle droghe dilaga, aumentando costantemente il suo carico di lutti, devastazione personale, sociale, comunitaria, oltreché la potenza e la ricchezza di chi controlla il traffico di stupefacenti, i cosiddetti “cartelli”, ma soprattutto il livello sovrastante. Con il lessico di Marx, potremmo paragonare chi coltiva, raffina e distribuisce le droghe, le varie sottoculture che ne diffondono l’uso, alla sovrastruttura al servizio della struttura, cioè l’economia, la finanza, il livello più elevato del potere, le prove dei cui crimini sono nascoste nei paradisi fiscali.
Senza questo salto di qualità nel giudizio non si riesce a spiegare l’enorme portata del fenomeno, l’incapacità di debellarlo o contenerlo e la facilità con cui milioni di persone di ogni età, cultura e condizione cadono nel buco nero della dipendenza dall’ampia gamma di sostanze stupefacenti. L’ultimo spettro è il Fentanyl, un oppioide utilizzato originariamente nelle anestesie e nelle terapie analgesiche per i malati terminali.
Il preparato è una delle droghe più acquistate sul mercato clandestino nel dark web, l’inferno nascosto della rete. La materia prima proviene soprattutto dalla Cina. Negli Stati Uniti l’uso è schizzato alle stelle, favorito dal prezzo incredibilmente basso delle pasticche. Le morti per droga hanno superato nel 2021 il numero di 107 mila e sono in costante aumento. Si stima che nel settanta per cento dei casi la sostanza assassina sia il Fentanyl, diventato la principale causa di decesso tra i giovani. Un recente sequestro – 380 milioni di dosi – era potenzialmente in grado di uccidere l’intera popolazione americana. Il prodotto grezzo è importato in Messico, lavorato e successivamente trasferito sui mercati nordamericani dai cartelli di Sinaloa e Jalisco. Il Fentanyl è cinquanta volte più potente dell’eroina e cento volte della morfina. Negli Usa sono aumentate anche le morti causate da anfetamine, metanfetamine e da altri oppioidi semi-sintetici, spesso prescritti come antidolorifici.
Facile concludere che la nostra è una civilizzazione drogata. Da ogni punto di vista e innanzitutto nel significato più concreto del termine. Diciamola tutta: ogni potere ha interesse a dominare su masse incapaci di capire, reagire, porsi come antagoniste. Altrettanto, in ogni tempo l’uomo ha consumato prodotti che danno dipendenza, a cominciare da alcool e tabacco. Mai, tuttavia, si era arrivati a questi livelli. Senza dimenticare le guerre dell’oppio del XIX secolo, provocate in Cina dagli interessi britannici. Era infatti la Compagnia delle Indie Orientali – legata alla corona e alle élites imperiali – a detenere il monopolio dell’oppio. La cessione di Hong Kong fu una delle condizioni pretese dagli inglesi vincitori. In qualche misura, chi la fa l’aspetti.
Nell’Occidente degli ultimi sessant’anni, tuttavia, la questione della droga ha assunto molteplici risvolti. Il tempo libero e l’istruzione di massa sono pericolosi per il potere, poiché favoriscono il pensiero libero; l’ozio è anche il padre dei vizi e su questo gioca la sua sporca partita chi ha interesse a disumanizzare, abbrutire, distruggere spiritualmente, moralmente e fisicamente le generazioni. Negli anni Sessanta e Settanta del Novecento la sottocultura delle droghe sintetiche, l’acido lisergico, l’LSD con il mito del trip, il “viaggio” propiziato dalla dose, si presentò come liberazione, emancipazione dalle regole costrittive dei padri. Figure come Herbert Marcuse, Timothy Leary, la beat generation americana e molti musicisti pop e rock, hanno responsabilità immense. L’operazione di normalizzazione delle droghe fu ampiamente favorita dagli apparati riservati statunitensi, preoccupati dalla contestazione giovanile che metteva in questione i fondamenti del sistema. L’immaginazione non è andata al potere, popolo e oligarchie si sono saldate solo nelle dipendenze (ossia nei vizi) e le droghe chimiche si uniscono in un orrendo meticciato con le droghe culturali, visive e musicali, determinando la dipendenza di massa a luci, suoni, vibrazioni e ad altri stimoli artificiali che il potere conosce bene, e organizza per dominare non un popolo, ma una plebe degradata a gregge. Se nel passato si parlava di cultura decadente, oggi la decadenza è cultura dominante.
Nel caso del Fentanyl sgomenta che tante vittime siano ragazzini sotto i quindici anni e molti bambini. Due soli milligrammi, equivalenti a una decina di grani di sale fino, sono una dose letale. L’ultima moda è decorare le pillole come caramelle di vari colori e forme differenti, affinché sembrino meno pericolose e siano più attraenti per i bambini: lo chiamano Fentanyl arcobaleno. La platea dei consumatori, vastissima, è trasversale per età, reddito e cultura.
Silicon Valley, la zona della California in cui hanno sede i giganti tecnologici del mondo, è una Mecca per i trafficanti di Fentanyl. Da un lato, la ricchezza di dirigenti e tecnologi di punta, dall’altro tendopoli di drogati e senza casa: gli alloggi sono carissimi e sono molti gli addetti di fintech costretti a sistemazioni subumane. La contea di Santa Clara, da cui dipende Silicon Valley, ha dovuto dichiarare l’emergenza sanitaria. Le foto delle tendopoli in cui deambulano almeno diecimila sventurati il cui l’unico scopo è procurarsi le pillole mortali hanno raggiunto la grande stampa.
L’aumento dei prezzi delle case spinto dalla domanda dei dipendenti di Alphabet, Facebook e Apple genera nuovi senzatetto, poiché l’affitto medio richiede duemila quattrocento dollari al mese e il salario medio è di quindici dollari lordi orari. Plebe tecnologica al servizio dei padroni transumanisti di Fintech. Il numero crescente di dipendenti dal Fentanyl produce ondate di malattie mentali e di disturbi fisici. Distributori gratuiti di Narcan o naxolone, in grado di bloccare gli effetti degli oppioidi sul sistema respiratorio, sono installati nelle carceri, negli edifici giudiziari, nelle scuole, nelle università, negli ospedali e perfino in bar e ristoranti. Gli “esperti” raccomandano agli adolescenti che acquistano analgesici e droghe di procurarsi anche cerotti reattivi che permettono di rilevare se le pastiglie contengono Fentanyl.
Le vittime per droga in California raddoppiano annualmente dall’ introduzione massiccia della pasticca, insolitamente a buon mercato, sino a superare le morti in incidenti stradali e doppiare le vittime di omicidi. In una delle metropoli americane, Filadelfia, il quartiere di Kensington è ormai il ghetto di una folla enorme di drogati. Un coraggioso reporter documenta in rete da oltre un anno, senza commento, le immagini della vita quotidiana di quel girone dantesco nella potente nazione che afferma il proprio “destino manifesto” di guidare gli altri popoli della terra.
Può sembrare noioso e ripetitivo, ma ciò che le telecamere catturano sono immagini che mostrano l’effetto devastante degli oppioidi: migliaia di tossicodipendenti occupano i marciapiedi, alcuni già strafatti della droga appena acquistata, altri in attesa della dose. Kensington è l’emblema più esplicito dell’epidemia di oppioidi che sta devastando gli Usa e tracima nel “civilissimo” mondo occidentale. I video mostrano ogni sorta di corpi distrutti e menti totalmente devastate, in un ambiente urbano di sporcizia, degrado, promiscuità impressionanti. Tutto ha un denominatore comune: la dipendenza più estrema da una droga distruttiva. Il Fentanyl è solo l’ultimo capitolo di un degrado civile aumentato dopo l’irruzione sul mercato americano dell’Oxycontin (ossicodone) alla fine degli anni Novanta. Purdue Pharma, azienda farmaceutica di proprietà della famiglia Sackler, si è dichiarata colpevole nel 2020 di aver alimentato l’epidemia di oppioidi negli Stati Uniti dopo aver etichettato il suo farmaco di punta, l’Oxycontin dall’altissima concentrazione di oppio, come innocuo e aver assicurato che non induce dipendenza. Da quando il Fentanyl è entrato nelle strade e nelle scuole – perfino elementari – la situazione è peggiorata. La dose è venduta a due dollari o meno. L’overdose può scattare con mezza bustina da cinque dollari; pochi milligrammi possono essere fatali. Vite buttate per pochi spiccioli, in una società la cui unica reazione sembra essere la moltiplicazione dei ghetti e la distribuzione gratuita di precari antidoti. Nessuna vera campagna civile mette in guardia dall’uso di stupefacenti. Quante vite sarebbero salvate se i ricchi sedicenti filantropi (falsi amici dell’uomo, veri sociopatici) finanziassero la lotta alle dipendenze anziché le teorie gender, l’aborto universale e l’ideologia climatica? Se i padroni del mondo non lo fanno, anzi sono in prima linea nel cosiddetto antiproibizionismo, hanno certo i loro pessimi motivi. Sbalordisce che il pubblico non batta ciglio finché non è toccato personalmente dai drammi o il suo quartiere, la sua scuola, non sono invasi dal degrado. Quando non uccide, il Fentanyl – come le altre droghe – consuma il suo utilizzatore, di cui non resta che il vago ricordo di ciò che era, fisicamente e spiritualmente. Il naxolone, principio attivo del Narcan, mitiga alcuni effetti, ma non agisce certo sulle conseguenze a lungo termine, come il metadone per altre dipendenze. Ancor meno aggredisce le cause della distruzione – noi crediamo programmata – di un’altra generazione. È questa realtà che viene documentata a Kensington, con il solo audio ambientale. L’ immagine vale più di mille parole, ma nulla cambia, probabilmente perché “vuolsi così dove si puote ciò che si vuole.” E soprattutto, “più non dimandare”, ovvero taci e accetta tutto.
Sono sempre più numerosi i giovanissimi che si rivolgono ad applicazioni tipo Snapchat o TikTok per fare scorta di pillole di ogni tipo, spesso tagliate con il Fentanyl. Il mercato della droga si è democratizzato: bassi prezzi, la capacità di raggiungere ogni fascia della popolazione sino ai bambini, in coincidenza con l’abbassamento della guardia delle istituzioni, della società “civile” e di quel che resta delle famiglie. Il resto lo fa una macchina propagandistica gigantesca che avvia le masse al consumo, al desiderio di prestazioni sempre più elevate, all’obbligo di trasgressione, diventato routine distruttiva. La cocaina permette a chi svolge professioni stressanti o faticose, con orari pesanti, di reggere le aspettative, le performances richieste dal mercato sovrano. Le pasticche, unite all’alcool e ad altri intrugli, diventano altresì, per imitazione, il complemento delle serate giovanili (e non solo) la chiave con la quale si superano inibizioni e limiti. Limiti: i grandi nemici dell’homo sapiens postmoderno in via di decivilizzazione.
Generazioni sballate, prigioniere di dipendenze, in cerca di paradisi artificiali poiché fuggono, confusamente e spesso inconsapevolmente gli inferni reali che vivono: perdita di significato della vita, timore di “non essere all’altezza”, colpevolizzazione di sé per le sconfitte e le insufficienze della vita, smarrimento di senso, assenza di scopi. Le droghe fanno star bene, almeno all’inizio. Permettono, in molti ambienti, di essere “come gli altri”. Assurdamente, il loro uso non connota più una ribellione, ma un conformismo autolesionista.
Non era questo, crediamo, il mondo immaginato dai ribelli dell’altro ieri. Purtroppo, hanno perso su tutta la linea proprio in quanto hanno vinto: la società spappolata, tossica, ansiosa, impaurita, consumata che sperimentiamo, è figlia loro. Ribelli immaginari consumatori di se stessi, manipolati dal capitalismo fattosi postborghese e antiborghese, schiavi di una falsa libertà. Saremo malvagi, ma, esclusi bambini e adolescenti, non riusciamo a soffrire per le vittime delle droghe: che lo sappiano o no, la loro è una fuga verso il basso, non verso l’oltre. Non c’è nulla di buono che possa offrire la droga che non sappia dare la vita.